*questa oneshot doveva essere in realtà uno dei capitoli (non completati) di Embrace ma ho deciso di scrivere uno scenario più realistico; mi dispiaceva però cancellarlo definitivamente perciò... enjoy*
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Scesi dal taxi proprio di fronte al vialetto di casa mia, dopo anni di assenza tutto era rimasto come l'avevo lasciato sei anni prima. Per evitare che tutta la nostalgia mi investisse con innumerevoli ricordi della mia infanzia, mi diressi direttamente verso il porticato di casa Stilinski.
Volevo fare una sorpresa al mio migliore amico, perciò non gli dissi del mio ritorno. A dire il vero, nel corso degli anni Stiles ed io non ci scrivemmo quasi per niente, l'unica con cui mi sentivo regolarmente era Lydia. Avevo deciso di lasciare un po' di spazio a Stiles per fargli digerire la nostra rottura, ero stata stronza con lui quel giorno ma non ero certo un mostro.
Mi fermai davanti alla porta d'ingresso e, sedendomi sui gradini del porticato per non farmi vedere da Stiles, chiamai Noah col telefono.
Dopo pochi squilli mi rispose, "Sceriffo Stilinski, chi parla?"
Involontariamente, sorrisi alla voce dell'uomo che nel corso degli anni mi aveva cresciuto come una figlia e a cui io volevo bene come fosse un padre. "Sono Rose."
"Rose!" La sua voce si fece subito più arzilla. "Sei arrivata? Il volo è andato tutto bene?"
"Sì, tutto bene," ridacchiai immaginandomi il suo volto farsi da serio a spensierato in un secondo. Anche se all'epoca non voleva ammetterlo, Stiles è tutto suo padre in questi casi. "Sono arrivata ora a Beacon."
"Bene, sono contento! Ti ho lasciato una copia delle chiavi sotto lo zerbino," disse cambiando discorso. Subito mi girai come una contorsionista per cercare la chiave senza dovermi alzare. Tra i miei sbuffi e soffi, sentii lo sceriffo ridere di me dall'altra parte del telefono, specialmente quando trovai la chiave. "Trovata? Allora chiudo, è il momento che voi due vi riappacifichiate." Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, se non fosse stato per i rumori della stazione di polizia avrei pensato che mi avesse chiuso in faccia. "A proposito, stasera non torno a casa... mi sono dimenticato di dirlo a Stiles. Fammi un piacere, rimani con lui e controlla che non si riempia di schifezze."
Al sentire come ero tornata ad essere la balia del mio migliore amico mi venne da ridere. A ventidue anni ha ancora bisogno che qualcuno lo controlli. "Non ti preoccupare, lo tengo d'occhio io. Ora è meglio che vada, non voglio rubarti dal lavoro per così tanto tempo."
Chiusi la chiamato con lo sceriffo e mi alzai in piedi, pulendo i miei pantaloni dalla polvere e dalla terra che si era depositata sui gradini. Misi la chiave nella serratura e aprii la porta il più silenziosamente possibile, la cosa fu abbastanza facile perché in tutta la casa rintonava una canzone in una lingua a me sconosciuta (Forse è italiano?). Lo sceriffo mi aveva detto che Stiles aveva preso l'abitudine di cucinare con la musica in sottofondo ma che, proprio a causa della musica faceva sempre casini.
Dimmi quando tu verrai,
dimmi quando, quando, quando...
l'anno, il giorno e l'ora in cui
forse tu mi bacerai.
Lasciai la valigia all'ingresso e in punta di piedi andai in cucina. Stiles era davanti al lavello intento a lavare i piatti mentre canticchiava storpiando ogni parola della canzone. Con l'agilità di un ninja mi fermai dietro di lui, sbirciando oltre la sua spalla. È ancora più alto o sbaglio?
Ogni istante attenderò,
fino a quando, quando, quando...
d'improvviso ti vedrò
sorridente accanto a me!"Ciao," dissi facendogli cadere il cucchiaio che stava sciacquando. Stiles si girò di scatto, con le mani ancora bagnate (mi arrivarono persino degli schizzi), aveva gli occhi spalancati dallo stupore. Rimase a fissarmi per qualche secondo con la bocca spalancata: sembrava un pesce lesso. La scena mi fece ridere, "mi aspettavo un'accoglienza più calorosa."
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MOMENTUM || a collection of one-shots
Fanfiction❝ La vita è un'ombra che cammina, un povero attore che si agita e pavoneggia la sua ora sul palco e poi non se ne sa più niente. È un racconto narrato da un idiota, pieno di suoni e furore, significante niente. ❞ - William...