Parte senza titolo 8

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                        CAPITOLO  26

  

Non ci ho messo molto a capire come funzionano le cose qui: ci alziamo alle sei e mezza del mattino, assistiamo alla funzione religiosa nella grande chiesa interna al convento, seguono tre ore di lezioni teoriche, suor Giuditta e Suor Carola ci insegnano lettere, matematica, ci fanno conoscere il mondo e le arti, ma la mia materia preferita è la storia, lo studio del passato, un passato per me sconosciuto e a dir poco affascinante. Sono brava, secondo loro ho un gran potenziale, forse per questo mi hanno incaricata di seguire le bambine più piccole durante le lezioni di recupero del tardo pomeriggio. Dalle undici alla mezza si svolgono dei lavori pratici che variano da un giorno all’altro e che, noi ragazze, ci alterniamo nell’arco della settimana: un gruppo ricama, un altro lavora nell’orto, un altro si occupa degli animali, impara a cucinare, dipinge e non solo. Non ci va un genio per capire che prediligo le attività all’aperto. Il giardino del convento è meraviglioso, così ricco di piante e fiori, allegro e profumato. Il dettaglio che amo di più è il piccolo pozzo in pietra circondato da fiori di lillà; nel tempo libero ci vado spesso per pensare, per sentirmi un po’ a casa, tuttavia questo posto non è Garden, non ci sono la mamma, papà, Doroty e nemmeno Seb. Sono sola, o meglio sono circondata da ragazze un po’ sperdute come me; la maggior parte sono cordiali; passo molto tempo con Rebecca e ho imparato ad apprezzare e rispettare la riservatezza della nostra compagna di stanza soprannominata “ la borghese”. A me non sembra antipatica, ma sarei pronta a giurare che si senta imprigionata, infelice. Conosco quella sensazione, gliela leggo in viso, forse è per questo che ho deciso di fare un passo verso di lei, le altre la evitano, in un certo senso hanno timore di lei, la credono troppo diversa da loro, tuttavia penso che sia più simile a me di quanto non paia.

La osservo ciondolare i piedi seduta sul materasso mentre sfoglia un libro, faccio un bel respiro “E’ un bel libro?” le chiedo; all’inizio non stacca le pupille dal foglio ingiallito, poi realizza che siamo sole in stanza e che la domanda è rivolta a lei.

Arrossisce “Sì…” risponde con voce flebile cercando di evitare di indugiare gli occhi verdi su di me

“Leggi molto..” constato

Annuisce

“Sei sempre così silenziosa?”

Si morde le labbra

“Non è un commento negativo…” la rassicuro

“Non ho sollevato gran simpatia qui..” dice con rammarico. Lo sapevo: tutti la credono smorfiosa, invece è solo timida ed insicura.

“sono solo intimorite, ti vedono diversa da loro…”

“Tu no?”

“Io vedo una mia coetanea costretta a stare sempre sola, in un posto che non credo le piaccia molto..” rispondo

Si aggiusta una ciocca di capelli “Sei davvero perspicace, ma hai ragione…”

“Avresti bisogno di un’amica” le suggerisco

Finalmente alza lo sguardo su di me “E tu vorresti esserlo?”

Tendo la mano: ormai ho capito che questo è il modo che usano qui per presentarsi “Sono Margot”

“Olivia”

“Posso vedere cosa leggi?”

Mi porge il romanzo, è una storia avventurosa, mi ricorda me stessa sempre a rifugiarmi nelle letture per fuggire lontano.

“Posso chiederti cosa ti porta qui?”

Non risponde subito

“Ho sentito che sei una novizia vera..” le sorrido

All'origine di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora