L"attesa

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L'ombra del porticato la riparava dalla calura di quel pomeriggio afoso; il sole picchiava forte, annullando tutte le ombre dei filari paralleli di alberi che percorrevano la prospettiva del viale. Mary, nome che preferiva al suo vero nome francese Marieclaire, scrutava incessantemente verso l'incrocio, attendeva da un momento all'altro di veder svoltare finalmente quella macchina. Mary non sapeva quale auto sarebbe sbucata da quell'incrocio e non le importava neppure; non aveva peso che l'auto fosse stata una Thunderbird come quella della canzone che stava passando alla radio o una banale Panda. Ciò che le importava era questo arrivo che sarebbe avvenuto dopo 6 mesi di assenza. Sei mesi fatti di chat, telefonate, lettere, tutti palliativi che non la distoglievano dalla sua sensazione di incompletezza e precarietà. Più volte si era ripromessa di andare avanti e far da sola; talvolta si convinceva, parendole che la sua solitudine le bastasse e che sapesse benissimo come accarezzarla. Soprattutto quando si trovava di fronte allo specchio che rivelava le sottili linee della sua femminilità. Tutto bastava a sé stesso, fino al momento in cui non ricevette la telefonata tanto attesa. da allora il suo cuore inizio a contare i giorni, le ore, i minuti e, finalmente, il momento era arrivato.
Eccola, l'auto. Svolta velocemente dall'incrocio, si avvicina alla casa con un rombo, come se volesse spazzar via col suo rumore, ogni secondo che ancora lì separava.
Mary, rossa, capelli ricci raccolti in un berretto da baseball, con due ciocche che scendevano ribelli e che le incorniciavano un viso chiaro e luminoso con due bellissimi occhi azzurri. Mary poteva essere una modella di un pittore preraffaellita. Bellissima ma insoddisfatta.
L'auto inchioda, motore caldissimo e ancora su di giri, lo sportello si apre, l'attesa era finita. Dall'auto scende Giulia, pelle d'avorio e chioma eburnea. Trafelata e con gesti veloci e decisi apre il portellone posteriore. L'autoradio pompava rock che riempiva la strada deserta e Giulia si volta verso Mary, si avvicina al porticato, la fissa negli occhi, accenna un sorriso.

"È lei Mary Dinquerque?"

"...si"

"Il suo pezzo di ricambio è arrivato. Ci dispiace molto per il disguido e la lunga attesa. Adesso potrà tornare ad usare la lavapavimenti senza problemi"

"...finalmente, ero stufa di attendere".

Racconti Della Buonanotte Per Babbi RibelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora