Memorie Di Una Geisha

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Tranquilli, sono ancora viva. E oggi sono nel mood giapponese, perciò vi proprongo un film di regia Rob Marshall, ispirato all'omonimo libro e bestseller di Arthur Golden, Memorie di una geisha.
Prima di tutto, come La-Socia ha giustamente precisato, questo film parla del mizuage, la vendita di verginità delle geishe - che è l'eccezione e non la regola: alle geishe, innanzitutto, era proibito sposarsi o prostituirsi; in secondo luogo, dal 1956 la prostituzione è vietata dalla legge giapponese.
Le "prostitute d'alto borgo" erano le oiran, non le geishe.

Le geishe, da non confondere con le yujo (le prostitute), erano donne - in epoca Tokugawa (1603-1867), talvolta anche uomini chiamati otoko - che venivano educate nelle arti del conversare, della danza e del servire il tè (in alcune culture orientali servire il tè era un atto molto importante), che fungevano da entraîneuse (intrattenevano gli ospiti durante cerimonie, feste, banchetti ecc.)

La cosa bella è che queste ragazze avevano l'opportunità di studiare - per essere una geisha e saper conversare in maniera raffinata era fondamentale essere istruite.
L'apprendista geisha - la maiko - era sottoposta a un periodo di apprendistato più o meno lungo, dipende dall'età in cui si e entrati alla scuola (una ragazza che fin dall'infanzia era sotto la protezione della "direttrice" - che sua volta era stata geisha - della scuola per geishe aveva un addestramento più lungo, mentre una donna tra i 20 e i 23 anni aveva un periodo più breve).

Il nome geisha significa "artista" e il suo nome varia da regione (giapponese) a regione. In alcune parti era chiamata geiko, in altre il più conosciuto geisha, in altre ancora geigi.

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