II

264 24 6
                                    

Non piove da settimane, ormai, e questo non ha aiutato molto il mio umore. È strano, in effetti, perché il bel tempo dovrebbe rendere tutto più leggero, più sopportabile. Eppure le giornate sono amare come i miei caffè, neri e senza zucchero. La mia mente è annebbiata, infettata dal calore di un autunno ritardatario e dagli impegni di una vita sempre uguale. Qualche volta mi ritrovo a vagare per la città e anche quando non penso di avere una meta, mi ritrovo sempre sui gradini di quella grande chiesa. Sento che una lontana e profonda parte di me vorrebbe rivedere quella misteriosa ragazza incappucciata che è svanita all'improvviso, così com'è apparsa. Mi sono chiesto, addirittura, se fosse un fantasma. Ma i fantasmi non uccidono un uomo in mezzo a Bologna, quando fuori piove.
Alzo lo sguardo verso la facciata di questo monumento storico: è sempre affascinante vedere gli anni scolpiti sulla pietra, anni passati e distanti, che non ci appartengono ma di cui siamo antenati.
Stringo le palpebre per difendermi dalla luce pungente e lattea che le nuvole grigie spalmano sulla città. Un odore si insinua nelle mie narici, qualcosa di familiare e di morbido. Poi una piccola goccia mi scivola sulla guancia.
Sbatto le palpebre per scacciare la pioggia che, sempre più prepotentemente, mi bagna gli occhi, e abbasso lo sguardo. Sono in cima ai gradini, con la chiesa alle mie spalle, e davanti a me c'è di nuovo lei: la ragazza incappucciata, anche lei bagnata dalla pioggia, anche lei sola.
«Guarda chi c'è» mi dice sarcastica.
«Chi non muore si rivede» aggiungo io, mantenendo il sarcasmo ma risultando più tenebroso del voluto.
La ragazza ha il volto semicoperto dal cappuccio, l'unica cosa visibile sono le sue labbra carnose e rosee che si allungano in un ghigno, appena visibile attraverso la coperta d'acqua che ci sta abbracciando.
Di nuovo, mi ritrovo a pensare alla sua misteriosa bellezza.
«Meglio non fare queste battute, visto ciò che è successo» mi dice lei.
«L'hai visto anche tu? Un omicidio a Bologna, è assurdo» rido, pensando all'improbabilità degli eventi. Ride anche lei, sommessamente, ma senza dire niente.
Il cielo si fa sempre più scuro, coperto dalle nubi gonfie e nere. D'un tratto è come se non ci fosse nessun'altro, eccetto noi due.
La cerco con lo sguardo, provando a catturare le sue fattezze, tentando di leggerla più a fondo per rispondere alla domanda che mi tartassa da quando ho visto il servizio al telegiornale. Continuo a pensare che non è possibile, e inizio a chiedermi perché i dubbi che ho su di lei non mi spingano ad allontanarmi, ma ad avvicinarmi sempre di più.
Muovo un passo, scendo un gradino, per raggiungerla, per osservarla. Dovrei avere paura di questa persona, ma c'è un'inspiegabile forza che mi attrae.
Lei si gira, ormai solo la luce gialla e nauseante dei lampioni ad illuminarla, e mi saluta sottovoce. Non so neanche come faccio a sentirla, da questa distanza. È quasi come se fosse nella mia testa.
Rabbrividisco e affondo le mani nelle tasche fradicie della felpa. Scendo i gradini di corsa per seguirla, ma lei è già scomparsa. Di nuovo.
«Come ti chiami?» sussurro tra me e me, ma ormai è troppo tardi.

Mi sveglio nel mio letto e giuro di aver fatto un sogno stranissimo: incontravo una ragazza davanti ad una chiesa, mentre fuori diluviava, e c'era un omicidio.
Mi stropiccio gli occhi, per riprendermi da una notte di sonno tormentato e stancante. Faccio colazione in cucina, al tavolo da solo, con una tazzina di caffè amaro ad aspettare il mio bacio del buongiorno. Accendo la tv per vedere le notizie del giorno: politici buffoni, influencer, un omicidio.
"Trovato il corpo di una donna, giovane, sui 20 anni, in decomposizione. È il secondo corpo a distanza di pochissime settimane, le indagini si infittiscono per trovare il colpevole".

Mi sembra di rivivere questa scena, come in un dejavù: proprio come nel mio sogno. Improvvisamente mi gira la testa e mi sento ubriaco, inebriato. Nella mia mente ci sono delle immagini sfumate e cerco di fermarle, di afferrarle, ma si dissolvono come fumo tra le mie mani.
Tutto questo non ha senso.

Quando pioveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora