Estate 1957

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Ho omesso particolari che era meglio evitare per rendere queste pagine meno sporche di quello che realmente le ha rese sudicie in questi anni, pensando anche, che forse, più che macchie per me rimangono medaglie.

Quest'altra storia non ha per niente novità per chi come me ha cercato dovunque di rendere la sua anima sporca e la sua carne felice.

"Era il luglio del 1957, era in un villaggio estivo e tutto si colorava di bikini colorati, culi sodi ed erezioni giustificate. Volevo riuscire in quello che nessuno prima di me era riuscito: farmi la proprietaria di quel villaggio che, tra l'altro, era bellissima e più pudica di un frate.

Purtroppo, però, né questa storia né un'altra riguarderà lei visto che non solo ci riuscii ma me ne innamorai anche, piccola défaillance di percorso.

La ragazza che ha reso felice il mio secondo cervello, quello buono, era carina per quanto ricordi e aveva il nome di un fiore lo stesso che aveva tatuato sulla caviglia. Le parlai per pochi minuti giusto il tempo d'imbrogliarla e farla cadere nella morsa delle parole che, alla fin fine, volevano solo dirle che sarebbe diventata un'altra ospite delle mie mutande. Dopo un ballo ci catapultammo nel buio che ti regala una spiaggia di notte e tra il suono di un onda che s'infrangeva sugli scogli e un'altra che batteva la sabbia mi ritrovai il palmo della sua mano nei miei jeans, tanto che quella sera mi sentii perso nella sua malizia più che padrone della mia voglia. Ricordo che tirava molto vento ma, per fortuna, la mia mano sapeva bene dove scaldarsi e ,quasi comicamente, la mia mano, che altro non faceva che riscaldarsi, la rese in quell'instante eccitata al punto da farla urlare. Non durammo molto, la mia esperienza non lo permise per molto, ma quella notte fu l'unica notte che la vidi e per mantenere il mio ricordo integro feci in modo di non incontrarla mai più, tanto che andai lontano 200 km circa la notte stessa."

Purtroppo ogni storia non ha un bel finale anzi spesso alcune s'accomunano una fine simile alle precedenti.

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