XI

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L'atterraggio fu più brusco del solito, Jiustius si era dimenticato di quanto fosse difficile ritornare sulla terra.

Quando il suo corpo celeste si scontrò con il suolo comprese un dettaglio importante. Si rese conto che fu il momento peggiore per poter arrivare.

Purtroppo era atterrato di fronte ad un villaggio ma la notte riuscì a far vedere bene il suo bagliore. Così gli abitanti diedero l'allarme pensando che i soldati stessero arrivando.

Jiustius decise di nascondersi tra i cespugli, ma fu troppo tardi, un cane iniziò ad abbaiare all'impazzata ringhiando verso la sua posizione.

«Da questa parte!» gridarono degli uomini in latino.

L'angelo vide le torce iniziare ad avvicinarsi, così uscì allo scoperto non sapendo cosa fare rimase immobile insieme alle mani in avanti.

«L'abbiamo trovato!» esclamò uno di loro, facendo segno ai suoi compagni di venire in quella direzione.

«Presto sbrigatevi!» arrivarono una decina di uomini muniti di torce e lance.

Uno di essi possedeva addirittura una spada, rubata forse a qualche soldato romano ormai morto.

«Chi siete! E chi vi manda?!»

In quel momento il ragazzo non avrebbe potuto spiegare il motivo del suo essere lì, ma sapeva che doveva assolutamente rimanere nei paraggi di quel villaggio.

«Sono in viaggio per raggiungere Roma»

«E cosa ci fate qui vicino al nostro villaggio?» esordì ancor più duramente l'uomo con la barba il quale si era avvicinato nuovamente mostrando le sue vesti sporche e i piedi neri, macchiati dal fango.

«Sono passato di qui perchè speravo di poter trovare qualcosa da mangiare e un posto comodo dove dormire»

L'uomo non rispose, era diffidente del ragazzo, gli stranieri che si dirigevano a Roma erano frequenti ma solitamente non chiedevano un posto per dormire e ripararsi.

L'ultimo a cui avevano offerto un ristoro per la notte aveva cercato di incendiare crudelmente il loro villaggio, da quel momento gli stranieri erano stati proibiti.

«Prendetelo! Dopo quello che è successo non mi fido più degli estranei»

«No vi prego!» ma gli altri non gli diedero minimamente retta, cominciando ad accerchiarlo per poi legarlo con delle corde.

«Potete fidarvi di me!»

Purtroppo l'angelo dovette sottostare al loro gioco, non poteva usare i suoi poteri o la sua forza per ribellarsi, gli serviva restare nei paraggi.

Lo chiusero in una gabbia fatta con delle sbarre di legno, senza cibo e acqua.

Sapeva che il giorno dopo avrebbe sofferto sotto il sole cuocente, ma si sarebbe sforzato di restare vigile, almeno per quella notte.

Era stato mandato lì per scoprire un gruppo di praticanti dai riti pericolosi e disumani, questi consistevano nel sacrificio umano, soprattutto di bambini e innocenti.

Decenni prima avevano riscontrato i primi casi di Reietti, coloro che decidono di allontanarsi completamente da Dio cercando di rovinare la vita degli mortali impossessandosi delle loro anime e della loro energia.

I più potenti riescono ad assumere una forma umana, mimietizzandosi nei villaggi o nelle tribù. Gli altri rimangono in forma originale confondendosi con l'oscurità.

Gli era stato detto che probabilmente si trovavano in quella zona, ma avrebbe dovuto capire esattamente dove. Non poteva sopportare che degli innocenti venissero uccisi o anche solo abusati.

𝐇𝐚𝐥𝐨 𝐨𝐟 𝐟𝐢𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora