CAPITOLO I

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<July ma cosa stai facendo?>
Avvertii lo sguardo cupo e pieno di sospetto che mi madre mi stava lanciando dall'altra parte della cucina. Era appoggiata alla spalliera del divano e in mano aveva il cellulare di mio padre che solitamente "prendeva in prestito" per chiamare Maria, sua amica e confidente: l'unica che avesse tanta voglia di spettegolare quanto lei.
<Hai versato tutto il tè a terra! Ma dove hai la testa?>
Riaprii gli occhi e mi resi conto del disastro appena combinato. Avevo riempito troppo la piccola tazza sul tavolo e i suoi bordi erano diventati il letto di una dolce cascata al limone. Senza parlare afferrai il tovagliolo e iniziai a pulire. Sentii gli occhi di mia madre penetrarmi la schiena nel tentativo di osservare attentamente ogni mia mossa. Finii di asciugare fino all'ultima goccia quando mi accorsi che la mia camicetta aveva un'enorme macchia giallognola a forma di cuore proprio in corrispondenza del mio stomaco.
<Ti stai divertendo tu, lassù?> mormorai rivolta al cielo. Perché era esattamente colpa sua e di quel ragazzo dalla bellezza sovrumana che avevo sognato la scorsa notte.
Scossi il capo e mi avviai in camera, presi una t-shirt semplice rossa, un paio di jeans e una felpa di due misure più grande. Li indossai alla velocità della luce e misi ai piedi le mie tanto amate Converse che Kay mi aveva portato come souvenir dall'Italia.
Kay...
Mi mancava così tanto!
<Ricordati di scrivermi ogni tanto o di chiamarmi> mi aveva detto <E se ci sono ragazzi carini non fare l'egoista e ricordati che le migliori amiche condividono tutto!>
Portavo ancora il braccialetto che mi aveva regalato la sera prima che io partissi. Una pioggia di tristezza inizió a ricoprire il mio umore, già leggermente cupo.
<Sei pronta piccola?> papà mi stava aspettando sulla soglia in tenuta da autista super-trendy. Soffocai una risata.
<Aiutami a caricare le valigie, cara> mi porse una valigia molto pesante e la caricai in macchina, con una protesta da parte dei miei muscoli degli avambracci doloranti. Mi voltai a guardare un'ultima volta casa mia, quasi in segno di saluto. Non sapevo se si trattava di un addio o un arrivederci. Attraversando il piccolo giardino notai dei magnifici girasoli che circondavano il gazebo di legno in cui nonno Joe era solito appisolarsi nei periodi estivi. Mi avvicinai e ne strappai uno. Lo avvicinai al naso e il suo profumo mi avvolse, portandomi sulle rive di un fiume avvolta da un paio di ali dorate.
<Dai stupida, sali in macchina!>
La dolcezza di mio fratello mi fece sobbalzare costringendomi a correre verso la macchina. La portiera era aperta perciò mi ci infilai subito accomodandomi sul sedile di pelle nera prima di richiuderla. Osservai mio padre sistemarsi impazientemente le sue adorate Ray Ban, mamma parlare al cellulare con zia Doreen, mio fratello Tom giocare a uno dei suoi soliti videogiochi super violenti e la piccola Willow abbracciare dolcemente la sua bambola preferita. Per fortuna il mio MP3 non mi lasciava mai sola! Feci partire la musica e mi lasciai cullare dalle note di "Skinny Love". Un paio di occhi smeraldo mi fissavano da lontano. Allungai la mano per afferrarli ma scomparvero lasciando posto a due labbra che con assoluta perfezione mimarono un <Ti sto aspettando>, prima di dissolversi anche loro riportandomi al grigio fumo della carrozzeria.
<Hey pulce, cos'hai? Sei pallida!> mio fratello mi stava squadrando spalancandomi gli occhi come un qualunque dottore incompetente.
<Va..va tutto bene> risposi con un filo di voce.
Era quasi mezzogiorno e il sole illuminava l'asfalto come una potente lampada da scrivania. Fui presto rapita dal paesaggio circostante: file di alberi si apprestavano a contornare i giardini di minuscole casette una accanto all'altra.
<Piccola sosta! Immagino che abbiate fame> annunció papà voltandosi verso di noi.
<Oh si! Stavo per mangiare July ma ho preferito aspettare, non ha l'aria molto appetitosa> mi schernì Tom ridendo. Il mio stomaco brontoló tradendo il mio appetito.
<D'accordo ragazzi, allo scendiamo!>
Il resto della famiglia sembrava piuttosto su di giri, come se quella di oggi fosse un normale week-end in campeggio. Io preferii aspettare che scendessero tutti dal veicolo prima di spalancare la portiera e assaporando la brezza autunnale del luogo. Mia madre si avvicinò a me e si inginocchiò. I suoi riccioli rossi erano raccolti in un' elegante crocchia sulla nuca. Mi guardó in maniera apprensiva e mi prese la mano.
