Prima

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In quel mondo, uno fra tanti, ma uno tra pochi vi sono molte città, ma io vi parlerò delle mie.

La Prima, città del pensiero, villaggio della mente e santuario della voce che solo tutti odono, tra i flutti di mille o più guglie altissime si scorge una piccola casa, che sembra un filo d'erba, tra quelle lance dorate di creazione millenaria, essa è la casa del re, che della sua mente è il padrone, e questo basta a renderlo sovrano, che egli non scorge cosa che lo turbi, e tutti sanno dove trovarlo, perché tutti lo sentono pensare.
Egli siede su un trono che sembra solo sognato e nella sala aleggia ora un vento di bora ora la calma piatta del mare nelle notti senza sogni, ed entrando dalle piccole porte della sua casa, chiunque può scorgere un lungo mantello magenta, fatto di mille e più petali di rosa che mai sfioriscono che adorna le forti spalle del re.
Dalle ampie vetrate delle sue mura si scorgono le vie piene di vita della città e il re osserverà i suoi interlocutori senza parlare, sì che dai suoi gesti chiunque capisce il suo pensiero, come se egli stesso fosse la voce che sussurra le idee.

Gli abitanti di Prima vivono in una landa desolata quando vengono attaccati, non c'è sostentamento intorno a loro, così che chiunque voglia prendere la città non possa che arrivare stremato alle sue porte amaranto.

Essi vivono sulle rive tranquille di un lago la cui bellezza è narrata dai cantori, quando la pace regna e i primi barlumi di pensiero la vengono a visitare e allora le barche di ogni città e ogni dove giungono a Prima per la pesca e un bagno fresco, soprattutto quelle dei balariani, di cui vi parlerò tra poco.

Gli abitanti passeggiano nel bosco che abbraccia la città, quando è stagione di raccolta e colgono dai rami enormi frutti tutti uguali ma dai colori ogni volta diversi e sono circondati da tulipani e intrecci di girasoli che si abbracciano l'un l'altro poiché non hanno bisogno di seguire il sole.

Quando le nubi si addensano sopra la città e il profumo della pioggia viaggia per la valle, enormi porticati si staccano dalle lance dorate, come fossero parte una, e senza udire alcun rumore si poggiano a terra. Sotto questi si accendono luci, lanterne di lucciole pagate per il servizio, che rischiarano tavolate imbandite a festa e locande dove si può bere il miglior sidro delle tradizioni perché la pioggia inattesa unisce gli abitanti sotto i portici ed essi diventano luogo di festa.

Prima dunque assume infinite forme, narrar di ognuna è impossibile, anche perché non esiste uomo che le abbia viste tutte.

Dunque chiederete qual'era il vero volto della città, ebbene erano tutti e nessuno, poiché la mente crea la materia, e di materia vera si tratta, gli abitanti di Prima pensano a leggende e meraviglie, le narrano e le realizzano meditando insieme ogni giorno, un piccolo mattone della loro coscienza si unisce ed essi se ne compiacciono.

Tornerò a parlarvi di Prima, ma in un altro luogo.

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