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"Hey comunque piaci a Gee"

Questa frase detta di sfuggita penso di poter dire che mi ha cambiato la vita. Non avevo idea di chi tu fossi, di che aspetto avessi, che suono avesse la tua voce. Non sapevo nemmeno il tuo nome. Sapevo solo quello che presumevo fosse il tuo soprannome: Gee. Sono stato giorni a pensare a questa frase che così, senza preavviso e senza troppa serietà, nel giro di un secondo mi aveva invaso la testa.

Imbarazzato giravo per i corridoi, con lo sguardo un po' perso e la testa tra le nuvole; imbarazzato non tanto dalla frase in sé, bensì dal pensiero di piacere a qualcuno a me sconosciuto. La scuola che frequentavo era molto piccola e conoscevo tutti bene o male, e nessuno si chiamava Gee, doveva quindi essere qualcuno dei nuovi arrivati. Mi trovai davvero in difficoltà perché non avevo idea di chi fosse. Dopo il primo momento di confusione cominciai ad "indagare" sull'identità del mio ammiratore e chiesi a qualche compagno di classe se qualcuno sapeva chi fosse questo Gee.

Ero ansioso, ansioso da matti, avevo bisogno di scoprirlo. Era la prima volta che ero il protagonista di un episodio del genere, ed ero elettrizzato e spaventato allo stesso tempo perché poteva essere anche uno scherzo o una cosa da niente che nel giro di un secondo poteva sparire, e io non volevo che sparisse. Avevo avuto precedentemente due brutte relazioni a scuola, relazioni che mi hanno scottato malamente e che non ho mai dimenticato: la prima, che non si può definire propriamente relazione, è stata con un ragazzo di nome Andy. È stato il primo ragazzo che ho visto sotto una luce diversa da quella del semplice amico, è stato quello che mi ha fatto vivere il brivido dell'avventura, ma che poi mi ha spezzato il cuore perché mi stava solo usando. La seconda durò di più ma mi distrusse in modo ancora peggiore... quello che ho pensato fosse il mio primo amore ma che ripensandoci ora forse non era così. Sicuramente mi ero preso una bella sbandata per quella Lyndsay, ma ripensandoci ora no, non era amore... attrazione fisica forse e chissà quale interesse suscitava in me quella ragazza, ma non amore. Ero intrigato da lei, ma confuso (molto confuso) perché ero appena uscito dalla relazione con Andy e non riuscivo a capire nulla... "cosa mi piace?" mi chiedevo in continuazione, ma solo altre domande venivano fuori dal mio stupido e confuso cervello, per cui arrivai alla conclusione che me ne sarei fregato e chiusi tutte le mie domande in un cassetto che non riaprii per molto tempo.

Ma comunque tornando alla mia ricerca sull'ammiratore quasi segreto, una volta arrivato in classe mi sedetti al solito banco in fondo aspettando la fine dell'intervallo. Venne da me il mio amico Ray e si sedette vicino a me con uno sguardo strano, allusivo:

"Allora bro cos'è questa voce eh? Stai cercando Gee?"

"Sì... un ragazzo dell'ultimo anno mi si è piazzato di fronte nel corridoio e mi ha sputato addosso 'tu piaci a Gee'. Cioè non so neanche chi sia." Ero imbarazzato anche solo a parlarne con Ray. "Tu lo conosci per caso?"

"Sì bro! È il ragazzo con i capelli rossi, alto, occhi mh... non lo so, però ha quello sguardo che wow, ti stende a terra. Anche lui è dell'ultimo anno, non lo hai mai visto?"

Effettivamente non avevo mai fatto troppo caso a lui. Veniva da un'altra scuola e sembrava più grande, lo avevo guardato di sfuggita.

"Ah sì credo di aver capito chi è... beh non so nemmeno che faccia abbia. Tu credi che sia uno scherzo? Non voglio fare la figura dell'idiota."

"Frank non so che dirti... è uno strano, io lo conosco solo di vista. Posso dirti però che se è vero sei uno stronzo fortunato del cazzo!"

"Hey hey calmati! Perché sarei uno stronzo fortunato del cazzo?"

"Devi guardarlo Frank. È un angelo sceso su questa terra. Io gli sbavo dietro da quando è arrivato a scuola. Ma ti ripeto, è un tipo strano... se ne va in giro con il suo cappotto lungo, sempre una sigaretta tra i denti, non guarda nessuno in faccia. So che è venuto qui con il fratello più piccolo, Marty... Miky... ah! Forse Mikey! Comunque, non so dirti molto altro su di lui, sappi solo che se dovessi rubarmelo non ti perdonerei mai!"

Disse queste parole ridendo come per farmi intendere che stava scherzando, ma lo conosco Ray, non so quanto stesse scherzando. E poi, rubarglielo?! Io ero stato buttato in questa situazione senza nemmeno rendermene conto! Io non volevo rubare proprio niente a nessuno! Però è innegabile che le sue parole mi avevano incuriosito... addirittura un angelo sceso in terra? Doveva essere davvero una persona particolare per far dire questo a Ray.

Cominciai a fantasticare su questo Gee cercando di immaginarmi come fosse dalla descrizione di Ray, e soprattutto mi chiedevo se tutta questa storia fosse solo uno scherzo oppure no. Dovrei conoscerlo? Gli piaccio davvero? Era solo uno scherzo di un suo compagno? Insomma se gli piaccio prima o poi si presenterà no? Oppure non lo farà? La mia testa si riempiva di domande ed io ero talmente assorto che non mi ero accorto che la lezione era cominciata.

All'uscita il mio unico pensiero era riuscire a trovarlo. L'idea era quella di capire chi fosse, guardarlo in faccia, vedere se mostrava anche solo una minima reazione, alla fine se gli piaccio dovrà pur mostrare un'espressione sorpresa no? Mi sarei accontentato di qualunque espressione.

Lo intravidi tra la folla di ragazzi e cercai di avvicinarmi; era appoggiato con la schiena al muretto che divideva il cortile della scuola dall'esterno. Aveva una sigaretta all'angolo della bocca. Non era così alto come me lo aveva descritto Ray, anche se in confronto a me era un gigante; capelli rosso fuoco, difficili da non notare, chissà perché non ci avevo fatto attenzione prima; era vestito con dei pantaloni neri stretti che mettevano in risalto... beh un po' tutto, una camicia grigio scuro infilata nei pantaloni e l'immancabile cappotto nero: lungo, un po' troppo elegante per i miei gusti ma  gli calzava a pennello; lo faceva sembrare più alto. Ma quello che mi colpì di più fu il suo viso: lineamenti perfetti, il naso carino, forse leggermente all'insù, bocca sottile e labbra chiare, che tenevano ancora la sigaretta spenta, ma soprattutto gli occhi... wow che occhi. Ho capito cosa diceva Ray con 'sguardo che ti stende a terra'. Da dove lo stavo guardando non riuscii a capire di che colore fossero; castani, nocciola, forse un po' verdi, ma non era tanto il colore il punto, era il modo in cui guardava le cose, quello che gli stava attorno; uno sguardo così intenso e profondo come non l'avevo mai visto. Se quegli occhi avessero guardando me mi sarei molto probabilmente sciolto ai suoi piedi.

Non mi resi conto di quanto a lungo lo fissai, ma credo non troppo visto che non si accorse di me. Era sempre lì, fermo, a guardarsi intorno, ma non come faccio io che se mi ritrovo da solo per più di cinque minuti cominciano a venirmi mille paranoie, lui era tranquillo, direi quasi altezzoso, come a dire 'sono meglio di voi, potete solo ammirare', o per lo meno questa fu la mia prima impressione. Arrivò un ragazzo, era più alto di lui e con i capelli biondicci. Avevano qualcosa in comune anche se non capii subito cosa. Il biondo, che sembrava un po' più piccolo di lui, gli fece un cenno e se ne andarono insieme, prendendo la strada che portava alla stazione dei treni. Fu in quel momento che mi accorsi che ero stato fermo immobile a fissarlo; la maggior parte delle persone se ne era andata e io ero ancora lì, spaesato e imbarazzato che seguivo con lo sguardo i due che si allontanavano.

Questo Gee era davvero affascinante e che fosse vero o no quello che mi aveva detto quel tipo in corridoio, volevo conoscerlo.

"Gerard."

Spaventato cacciai un urlo e mi girai di colpo. Ray era spuntato alle mie spalle e mi aveva sussurrato nell'orecchio facendomi saltare dalla paura.

"Cosa?!" gli chiesi ancora agitato per lo spavento, cercando di ritornare sul pianeta Terra.

"Il suo nome è Gerard. Mi ero dimenticato di dirtelo prima in classe. Ho visto che lo fissavi. Lo hai guardato bene? Hai visto che bono?"

Ray parlava e mi faceva domande ma io non lo ascoltavo. Mi ero rifugiato di nuovo nei miei pensieri, ripetendomi quel nome ancora e ancora. Mi faceva risuonare qualcosa. Gerard. Salutai velocemente Ray che ancora parlava di chissà cosa e presi l'autobus che mi avrebbe riportato a casa, senza pensare ad altro se non a quei capelli rossi e quel nome.

Gerard.





Hi guyz! Sono tornata, così, senza preavviso (e la più sorpresa sono io eh), ma è tornata la voglia di scrivere e così eccomi qua. Ovviamente fatemi sapere cose ne pensate, ogni feedback è ben accetto, quindi scatenatevi, vorrei davvero sapere che ne pensate. Cercherò di aggiornarla il più regolarmente possibile, farò del mio meglio. Vi abbraccio tutti.

Helena

Until I Hurt Myself Again || FrerardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora