0 1| Se io cado, cadranno anche loro

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Mi diressi piano e in punta di piedi verso la porta che dava sul vialetto d'ingresso, l'aprii lentamente e mi preparai a spiccare un balzo e a correre verso la macchina.

«Karma ha–»

Nell'udire mia madre pronunciare il mio nome mi bloccai all'istante, congelata sul posto, convinta di essere stata scoperta con le mani nel sacco. Chiusi gli occhi, preparandomi al cazziatone che stava per arrivare... Passarono i secondi ma non successe nulla.

«Non so più cosa fare con lei...» la sentii continuare a lamentarsi, capendo così che non stava parlando con me, ma di me.

Presa dalla curiosità mi voltai lentamente, mi avvicinai alla porta della cucina che era stata lasciata socchiusa e cercai di origliare quello che lei e mia nonna si stavano dicendo.

«Karma è sempre stata uno spirito libero Isa,» rispose nonna Tea, «le piace sparire quando c'è qualcosa che la turba, e ogni volta che torna sta sempre meglio.»

«Questa volta è diverso mamma, lei è diversa...»

«Perché dovrebbe esserlo?»

«Ho sentito come ha chiamato quella povera ragazza l'altro giorno...», fece una pausa, «È stata crudele.»

La nonna non rispose a quest'ultima affermazione, me la immaginai semplicemente annuire e prendere un sorso di tè. Probabilmente aveva già capito tutto quello che c'era da capire.

«Cosa pensi di fare?» chiese infine.

«Questa sera c'è il ballo di istituto della sua scuola, le ho proibito di andarci.»

«Pensi sia la soluzione migliore?»

«L'unica che mi sia venuta in mente, in realtà.»

Scossi la testa e ritornai silenziosamente verso la porta.

Adesso capivo quell'improvvisa punizione da parte dei miei genitori... Mia madre era lì quando io e Celeste avevamo avuto il nostro "scambio di opinioni": possibile che avesse sentito tutto quello che ci eravamo dette?

Decisi di non pensarci per il momento, sgattaiolai fuori e corsi a piedi nudi verso l'auto che avevo lasciato già parcheggiata in strada dopo essere tornata da scuola quel pomeriggio. Nessuno sembrava averlo notato, anche se d'abitudine la mettevo sempre in cortile, cosa decisamente positiva, perché voleva dire che sia mamma che papà erano abbastanza convinti che avrei fatto la figlia ubbidiente e li avrei ascoltati, non andando alla festa che io avevo organizzato.

Ah, illusi.

Aprii l'auto, mi misi al volante, buttando la borsa e le scarpe sul sedile del passeggero, e mi allacciai la cintura di sicurezza. Prima di mettere in moto controllai ancora una volta che nessuno mi avesse visto e poi partii.

Mi ci vollero solo una decina di minuti per raggiungere il luogo della festa, le strade già solitamente vuote di quel buco di città, sembravano esserlo ancora di più quella sera, cosa che non mi dispiacque per nulla. Parcheggiai in uno dei posti riservati agli organizzatori del ballo, mi infilai i tacchi e scesi dall'auto.

Ero estremamente orgogliosa di quello che avevamo fatto come consiglio di istituto: avevamo passato in quel posto ogni nostro singolo momento libero delle ultime due settimane e ci avevamo messo anima e corpo per quella ultima notte tutti insieme. Era troppo pretendere che tutto fosse perfetto?! Forse sì, ma non ci importava, volevamo che quell'ultima festa del Ferraris fosse indimenticabile, e se tutto sarebbe andato secondo i piani lo sarebbe stata, o almeno lo sarebbe stato per me.

Quando entrai la sala era già piena di gente, alcuni ragazzi si voltarono verso di me accennando un saluto, al quale risposi con un sorriso tirato: non avevo tempo per loro, non quella sera.

Karma is a bitch ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora