Fuoco e fiamme

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Capita, capita sempre, sempre ad ogni angolo, sempre quando ne avevi abbastanza, sempre quando eri così vuoto, del tutto evaporato, con un tocco di alone sul fondo come quando eri consumato e mai, mai accade per caso, mai un giorno a caso, sempre lo stesso, anno dopo anno, ma questa volta capita preciso come una freccia di Robin Hood e così anche un masochista, narcisista, menefreghista, bastardo, cinico e senza speranza può cullarsi in qualcosa che vale la pena vivere.
Capita una sbandata per strada e, ho sterzato di brutto.
Quanto era bella, incredibilmente bella, francese, di Strasburgo, un infermiera. Doveva curare qualcosa, ha aggiustato dei cocci ma rotto altri.
Mi ha toccato la mano, l'ha stretta e come se l'ha fatto, mi ha bloccato i palmi quasi a calcolare i battiti. L'ha fatto oggi però mentre baciava un altro, ma oggi non conta, l'importante è stato ieri:
"Era vestita di bianco, un vestito bianco, sorseggiava qualcosa, forse un rum e ballava come se trasportata dal vento: un angelo. L'ho presa, ho iniziato a ballarci, uno sguardo, due occhi intensi e la mia mano sui suoi fianchi. Un altro sguardo la sua gamba tra le mie, la mia tra le sue, un ancheggiare un po scoordinato, un ballo che si muta in passione e desiderio di sesso estremo. E li il primo "No". Un uomo determinato si arrende quando ormai oltre ai mezzi ha perso anche le mani. Di mani ne avevo ancora due, di mezzi altrettanti e, addirittura, due teste, una migliore dell'altra.
Due passi, stesso posto, mattonelle diverse, sempre quel sorriso accecante e quel cocktail nella mano destra. Esistono istinti che spingono a fare ad un uomo cose folli e tra i più forti c'è di sicuro quello sessuale: muove i pianeti, fa cadere stelle e fa bere lava. Così mi sono fiondato, di nuovo, in una mano forte la sigaretta tra le dita e nell'altra la sua, ancora gamba tra le gambe. Finita la sigaretta l'altra mano si è lanciata sui suoi fianchi. Lei ha posato il bicchiere, ha preso la mia mano, l'ha portata sul suo fondoschiena: tondo come un calice, divino a tratti, un giusto mix di erezione e immaginazione. Ho preso i suoi capelli, li ho portati dietro l'orecchio, uno sguardo nei suoi occhi, tra gli occhiali, un bacio, poi due, tre, quattro, cinque forse, la mia lingua ha esplorato il suo palato, con l'attenzione di un formichiere, così come la mia mano era ancora li, sul suo culo. Un nuovo sguardo, ancora più intenso stavolta, un altro sorriso ed eccomi scollato dal suo viso, con entrambe le mani li, su quel pianeta tondo, perfetto, pronte a sollevarla in cielo anche se per pochi secondi, quelli che bastavano per baciarla il collo e i seni.
Quando la fantasia riesce a competere col sesso significa che ritorna un po' di magia, ma si sa: essere sazi adesso è come dire basta ad un piatto unico e, non è per niente educato. Stretta, avvinghiata a me, non ha fatto altro che spianarmi la strada verso i suoi seni, non grandi anzi, ma un paio di tette ti chiama sempre. Non è mai finita quando lei c'è ancora e ci ho provato fino allo stremo.
Eh...si, sono stato inconcludente, stavolta devo ammetterlo, non ho dosato la paura con l'essere idiota e mi sono tirato indietro, il traguardo era dietro l'angolo.
Non sarà riuscito a baciarle entrambe le labbra, non sarò riuscito a far gioire entrambe le teste e, non sono nemmeno riuscito a rubarmi tutto il suo odore ma, lei, è riuscita in tutto: mi ha annaffiato la speranza, la voglia di un addio, mi ha dato una sbandata decisa, un bel paio di occhiali."

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