All'origine di me

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                                                                CAPITOLO 1

La ragazza che vedo riflessa nello specchio mi somiglia: ha i miei occhi celesti e i riccioli ribelli che poco si conciliano con la mia personalità tranquilla, indugio sull’enorme cappello a punta che svetta sul mio capo, non sono più quella di prima. La mezzanotte è scoccata da qualche secondo e questo fa di me una strega. Già sono una strega o almeno si suppone che lo sia.

“E’ bellissimo Margot!” esclama Doroty cingendomi le spalle, la sua voce sta cambiando, non è più quella della bimba che saltava la corda, bensì quella di una giovane signorina.

“Cos’è questo?” chiedo notando una sfumatura azzurra sulle sue unghie: da quando la mamma le permette di smaltarsi le dita?

Sorride con il suo sorrisetto sbieco da birichina “E’ smalto, Curiosona, mamma dice che per un’occasione speciale come questa posso sfoggiarlo!”

Torno all’improvviso a fissarmi: il grande cappello plumbeo mi dona, forse; non riesco a non smettere di pensare che da oggi dovrò portarlo ogni giorno.

“Un’occasione speciale…” mi ripeto, eppure lo vedo solo come l’inizio di un incubo, da oggi la mia vita sarà una corsa continua contro il tempo, contro la mia natura.

Doroty è così distesa, lei non sa, non sa che in me non si è mai manifestato un briciolo di magia, la mamma dice che accadrà, ma riesco a vedere sul suo viso una ruga di preoccupazione. La mia fortuna è quella di appartenere ad una famiglia di grande fama e tradizione, molti maghi smanierebbero per imparentarsi con i Windrider, tuttavia l’idea di essere venduta per il mio buon nome non mi piace affatto. E’ quello che accade a chi come me non mostra una particolare dote e neppure un’innata bellezza.

Non sono brutta, ma nemmeno bella quanto Cilia o Giselle, loro sono state corteggiate ancor prima di ricevere il Cappello: avere capelli del colore della lavanda ed occhi blu è una delle chiavi per il successo: sono tratti rari e sono i più apprezzati perché sono gli stessi della Prima Regina. In quanto al mio lato magico ne parlo poco. Nel Regno ognuno di noi possiede una dote particolare, ce ne sono di utili, di potenti, di protettive e alcune alquanto svalutate, ma tutto è meglio della situazione in cui mi trovo: lo Stallo.

Con questo termine si indica il periodo in cui nessuna magia si manifesta, è comune nei bambini, ma solitamente termina intorno ai dodici, tredici anni, l’età di mia sorella per intenderci; io sono un caso eccezionale, mio padre mi ha proibito di parlarne con gli altri “Non c’è bisogno che tutti vengano a saperlo, nessuno ti obbliga a manifestare la tua dote apertamente per ora…” ripete ogni volta, peccato che il <<per ora>> non basti più. Le parole della balia mi rimbombano nelle orecchie “ La Notte delle Stelle ognuna di voi svelerà chi è davvero…” Ada si riferisce alla cerimonia di manifestazione che si tiene ogni anno nel momento in cui le stelle piovono al cielo, quel giorno tutte le ragazze nubili che hanno compiuto diciassette anni devono mostrare le loro capacità. Sbuffo: l’unico modo per evitarlo è trovare marito prima di allora; sono disgustata all’idea che tutto ciò venga fatto solo per accasare noi ragazze, eppure è la regola: nessuna può restare sola; e ovviamente l’aspirazione di tutte dovrebbe essere trovare un buon partito. L’amore è relativo, non che io abbia mai avuto occasione di provarlo. Un’altra delle regole del Codice Lunare impedisce qualunque tipo di rapporto tra maschi e femmine se non puramente formale dal compimento degli otto anni. Posso comprare il pane dal panettiere, posso ricevere la posta dal corriere, ma non mi è permesso nemmeno averli come amici. I miei genitori dicono che serve per evitare che i sentimenti prevalgano sulla ragione: certo un matrimonio tra una giovane del mio ceto ed un Serviente sarebbe impensabile.

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