Rivelazioni

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Tra tutti gli eventi negativi che mi sono capitati duranti il corso della vita,la morte di mia madre è stato quello che mi ha segnata e scossa di più.
Avevo appena compiuto  12 anni quando la sua macchina uscì fuori strada mentre stava tornando a casa, andando a sbattere conto un albero e uccidendola sul colpo.
Ricordo ancora quando mio padre venne a darmi la notizia della sua morte.
  Era estate e io ero fuori a giocare con alcuni amici a nascondino;lui uscì di casa e venne a chiamarmi
“Anna, devo dirti una cosa” mi disse con la voce che a tratti si spezzava.
Mia madre mi aveva insegnato a non far aspettare le persone quando ti chiamano, quindi salutai i miei amici e seguii mio padre dentro casa.
Lui mi fece sedere sul divano del salotto e, dopo aver fatto un po’ di giri di parole, mi disse che mia madre non c’era più.
Non poteva essere vero; la mia mamma non mi avrebbe mai abbandonata.
Mi abbracció e scoppiammo a piangere insieme, stretti stretti l’uno all'altro.
Era la prima volta che vedevo mio padre piangere.

Dopo la morte di mia madre cambiai profondamente; mi chiusi sempre più in me stessa, lasciando entrare nel mio “nuovo e piccolo mondo” solo mio padre, al quale mi stavo sempre più affezionando.

Anche mio padre era cambiato, anche se non lo dava a vedere forse per evitare di passare per un debole, nonostante lui sia tutto tranne che una persona priva di forza, sia dal punto di vista fisico che da quello morale e caratteriale.

Io e mio padre iniziammo a passare sempre più tempo insieme, e piano piano creammo un rapporto molto stretto e intenso, uno di quei rapporti che tutti sognano di avere con i proprio genitori, soprattutto durante la fase adolescenziale, quando ti senti il padrone del mondo e ti sembra che tutto ti sia dovuto.

Dopo un po’ inizia a notare dei comportamenti strani in lui : riceva chiamate a tutte le ore, rientrava spesso a casa tardi, si incontrava sempre con le stesse persone ;”
Sono amici” mi diceva, e io pensai che facesse ciò per metabolizzare le perdita di mia madre e cercare di andare avanti, andare avanti per me, per noi.

Tutto sembrava star tornando alla normalità, ma una notte lui mi sveglió “Anna, svegliati”.
Io aprii gli occhi di soprassalto, non riuscendo a capire il motivo per il quale mi avesse svegliata a quell'ora della notte
“Che c’è?” chiesi infatti, con la voce impastata dal sonno
“Tu non preoccuparti” mi disse “Papà deve fare una cosa. Cambiati e vieni di là" aggiunse prima di uscire dalla mia camera.

Io scesi subito dal letto, indossai una tuta dell’Adidas rossa e andai in camera di mio padre “Sono pronta” dissi, e salimmo in auto.

Durante il viaggio in macchina non parlammo molto, ma io cercai di decifrare qualcosa dal suo volto, ovviamente senza riuscirci; era molto bravo a non lasciar trapelare nulla, neanche le sue emozioni.

Dopo circa 30 minuti di viaggio arrivammo in un casolare abbandonato in una zona di campagna non molto frequentata.
Notai subito la presenza di altre auto intorno al casale.
Non sapevo cosa stesse succedendo e, se devo dire la verità, ero un po’ spaventata.

Mio padre si avvicinò al casolare e parcheggió l’auto.
Lo guardai con aria abbastanza preoccupata.
“Papà” lo chiamai
“Stai tranquilla” mi disse sorridendomi “Papà , ho paura” gli dissi mentre stava scendendo dall’auto. Lui richiuse  lo sportello e mi guardò dritto negli occhi “Ascoltami Anna” mi disse “Devi farmi una promessa”
“Che cosa?” chiesi
“Devi promettermi che non mostrerai mai a nessuno di avere paura, anche se ne hai tanta” mi disse;  quello era l’insegnamento migliore che mio padre potesse darmi, e io cercai di non infrangere mai quella promessa.

Scedemmo dall’auto e andammo dagli uomini.
Mio padre ne salutó un paio e poi entrammo nel casolare.

Ancora non capivo cosa stesse succedendo, non sapevo che mio padre avesse dei rapporti con la mafia e non immaginavo neanche lontanamente che lui fosse uno dei boss più importanti, “famosi” e anche più ricercati, uno di quelli che nei film (e anche nella realtà) la polizia cerca sempre di prendere e sbattere in galera.

Riuscii a capire solo quando quelli uomini iniziarono a parlare di tutto ciò che adesso so, compreso il ruolo di mio padre in quel momento.
Come avessi fatto a non accorgermi prima di ciò, non lo so.

Di quell’incontro ricordo solo le parole che mio padre mi disse quando tornammo a casa
“Tutto ciò deve essere un segreto” disse, come se non lo sapessi già.
Avevo solo dodici anni, ma riuscivo a capire cosa si dovesse dire e cosa dovesse essere un segreto.
Il rapporto con mio padre dopo quella sera non cambió; credo che lui si aspettasse il contrario, in quanto mi chiedeva sempre se stessi bene.
Ma io già allora ero forte, e non avrei lasciato andare via l'unica persona che mi rimaneva.

Anni dopo, quando io avevo 17 anni, mio padre venne arrestato e condonato a 24 anni di carcere; ad oggi ne ha scontati 6.

Dopo il suo arresto, non avendo parenti in vita, andai a vivere in un centro dove vi erano altri ragazzi che, come me, avevano i genitori in carcere o stavano attraversando un brutto periodo, legato principalmente all'uso di sostanze stupefacenti.
Io chiedevo ogni giorno di vedere mio padre, una volta scappai anche per andare da lui, ma tutti mi negavano di farlo
“È l’unico modo per impedirti di diventare come lui” mi dicevano, ma loro non sapevano che io fossi già diventata come lui; il suo arresto, infatti, aveva portato a avere le sue zone di comando senza nessun controllo, per cui, anche per evitare di far scoppiare una guerra, fui io a prendere il posto di mio padre, con l’aiuto di alcuni suoi “collaboratori”.
Da quel giorno, quindi, tenni io le “redini”, presi io il posto di mio padre.
Con gli anni, con molta fatica, mi feci sempre più strada in quel mondo governato soprattutto da uomini, fino ad ottenere l’appellativo di “l’Imperatrice”.
Quindi passai da essere Anna, una ragazza “normale”, a diventare l’Imperatrice, una delle persone del mondo della mafia più conosciute e temute.
Fin da piccola, infatti, avevo sempre desiderato diventare qualcuno; non mi importava di essere "buona" o "cattiva", ma semplicemente qualcuno, una di quelle persone che tutti conoscono e alla quale portano rispetto.
Dopo molta fatica ero riuscita a farmi largo in quel modo, governato da pistole, sangue e maschilismo, e a realizzare il mio desidero più grande.
E ciò mi piaceva molto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 24, 2019 ⏰

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