3. HIMD

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L'uomo mi valutava, ed ero spaventata, sua sorella disse che fosse affetto dalla malattia che cancellava la memoria, chissà se si ricordava di me...Quando mi parlò, lo scoprì.

«Le piace l'orologio?» mi domandò. Rimasi pietrificata. Come faceva a ricordarsi di avermi dato un orologio? Mi limitai ad annuire stringendo i denti, formando una linea con le labbra e lui proseguì mentre Patricia guardava la scena «purtroppo è un orologio vecchio ed è rotto, magari potrei aggiustarlo se non le dispiace»

«Di quale orologio stiamo parlando?» interruppe Patricia.

«Oh Pat, conosco la signorina, ho percepito la sua potenzialità e le ho regalato un orologio rotto facendole pensare che fosse il suo» gesticolava ed annuiva con un sottile sorriso stampato in faccia.

Mi sentivo un po' fuori luogo.

«Severius, quale orologio?» Patricia spalancò gli occhi che sembravano emanare un po' di rabbia.

«Pat, mia cara sorella, io...Io non ricordo» iniziò a ridere e spinse lievemente sua sorella per scendere dalle scale, lasciandoci l'eco della sua risata, la quale sembrava infantile ed innocente, ma io potevo avvertire un tocco malvagio in essa, forse.

Le mie valigie si trovavano sull'orlo della porta, la mia nuova camera. Ero tornata in hotel per prenderle e portarmi tutto ciò di cui avevo bisogno, incluso il gatto, che avrebbe sicuramente fatto amicizia con quello degli Owen. Accomodai le mie vesti negli armadi posti vicino alla finestra mentre Archie rimase vicino alla porta, incredibilmente immobile, lo guardai accigliando le sopracciglia e parlai a sottovoce «Non rimanere fermo, fai un bel salto sul lettino ed accomodati, che hai Arch?», non si muoveva, immobile. Presi dal cappotto l'orologio donatomi da Severius e questa volta le lancette erano fisse sulle 4 AM, lo lanciai a terra dallo spavento. L'animale si avvicinò all'aggeggio ed alzò la sua piccola testa senza distogliere i suoi occhi gialli dai miei, che lo guardavano confusa. Quando tentai di prenderlo da terra, la sua zampa si alzò e mi graffiò la mano facendomi retrarre ed aprire gli occhi ancora più terrorizzata di prima.

«Archie! Ma che ti prende?!» il sangue scolava facendo sporcare la mia camicia bianca di rosso. Dovevo per forza dare quel gatto a Chad, ero delusa, stranita. Non mi aveva mai fatto del male, perché proprio ora?

Presi una maglietta semplice dall'armadio e corsi in bagno per lavarmi la ferita e cambiarmi. Mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo. Nel giro di poche ore, erano successe tante cose strane che non riuscivo a spiegarmi. Il ragazzo per strada, Severius, l'orologio, ed ora, Archie. Cos'altro poteva mai capitarmi?

Quando tornai nella stanza, l'orologio non c'era più e neanche il gatto. La porta che prima giaceva chiusa, era ora aperta. Non mi preoccupavo tanto per l'animale come mi preoccupavo per quello strano oggetto. Orologio perso? Meglio. Dovevo andare a riprendermi Archie.

Di solito per richiamarlo imitavo il suo miagolare. C'era un altro ripiano, il quale andai a perlustrare, niente. Scesi al piano terra dove c'era la libreria, di nuovo, niente. La situazione mi stava preoccupando molto, quindi decisi di tornare in stanza ed aspettarlo, ma mentre salivo le scale una forte collisione mi fece scivolare di due scalini.

«E tu, tu saresti la nuova bibliotecaria?» Non ci credevo ai miei occhi, non ci volevo credere, che ci faceva questo scempio qui?

«Non mi farò deridere da uno...» lo squadrai cercando di trovare l'aggettivo giusto che si adattasse a lui.

«Ti hanno rubato il vocabolario degli insulti per caso?» disse ribadente e strafottente.

«Cosa ti fa pensare che potessi darti tale importanza? Stavo per dire, sconosciuto» lanciai uno sguardo velenoso stringendo la ringhiera di legno, la mia mano stava per diventare rossa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 05, 2019 ⏰

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