Messer Cortese

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Riapro gli occhi senza ricordare di averli chiusi, la testa leggera come se finora si fosse fatta un giro fra le nuvole. Non sono affatto riposata come se avessi ripreso coscienza dopo la trance, mi sento confusa, certa che mi manchi un pezzo fondamentale della giornata.

C'è una lampada, ma non è una mia abitudine tenere la luce accesa. Il buio non mi causa alcun problema, e se pure non fosse così difficilmente posso permettermi una regolare scorta di candele e olio.

Pure il letto non va, non è quello giusto. Comodo lo è senz'altro, ma non è quello che mi sono inventata arrangiandomi con ciò che ho trovato. Non c'è traccia del pelo di Nero sulle coperte, non c'è fisicamente Nero a impellicciare tutto quanto...

Oh, questa non è camera mia. Riconosco la disposizione dei mobili: sono nella locanda di Antonicus.

Poso i piedi su pavimento vicino a dove qualcuno ha ordinatamente riposto i miei stivali, sforzandomi di ricordare che ci faccio qui mentre li calzo. Che ore sono?

Istintivamente mi giro in direzione della finestra, ma... chiusa. Qualcuno ha chiuso le imposte e per buona misura l'ha barricata contro gli elfi delle macerie come il resto degli edifici in città. Mi devo accontentare di sbirciare da uno spiraglio scoprendo che il sole probabilmente è tramontato da poco, un'oretta al massimo.

Prevedibilmente scopro che anche la porta è chiusa. Una veloce occhiata dal buco della serratura però mi fa ben sperare, non hanno lasciato una chiave inserita. Potrei...

<<E ti pareva!>> sbotto a mezza voce, scoprendo che i grimaldelli sono spariti dalla manica.

Vacillo per un istante, preda di un piccolo capogiro. Mi sa tanto che comincio ad avere qualche mezza idea delle ore che mi mancano, credo di avere un bernoccolo che sono piuttosto sicura non fosse lì prima di approfondire la conoscenza con quelle tre. E per quanto assurdo quasi preferisco che sia successo, detesto non sapere... figurarsi non ricordare!

Unico problema, ora che sono certa di averle prese mi assale un dubbio atroce nel ricordare che Galgith ha avuto ottimi riflessi nell'acciuffarmi una volta per tutte e al tempo stesso la pessima idea di farlo afferrando la prima cosa che ha avuto a disposizione; perché non ho la minima idea di cosa posso aver combinato stavolta.

Lo so perfettamente, è una scusante troppo comoda... ma vera purtroppo. Non reagisco bene quando mi toccano i capelli. Ci sono i momenti "buoni" in cui tutto sommato riesco a mantenere un certo controllo per quanto la faccenda resti poco piacevole, e ci sono i momenti peggiori in cui poi devo fare i conti anche con tutti i danni capitati nel frattempo. La mia prima nottata al fresco ad esempio era stata piuttosto tragicomica sotto questo aspetto, ero più dispiaciuta di aver parcheggiato una certa dose di calci e lividi prima che riuscissero a calmarmi che non del fatto di essermi fatta beccare con le mani nella marmellata come i pivelli.

Faccio mente locale, cercando di scacciare il pensiero, se quella... o forse meglio" quello"...?

Oh, insomma, Galgith sicuramente avrà avuto a che fare col peggio delle classi criminali, qualsiasi cosa sia successa deve essere indenne se mi sono risvegliata qua dove la sua compagnia ha stabilito il quartier generale. O almeno spero.

<<Dai... staccati!>>

Certo anch'io ho certe pretese mica da ridere, cercare di schiodare l'asse dal telaio della finestra quando la mia forza è specie più mitologica della fenice che sta in piazza...

Per testardaggine punto pure un piede sul muro sperando di ottenere qualcosa, e sì, a quel punto i chiodi cedono ma allo stesso tempo finisco dritta in terra mezzo metro più in là. Bene così, un tonfo del genere l'avrà sentito distintamente perfino Padre Calliano giù alla chiesa!

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