Erano passati solo quattro giorni dalla scomparsa di mia madre.
Mi mancava da morire.
Dio, quanto l'avrei voluta rivedere, ero ancora troppo piccola per cavarmela da sola.
Lei era il mio appoggio, la mia forza. Come farò ora?
Forse aveva ragione James, sarei dovuta rimanere con lui, magari non sarebbe successo tutto questo.
Ma che cosa penso?! Chissà cosa sarebbe successo se a quest'ora fossi con quello!
«come farò ora..? Dovrò cavarmela da sola, senza di te, eh mamma?»
Ero davanti allo specchio, e come al solito, passavo le ore a parlare da sola.
Stavo impazzendo? Forse.
O forse lo credevo soltanto.
«avevo detto che non sarei rimasta qua ad aspettare la mia morte! Avevo detto che sarei andata a scoprire cosa sta succedendo là fuori, ed è proprio quello che farò!» parlavo come se la mia immagine riflessa potesse rispondermi.
Ormai non parlava più "Marina".
Non parlava più la mia coscienza.
Le mie erano parole di disperazione, quelle di una ragazzina distrutta, spaventata dalla morte e dal mondo che la circondava.
Ma poco importava, d'altronde non avevo più nulla da perdere.
E così, più determinata che mai, presi il mio zaino e lo riempì col minimo indispensabile. Anche il mio coltellino.
Dopodiché, scesi le scale lentamente, avvicinandomi alla porta del salotto.
Ogni passo che facevo era una fitta al cuore, come se stessi ripercorrendo tutti i più bei momenti passati con mia madre, fino ad arrivare a quel giorno.
Mi sporsi leggermente in avanti guardando quello, che fino a pochi giorni prima, era il corpo di mia madre.
«ti voglio bene..» sussurrai, chiudendo velocemente la porta, prima di lasciarmi sopraffare dalle emozioni.
Non tornerò mai più!
Uscii di casa, nascondendo le chiavi sotto lo zerbino, e mi incamminai.
«e ora dove vado..?» chiesi fra me e me, guardandomi a destra e poi a sinistra.
Non ne avevo un idea.
La strada era completamente deserta, anche se, oramai, non era una novità.
Decisi di andare a destra.
Volevo solamente andarmene da Santa Clarita.
Da oggi ci sarà un nuovo inizio!
O magari una fine.
«Destinazione Simi Valley!» sussurrai con un piccolo sorriso, come per autoconvincermi della "magnifica" idea.
«Sarà divertente Marina! Sembrerà una vacanza! Come quelle che facevi con mamma!» continuai a ripetermi sottovoce, nascondendo tutta la mia amarezza dietro ad un sorriso finto e forzato.Erano passate quasi due ore da quando stavo camminando.
Come se non bastasse, alla fatica, si aggiunse il caldo.
La strada coceva sotto i raggi del sole, e così anche io.
Attorno a me il nulla.
In lontananza vi erano delle colline, ed era proprio lì dove dovevo andare, dai miei zii.
Di tanto in tanto in mezzo a quelle distese di campo incolto che affiancavano la strada, potevo scorgere uno di quei mostri, ma per fortunatamente, erano ben distanti, o per lo meno, mi tenevo a distanza di sicurezza.«non me la ricordavo così lontana la strada» sussurrai fra me e me, rallentando di volta in volta il passo.
Percorsi ancora qualche chilometro, prima di raggiungere una pompa di benzina, questo stava a significare una sola cosa: mancava decisamente poco.
Ero in mezzo alle colline, se fosse stato un altro giorno probabilmente mi sarei soffermata sul magnifico paesaggio, ma ormai era sera e non avevo alcuna intenzione di camminare al buio.
Lentamente mi avvicinai all'ingresso, e quando fu a pochi passi da esso, vidi tre di quei mostri.
Anche loro mi videro.
In un secondo si scagliarono contro di me, così aprii la porta e mi fiondai dentro il piccolo negozio, chiudendola poi alle mie spalle.
Come facevano ad essere così veloci?!
Feci qualche passo indietro, tirando fuori il mio coltello e fissando la lastra di vetro che mi separava da quelle cose.
Mi allontanai da lì, pregando che tutto andasse per il meglio, e iniziai a girare per gli scaffali.
«quanta roba gratis!» dissi, cercando il lato positivo della situazione.
E, ignorando tutto ciò che stesse succedendo fuori dalla porta, iniziai a mangiare qualche snacks preso dagli scaffali.
I mugulii erano incessanti, andarono crescendo per tutta la notte, e a causa di ciò non chiusi occhio.
Mi alzai dall'angolino in cui mi ero accucciata.
Era una giornata bellissima, se non fosse per quei cosi la fuori.
«ma cosa..?» il mio cuore saltò un battito appena mi resi conto che i mugulii erano cessati.
Mi avvicinai lentamente alla porta, e, appena uscita, ciò che vidi mi lasciò senza parole.
