Il Lupo, la Volpe e la Lepre

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Lo ammetto serenamente: di mattina sono pigra e mi alzo quando il sole è già alto. Mi piace restare nel mio nido di coperte e cuscini anche se non ho realmente bisogno di dormire, rotolare da un lato e dall'altro finchè non trovo una posizione tanto perfetta quanto improbabile, e pisolare beata per un'altra oretta. Così, per il puro piacere di poter tirar lungo nell'attesa che Fatumastra si animi della solita, seppur noiosa, quotidianità.

La minaccia degli elfi, per quanto tremenda, non è una vera tragedia per me. Più che altro la considero un grosso problema a cui pensare che mi ha sconvolto i piani. Dopotutto le novità sono poche da queste parti e per me questo si traduce in una leggera insofferenza che mi porta occasionali umori alterni e lune storte.

Certo, mi sarei accontentata di qualcosa di meno teatrale della promessa di un elfo delle macerie di distruggere l'intera città, ma purtroppo a me non l'ha mai spiegato nessuno che bisogna stare attenti a quel che si desidera...

C'è un brontolio dolcissimo di fusa che sovrasta il baccano proveniente dalla gente in strada, impegnata ad aprire botteghe e negozi o fortificare la città, e qualcosa che mi fa il solletico in faccia. Socchiudo un occhio, venendo centrata in fronte dall'affettuosa testata di quella palla di pelo che mi sveglia così un giorno sì e l'altro pure.

<<Sì, ho capito, mi alzo...>> biascico scocciata sperando di sembrare credibile, togliendomi dalla lingua un po' del pelo che mi è finito in bocca, ma il gatto continua a fissarmi indifferente coi suoi occhioni gialli.

Si esibisce perfino in uno sbadiglio che mette in mostra i dentini appuntiti, per poi stiracchiarsi con studiata lentezza tutto tranquillo e soddisfatto di se stesso. Traduzione: so di essere troppo carino perché tu ce l'abbia davvero con me.

Mi sollevo appena dal materasso puntellandomi sui gomiti, ancora stesa a pancia sotto, scoccandogli un'occhiataccia. E poi nulla, alla fine resa incondizionata: gli affondo una mano nel pelo e comincio a coccolarlo, con le sue fusa che si intensificano al punto da farmi domandare com'è possibile che un esserino così piccolo riesca a fare così tanto casino.

A modo suo, è un bel buongiorno.

Almeno finchè dura, come mi ripeto ogni mattina. Il gatto che ora si sta sistemando il pelo a suon di leccate non è il mio gatto, è un randagio a cui da cucciolo ho curato una zampina che torna a farmi visita pur sapendo che posso offrirgli unicamente tante coccole e un posto sicuro in cui ripararsi.

Ignoro il mucchio di panni buttato per terra in un angolo, portare a lavare abiti insanguinati e strappati senza aspettare di far calmare le acque non è intelligente. Sarebbe un po' come mettersi addosso un cartello con su scritto a caratteri cubitali "salve, sono quella che vi ha fregato la roba nella notte, venite a prendermi!".

Decidere cosa mettere la mattina non è affatto un problema. Evito il più possibile le gonne e nel baule ho solo vestiti piuttosto comuni, ognuno scolorito diversamente. Di fatto anche se mi vesto di nero, ho sempre addosso almeno tre o quattro sfumature diverse. Un po' perchè è il mio colore preferito, un po' perchè aiuta a mimetizzarsi e passare inosservata non torna utile solo sul lavoro ma anche nella vita di tutti i giorni.

Ho il sentore che oggi potrei aver bisogno di stare comoda, per cui finisco con lo scegliere il miglior paio di pantaloni che ho e una maglia che possa nascondere bene il braccio bendato. Dopo un paio di minuti spesi a rovistare ne trovo una con le maniche così lunghe da coprirmi anche le mani fino alle nocche.

Una delle regole d'oro di quest'arte: se non hai un alibi, nascondi tutto ciò che può accusarti.

Indosso i miei monili e dopo essermi tolta lo sfizio di provare il cristallo, soltanto per vedere come mi sta prima di riporlo nel cofanetto in cui conservo i trofei delle mie scappatelle notturne e altri ninnoli, mi do un'ultima controllata allo specchio. Purtroppo il vetro rovinato pieno di graffi e macchie distorce il riflesso, ma a me interessa soprattutto vedere se ho lividi o graffi in faccia che possano far sospettare che stanotte ho fatto un po' di straordinari.

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