<Tesoro cos'hai? Non hai detto una parola per tutto il viaggio>
La guardai. Sapevo che se ne sarebbe accorta prima o poi, ma in cuor mio speravo che non l'avesse fatto.
<Io..io non voglio cambiare scuola> non riuscii a dire altro perché un nodo in gola impedì il passaggio al fiume di parole che scorreva nei miei pensieri.
<Non sei felice di rivedere zio Harry? Da piccola ti divertivi così tanto insieme a lui> mi guardó dritta negli occhi <E poi c'è Luce, avete la stessa età e sono sicura che basterà poco ad entrambe recuperare il rapporto che avevate fino a qualche anno fa>
Continuava quello che doveva essere uno stupido monologo rassicurante. La mia mente si focalizzó su di lei. Luce. Erano anni che non avevo sue notizie. Ricordo che da bambina giocavo a fare la parrucchiera e mi divertivo ad acconciare quei meravigliosi capelli lunghissimi che aveva. Amavamo leggere le favole, indossare i vestiti di sua madre e fingerci per un attimo le principesse di quelle storie che da piccole ci facevano così tanto sognare. Sorrisi involontariamente a quei pensieri.
Mia madre mi abbracció e disse <Andrà tutto bene July, non staremo via molto. Te lo prometto>
Annuii poco convinta e mi diressi verso un piccolo bar. Mamma mi stringeva la mano, come se grazie a quel contatto potesse assorbire ogni tipo di pena che affliggeva il mio cuore. Dopo aver ordinato un pranzo leggero a base di insalata, uova e acqua minerale mi diressi in bagno, preparandomi al resto del viaggio. Aprii la porta è una ragazza alta, alquanto singolare mi si piazzò davanti. Oltre la miriade di piercings che le costellava il viso, a colpirmi fu anche il nauseante odore di acqua ossigenata che emanavano i suoi capelli.
<Ciao> disse <Io sono Molly>
I miei occhi si posarono involontariamente su un braccialetto metallico che le fasciava il polso con molta poca eleganza.
<Ciao, io sono Juliet> le risposi afferrando la sua mano.
<Da dove vieni?> domandó con curiosità quasi indiscreta.
<Vengo da Tunderbolt>
<Mai sentito. Comunque io vengo da un paese qui vicino>
Sorrise forzatamente, quasi a dimostrarmi la sua completa estraneità con il posto. Lasciai che il getto d'acqua travolgesse le mie mani e rivolsi la mia attenzione a Molly.
<È stato un piacere conoscerti, Molly> le dissi cordialmente.
<Il piacere è tutto mio July. Ci si vede> rispose quasi distrattamente.
Uscii dal bagno e raggiunsi i miei genitori, che avevano appena pagato il conto e ci dirigemmo verso la nostra auto.
La Volvo sfrecciava a tutta velocità sull'autostrada mentre io sprofondavo nuovamente fra le braccia di Morfeo. Quando riaprii gli occhi mi accorsi di essere già arrivata a casa di zia Doreen. Erano le 3 del pomeriggio e faceva molto caldo, perciò mi sfilai la felpa e legai i capelli in una coda.
<Da quanto tempo non vi vedo, ragazzi!> il viso sorridente di zio Harry ci accolse con calore.
Si diresse verso papà e lo abbracció battendogli una mano sulla spalla. Io ne approfittai per sgattaiolare in casa, attratta dall'odore di cannella e cioccolata che veniva dalla cucina. Zia Doreen si era messa all'opera per accoglierci con qualcosa di ancora più caldo del sorriso di suo marito! Mi spostai verso il corridoio, tappezzato dalle foto di Luce da piccola e pervaso dall'odore di lavanda e rose che zia Doreen usava come colonia. Il mio pensiero si rivolse nuovamente a Luce. Dov'era? Perché non si faceva vedere?
Dietro di me avvertii una presenza. Mi voltai e la vidi: in cima alle scale c'era una ragazza minuta, la bellissima chioma che un tempo le arrivava fino alla vita adesso non era altro che un folto cespuglietto di capelli che le ricopriva il capo fino a quasi sfiorarle le spalle, due occhioni nocciola e malinconici mi scrutarono attentamente. Fu allora che le sue labbra si aprirono in un sorriso.
<Luce> bisbigliai a fior di labbra.
Mi corse incontro e mi gettó le braccia al collo in un impeto di nostalgia e affetto.
<July mi sei mancata così tanto!> mi disse allontanandosi e prendendomi la mano <Sono così felice di vederi>
<Anch'io. Pensavo di non vederti mai più>
<Mi dispiace, sono rimasta sola tutto il tempo da quando..> lasciò morire la frase lì. Il suo viso si fece più cupo e il suo sorriso si spense fino a sfigurarsi a causa di un dolore troppo grande per una ragazza fragile come lei.