Erano ancora lì.
Morti, se così si può dire, ma pur sempre lì.
Qualcuno li aveva uccisi, definitivamente.
Questo vuol dire che non sono sola...
Mi guardai attorno spaventata, l'ansia e la tensione cresceva. Ero instabile, ancora poco lucida, e come se non bastasse, la notte insonne non aiutò per niente.
«Chi c'è?!» gridai, senza mai smettere di osservare ciò che mi circondava.
Che mossa stupida Marina! Urlare non è forse la cosa più saggia del mondo.
Il silenzio metteva i brividi, fino a quando, dietro le mie spalle, non sentì dei passi.
Un giovane ragazzo, mi stava guardando. O meglio. Mi stava puntando con un fucile.
«C-cosa vuoi?! Chi sei?!»
I suoi capelli eran neri come la pece, e i suoi occhi azzurri. Sul fianco aveva una fionda, ed un coltello dalla parte opposta e, per lo più era alto, molto alto.
Non mi spaventava il ragazzo.
Mi spaventava decisamente di più il fucile che mi puntava addosso.
«Sei armata?» chiese lui, senza mai staccarmi gli occhi di dosso.
«No» mentii. Il mio coltello era la mia unica speranza.
«In quanti siete?»
«Sono...solo io» dissi facendo qualche passo indietro.
Alla prima occasione buona, avrei cominciato a correre, senza più fermarmi.
«Solo tu?» mi guardò con aria incredula.
«Cosa c'è di strano? Un ragazzina non può farsi una piccola scampagnata per conto proprio?» domandai con tono acido sbuffando, ma me ne pentii poco dopo.
Non era nella buona posizione di fare l'arrogante, infondo era lui quello col fucile.
La tensione era alta. Io continuavo a fare passi indietro, fermandomi di tanto in tanto, e lui continuava ad avvicinarsi continuando a tenermi sotto tiro.
«Potresti abbassare l'arma?» chiesi, cercando di sembrare il più amichevole possibile.
Come posso essere amichevole con un fucile puntato contro?!
«Si..va bene» rispose lui accennando un sorriso e mettendosi il fucile in spalla, probabilmente anche lui si stava sforzando ad essere amichevole.
«E tu? Sei da solo?»
«Non proprio...»
«Non proprio? Cosa vuol dire 'non proprio'?»
«No. Siamo io e un mio amico»
«Bene...» lo guardai esitante, volevo scappare, ma allo stesso tempo era come se non lo volessi. È stata la prima persona viva con cui avevo parlato dopo la scomparsa di mamma.
«Io vado» mormorai facendo qualche passo indietro, senza mai voltargli le spalle, inciampando in una delle carcasse dei tre morti, o non-morti.Come dovevo chiamare quelle cose?!
«Unisciti a noi» disse lui avvicinandosi con prudenza, offrendomi poi la mano per alzarmi.
«Oh..n-no, io sono diretta a Simi Valley, devo andare dai miei zii»
«Anche io sono diretto là, potremmo andarci insieme. Possiamo guardarci le spalle a vicenda»
«E va bene -sussurrai afferrando la sua mano e tirandomi così in piedi- Allora...andiamo?»
Il giovane annuì, e velocemente ci mettemmo sulla strada, camminammo fianco a fianco sui bordi di essa.«Non hai detto che eravate in due?»
«Il mio amico è rimasto su, a Simi Valley»
«Quindi...vivete lì?»
«Non proprio»
Odiavo questa risposta, non capivo cosa volesse dire.
«Comunque, puoi chiamarmi Ahiga»
«Ahiga? Che nome...»
«Strano? Beh, significa "colui che combatte"»
Mi limitai a sorridere a quella sua affermazione. Ahiga. Alla fine dei conti sembrava un bel nome, mi chiedevo se effettivamente fosse il suo vero nome.
«E tu? Come ti chiami?»
«Marina...significa "voglio diventare schifosamente bella e ricca"» dissi ridacchiando, fiera della mia stupida battutina. Anche lui rise.
Almeno avevo spezzato il ghiaccio.
«Trovati un soprannome, Marina» sussurrò lui tornando con la sua solita espressione seria. Che ragazzo misterioso, e anche abbastanza inquietante.
«Perchè dovrei?» chiesi, mentre il ghiaccio calò su di noi, ancora.
Non rispose alla mia domanda, ma non aveva alcuna importanza.
Eppure, continuai a ripensare ad un soprannome che fosse adatto a me.-
In copertina: Ahiga
14/04/20
È passato un po' di tempo.
Raga Ahiga è un figone, nulla da dire a riguardo.
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Amavo la mia vita
HorrorAncora in revisione. Sappiate che è un genere horror/post-apocalittico. Vi sono presenti personaggi di ZNation. Nomi e fatti sono puramente casuali. I nomi dei personaggi di questa storia non saranno fedeli alla serie tv.