Dieci anni fa era ancora facile ricordare cosa significasse vivere tranquillamente, con qualcuno che si prendesse cura di me. Avevo solo quindici anni, la mia vita era cambiata da appena due mesi e dovevo prendermi cura da sola della mia famiglia, i miei draghi. Sono cresciuta insieme a loro ed a mio padre; lui era il migliore che fosse mai esistito, diceva che appena fossi stata forte abbastanza mi avrebbe detto a cosa ero destinata. Mi raccontava sempre che il mio sangue era speciale, che era un miscuglio di drago e umano, solo più avanti, lavorando e studiando, ho scoperto che esiste un termine per quelli come me: Dragonide.
Tutta la felicità finì quando conobbi mia madre, Easter, si era presentata a casa nostra con un sorriso disgustoso, non l'avevo mai conosciuta, si era avvicinata a me abbracciandomi, però poche ore dopo un uomo aveva ucciso mio padre. Non ho visto nulla perché quella brutta strega mi teneva gli occhi chiusi, quel giorno ho anche conosciuto mia sorella, Karen, che ormai è diventata la mia più grande nemesi.
In ogni caso quel giorno mi svegliai e mi alzai a fatica, appena in piedi salutai i draghi più giovani e cercai qualcosa da cuocere per fare colazione. Presi un pezzo della poca carne rimasta e la arrostii sul fuoco vivo, dividendola con un cucciolo. Dopo aver fatto colazione mi diedi una sistemata, mi vestii, legai i miei lunghi capelli neri in una semplice coda bassa e nascosi i miei occhi vermigli con delle lenti a contatto marroni; mi armai con arco e frecce e uscii di casa. Vivere con dei draghi significa andare a caccia almeno una volta a settimana e sicuramente non sarei andata da sola. I draghi più grandi mi vedevano come un cucciolo da addestrare e venivano con me.
Di solito le sessioni di caccia duravano fino al primo pomeriggio, quel giorno invece solo fino a mezzogiorno. Ebbi tutto il tempo di dividere e far frollare la carne, appendendola al soffitto. Iniziai a cucinare i pezzi più grandi delle prede prese e distribuii il tutto in modo equo, almeno i draghi erano a posto per qualche giorno.
Per un paio d'ore mi dedicai a sistemare la nostra dimora, composta da tre ambienti principali: uno sotterraneo dove conservo il cibo anche tutt'ora; a livello del terreno dove conservo le armi e i draghi vivono tranquillamente e uno superiore dove io dormo di solito e dove è anche presente il bagno. Verso le tre del pomeriggio, mentre pulivo l'esterno della casa, un soldato mi consegnò una pergamena.
Dalla morte di mio padre mi sono arruolata nel dipartimento speciale del esercito, per racimolare qualche moneta d'oro in caso di necessità. Mi costruivo da sola le mie armi, arrivando ad un arsenale complessivo di tre coltelli dalle abilità speciali: uno che grazie al veleno di cui la lama era pregna riusciva a corrodere in pochi secondi la carne umana; uno che riusciva a far addormentare i miei nemici grazie ad un potente sonnifero contenuto nel fodero ed infine un pugnale semplice da combattimento. Tutte le mie armi, tranne una pistola comprata al villaggio, sono ricavate da denti e veleni dei miei draghi.
Presi la pergamena e la lessi più volte, descriveva un caso semplice che poteva essere completato in giornata. Il sistema di una prigione era fallito e un serial killer era riuscito a fuggire. Non sarebbe stato un problema rintracciarlo e ucciderlo una volta del tutto.
Dissi al soldato, rimasto davanti a me senza muovere un muscolo, che sarebbe dovuto andare a riferire che avrei preso in carica il caso e che entro la sera sarebbe stato risolto. Dopo che il soldato si dileguò fischiai chiamando Panlong, un drago che di solito mi aiuta a viaggiare velocemente.
Arrivata sul luogo iniziai a cercare il criminale, tenevo stretto tra le mani il mio pugnale da combattimento pronta ad agire. Però dopo un quarto d'ora di ricerche non riuscivo ancora a trovare alcuna traccia del malvivente. All'improvviso cadde davanti a me un cadavere, corrispondeva alla descrizione del killer nella pergamena. Sul suo volto privo di vita era stato inciso con un coltello il mio nome: "Rogue".
Subito alzai lo sguardo, cercando chi potesse aver preso la vita della mia preda, prendendosi gioco di me. Vidi un ombra a pochi alberi da me, ella si rivelò essere Karen quando atterrò perpendicolarmente al terreno. Non mi ero mai scontrata con lei, di solito erano i mercenari a rubarci gli incarichi per conto di altri criminali quindi di logica una dodicenne come lei poteva farne parte.
Vederla accese un fuoco dentro di me, lei è la figlia del uomo che uccise il mio eroe e non ha mai provato ad andare d'accordo con me. Io di conto mio l'ho presa subito negativamente e da ciò si è sviluppata la nostra rivalità.
Impugnai il mio coltello più saldamente possibile, iniziando a correre contro la ragazzina davanti a me. Lei però con freddezza ghiacciale riuscì non solo ad evitarmi ma anche a buttarmi a terra, poggiando un piede sulla mia schiena, iniziando a fare pressione per tenermi fissa per terra.
Lei iniziò a ridere, odio quella risata raggelante e qualsiasi cosa di quella ragazza, era riuscita a sovrastarmi solo grazie alla mia rabbia, ma non fu tutto. Fece cadere a terra un sacco di liuta e iniziò a parlare di taglie su alcuni draghi e che il contenuto della borsa le avrebbe fruttato molte ricchezze. Sentii la curiosità invadermi la mente e aprii il sacco nonostante la puzza di sangue proveniente da esso.
Ciò che vi trovai fu disarmante, feci cadere la mia arma per terra e richiusi il sacco con le lacrime agli occhi. Il mio drago, il drago che mi portò fin lì e che conoscevo fin da bambina. Ne trovai solo la testa e la sola visione di quella mi fece rimettere il pranzo, poi nulla. Il buio.
Quando mi svegliai ero bloccata a terra da una spada conficcata nella mia spalla, che estrassi molto facilmente. Riuscii a medicarmi la ferita strappando gran parte della maglietta che usavo da giovane e utilizzandone i resti come bende. Almeno avevo la mia mantellina di pelle di drago ignifuga che mi copriva.
Riuscii a tornare a casa solo grazie alla mia forza di volontà ed a uno dei miei fidati draghi. Quando tutto è iniziato avevo venticinque anni e da quello scontro portai con rammarico una cicatrice che mi attraversa tutta la spalla. Superai la morte di mio padre ma il rancore che provavo per Easter e Karen non cessò mai. Non ho mai più riposto fiducia in nessuno se non nei draghi.
Almeno fino a quel giorno.
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THE FIRE EMBLEM
FantasyRogue, una donna dai forti ideali, affronta ciò che più la terrorizza, un viaggio con più persone. Dove la porterà questo? Riuscirà a fare i conti con la sua vita e i suoi problemi? Stiamo a vedere.