Decisi di cambiare discorso.
<Ehm..allora..com'è la zona qui? Ti piace?>
<Beh, è dura. I vicini sono davvero insopportabili! Non c'è neanche qualche ragazzo carino con cui scambiare quattro chiacchiere> si sedette sul divano, mi rivolse un'occhiata rassicurante e disse <Ma per fortuna adesso ci sei tu con me>
Sorrisi. Non l'avrei mai più lasciata sola. Continuammo a chiacchierare per almeno un'ora, totalmente rapite l'una dal racconto dell'altra. Gli argomenti principali furono la scuola, i miei amici e perfino la musica più in voga in quel periodo. Ma nessuna di noi due osó affrontare un argomento in particolare. La sua vita fino ad ora era stata segnata da episodi a due poco sconvolgenti: psicofarmaci, ospedali, incendi..parlarne adesso sarebbe stato come aprire una ferita non ancora marginata. Si rischiava di farla sanguinare nuovamente, e il sangue provocava dolore. Ad interromperci fu mia madre che bussó facendoci spaventare e strappandoci l'ennesima risata. Dovevamo salutarci. Controvoglia uscii dalla stanza e mi diressi verso l'uscita dove mamma e papà stavano salutando Tom e Will.
<Mi raccomando, Tom> la voce di mia madre era strapiena di preoccupazione <Dai un'occhiata alle tue sorelle e dai una mano a zio Harry>
Mio fratello annuì e le scoccó un sonoro bacio sulla guancia. Poi venne da me, stava per dirmi qualcosa ma esitó e mi strinse forte a sè. Automaticamente le mie lacrime sgorgarono dai miei occhi bagnandole la camicetta.
<Non piangere, tesoro mio> disse passando il pollice sulla scia di una lacrima <Staremo via solo qualche mese>
Si scostò da me e poggiò la sua fronte sulla mia. Mio padre non riuscì a dire molto, aveva gli occhi lucidi e si sforzava di non piangere. Le parole non erano il suo forte in casi come questo. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai, affondando il viso nel suo petto. Lui mi diede un bacio sui capelli e disse <Ti voglio bene, July>
Uscì di casa e si avviò verso la macchina, dove lo attendeva mia madre già seduta sul sedile del passeggero intenta ad osservarci dal finestrino. Il motore si accese e l'auto partì velocemente, diventando sempre più piccola man mano che acquistava terreno. Fissai l'orizzonte per qualche minuto, poi rientrai in casa. Divorai la cena in silenzio, limitandomi a sorridere educatamente quando il mio sguardo incrociava quello di zio Harry o zia Doreen. Finito di mangiare, diedi una mano a Luce con le stoviglie, mentre mio fratello metteva a letto Willow. Entrai di corsa in bagno e chiusi la porta alle mie spalle, rifugiandomi subito nella doccia. Un fiume di pensieri iniziò a scorrere indisturbato nella mia mente: l'immagine sfocata di mia madre si fece largo nella mia mente e istintivamente mi portai le braccia al petto come per non lasciarla andare via. Uscii dalla doccia, indossai il pigiama e intrecciai i miei capelli affinché stessero fermi durante la notte e mi diressi verso quella che sarebbe stata la mia stanza.
Luce era lì ad aspettarmi.
Stava seduta sul lettino con le coperte bianche e un cuscino con dei fiori ricamati, aveva una vestaglietta di cotone color pesca che si intonava perfettamente con il colore dei suoi occhi. Alzò lo sguardo e mi sorrise dolcemente.
<Questa sarà la nostra stanza> esclamò. Mentre parlava una ciocca di capelli le ricadde sul viso, la scostò con la mano e continuò <È un po' in disordine, lo so.. sistemerò tutto appena torneremo da scuola domani, promesso!> Sollevó la mano e con un dito indicò un grazioso giaciglio accanto al suo.
Era simile al suo, ma il cuscino era leggermente più grande.
<Quello è il tuo letto> disse imbarazzata.
<Oh, grazie mille> le rivolsi un sorriso e mi ci coricai subito.
<Ti dispiace se..>
<Tranquilla> mi interruppe <Hai avuto una giornata abbastanza pesante, ti capisco>
Non poteva non capirmi. Eravamo molto simili. Le diedi la buonanotte e sprofondai sul morbido cuscino che sembrava quasi uno spicchio di nuvola sceso appositamente per me. Sentivo la stanchezza prendere il sopravvento così la assecondai e mi lasciai trascinare via, senza opporre resistenza. Intanto, due occhi verdi avanzavano furtivi verso di me...

My sunflower's angel (SOSPESO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora