Sono passati cinque anni dal giorno in cui Giovanni è partito,sono passati dal giorno in cui la mia vita è cambiata. Ho amato Giovanni,sin dal primo giorno, ma non avrei mai retto una relazione a distanza,così,dopo due mesi fatti di sms e lettere,ruppi. In quel momento della mia vita,avevo 23 anni,lavoravo ancora in quella casa editrice e facevo il terzo anno della facoltà di beni culturali a Bologna. Le mie amiche erano sempre le stesse;alcune erano rimaste a Catania,altre erano in giro per il mondo. In quegli anni ho avuto alcune storie ma nessuna seria;ero sempre la solita:militante e anarchica. Era forse Novembre del '90 ed io dovetti andare a Firenze per una conferenza su un nuovo libro di Eco;ovviamente mi era passato per la mente ma non sapevo nemmeno se lui continuasse a studiare li. Andai alla riunione e c'era moltissima gente,Umberto Eco presentava ,in anteprima, un libro che sarebbe uscita dopo un paio di anni: "La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea". Eco,dichiarandosi d'accordo,chiese alle persone presenti cosa pensassimo dell'esperanto,della formazione di un secondo linguaggio internazionale che possa dare al popolo comprensione e pace,una lingua dell'umanità e non di un popolo specifico. La sala si divide in due parti: da un lato, i conservatori,fieri di quello che fu l'italiano,lingua stimata da tutti e della quale si servirono alcuni tra i migliori autori,si dichiaravano contrari;dall'altro i rivoluzionari che dicevano tutto il contrario (non specifico nemmeno da che parte stavo).Ad un tratto la discussione si fece accesa e intervenne un 'alta signora aristocratica di mezza età,disse:"Come potrei mai parlare la stessa lingua degli schiavi,di coloro che hanno inventato il blues. Parlare la stessa lingua di chi, mentre noi avevamo Dante e Cecco Angiolieri ,costruivano villaggi con la paglia?",cominciai la mia frase di risposta quando un maleducato mi interrompe. Il maleducato, che non avevo identificato,perché sono troppo bassa,disse:"Non è intelligente né funzionale giudicare ciò che non si conosce,è un segno di maturità,invece,cogliere l'occasione per comprendere. Siamo tutti stranieri di questo mondo e vorrei chiudere gli occhi dimenticandomi di questa stupida,noiosa,arrogante razza umana che accomuna me e gente come lei.",ero veramente basita dalle parole che avevo appena sentito,era come se qualcuno mi avesse letto la mente e avesse voluto dirle al mio posto. Mi alzai dalla mia sedia ,che era infondo la sala, e lo vidi,il mio alter ego che mi era tanto mancato. Ci guardammo intensamente e prendemmo in giro il destino che ci fece incontrare di nuovo. Alla fine della conferenza,prendemmo un caffè in un piccolo bar alternativo in cui mi portò: i tavoli erano piccoli,le pareti tappezzate di poster del fatidico '68 e foto di Che Guevara,l'odore di marijuana c'era e la voglia matta di raccontarci tutto sui cinque anni passati anche. In quelle che furono le 4 ore successive,mi ritornarono in mente moltissimi ricordi su quanto stessi bene con lui. Mi pregò di rimanere a casa sua per la notte ma decisi di tonare a Bologna;mi accompagnò alla stazione dei treni e ci salutammo con la promessa che ci saremmo rivisti presto. Passarono circa tre mesi da quell' incontro ed io tornai alla mia vita;verso l'inizio di Marzo tornai a Firenze,non lo cercai perché dovevo andare ad un inaugurazione della nuova libreria che aveva aperto un'amica, conosciuta all 'università,e non mi sarei trattenuta molto,anzi avevo l'intenzione di tornare la sera stessa a Bologna. Andai in quella libreria e scoprì che Io e Giovanni avessimo quest'amica in comune: lui ci rimase molto male del fatto che non lo avessi cercato ma me ne feci una ragione. La serata,a ritmo di musica Bretone, si stava facendo noiosa, quando lui mi disse:"Dai,scappiamo da questo mortorio,ti porto a ballare musica brasiliana,lascia stare gli inglesi,i cassoni,non fanno per noi, che siamo nati e cresciuti a Catania",così facemmo:mi levai le scarpe,ballai e sognai tutta la notte,accanto alla persona che più mi aveva fatto sentire viva nella mia vita. Alla fine di quella serata,che sembrò essere passata in un batter di ciglia,mi portò in un posto inaspettato: Forte dei Marmi. Lo spettacolo del mare,soprattutto d'inverno fa sempre una profonda impressione. Esso è l'immagine di quell'infinito che attira senza posa il pensiero, e nel quale senza posa il pensiero va a perdersi. Ci sedemmo vicini ,tanto da sentire il suo cuore battere,e rimanemmo in silenzio. Gli chiesi se lui ricordasse il nostro primo sguardo e lui mi disse di non averlo mai scordato,ci baciammo e il resto,che non dirò,rimane tra noi e il mare. Ho sempre amato chi mi sfida,chi è in grado di tenermi testa,chi non cede,chi mi colpisce i primi 5 minuti di conversazione. Non mi piacciono le cose facili,le persone facili, le parole facili. Non c'è nulla di più attraente di una persona contorta e di un discorso intrigante. Ho sempre amato Giovanni. Ora non saprei dire l'ora,il luogo,lo sguardo o le parole che segnarono l'inizio:accadde tutto troppo tempo fa. Comunque,mi trovai nel mezzo di una relazione seria e duratura, prima di sapere come fosse cominciata.
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Good Times
RomanceMarta,vecchia e nostalgica,racconta alcuni periodi della sua vita,dei suoi amori adolescenziali che l'hanno cambiata e forse migliorata,delle sue amiche e della sua terra.