Prologo

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"....E destino narrò
che il mondo sarebbe caduto nel caos,
da esso ghermito
e con esso rinato
di una nuova e folgorante luce..."

Prologo

La luce al neon sfarfallò una, due, tre volte in un ronzio fastidioso e costante.

La mano della donna ondeggiò e l'unghia smaltata di rosso colpì in un gesto secco e scocciato il filtro della sigaretta accesa. «Se non si danno una mossa a sistemare quelle fottute lampade giuro che le stacco e gliele infilo su per il culo.»

Una risata bassa, roca e maschile, affiorò in risposta. Lo sguardo di lei saettò nel punto più lontano della stanza, verso quell'unico uomo che, a quanto sembrava, trovava la loro degradante situazione alquanto divertente.

Un'occhiata stizzita, «Ti fa ridere?» domandò ironica mentre il tabacco continuava a bruciare.

«Trovo divertente la tua capacità di infilare parolacce in ogni frase che dici, Marissa» spiegò facendo scorrere lo sguardo sul grande schermo al centro della sala che, oramai da anni, proiettava a intermittenza luci bianche, rosse e blu. Monitorava e trasmetteva una sola immagine: la costellazione del Toro. L'unico vero agglomerato di materia che valesse la pena guardare e temere. «Le stelle sono quasi in posizione.» sentenziò atono, staccando la schiena dal muro con un colpo secco, che fece ondeggiare come un pendolo il cartellino di riconoscimento appeso al collo.
Si mosse verso di lei con passo lento, sorpassando le scrivanie vuote, i registri delle nascite e i mappali delle aree urbane. «Agitata?»

Marissa diede l'ultima boccata di fumo senza staccargli gli occhi di dosso, squadrandolo come si farebbe con qualcosa di delizioso. La punta della sigaretta brillò un'ultima volta in un rosso scarlatto. Un ghigno, «Di scovare sette adolescenti in crisi ormonale?» ruotò di poco la sedia girevole e accavallò le gambe lunghe. La stoffa della gonna blu scivolò di lato, a scoprire uno spacco vistoso sul tessuto da cui si intravedeva il fodero del suo pugnale. «Direi proprio di no.» Lui la guardò e si piegò in avanti, facendo ondeggiare il cartellino che li vedeva come semplici operatori gas e luce. A quella vicinanza un pungente odore di dopobarba invase le narici della donna. «E' che gli adolescenti non riesco proprio a sopportarli, cazzo.»

Lui sorrise a mezza bocca e si chinò su di lei, indugiando sulla coscia nuda. «Sarà più facile di quel che pensi, te lo assicuro.» soffiò sulle sue labbra, «Basterà attendere i segnali...»«... ma adesso smettila di arrovellarti con tutti questi pensieri... e pensieri... stacca il cervello. Ti aiuto io.»

Di rimando lei gli sorrise, spense il mozzicone e catturò le labbra di lui fra le sue. Gli accarezzò la guancia ruvida e scivolò con le dita dietro il collo spesso, lì dove il tatuaggio nero del loro credo li marchiava e li univa per la vita.

Qualche scia di fumo continuava ad alzarsi dal posacenere, le luci al neon a tremolare e lo schermo a contare alla rovescia il momento in cui tutto, ancora una volta, avrebbe avuto inizio.

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