Luca

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Decisi che sarei andata da Luca.
Non sapevo come mi avrebbe accolta, soprattutto dopo la conclusione del nostro ultimo incontro, ma Andrea aveva bisogno di un posto in cui stare,e sicuramente quel posto non poteva essere la mia macchina.
È proprio questo che intendo quando dico che lui mi ha cambiata: il fare cose che, se fossi stata sola, non mi sarei neanche sognata di fare; in un'altra vita avrei risolto tutto da sola, non avrei mai chiesto aiuto a nessuno, figuriamoci a un uomo che mi si era avvicinato con l’inganno e che non aveva avuto neanche il coraggio di parlarmi sinceramente; ma da quando c’è Andrea nella mia vita ho imparato a mettere da parte l'orgoglio e a chiedere aiuto.
Posteggiai l’auto in una viuzza dietro casa di Luca, un posto nel quale non avrebbe dato troppo nell’occhio: non volevo farmi scoprire ancora prima di aver fatto qualcosa.
Scesi, avvolsi Andrea in una copertina per proteggerlo del freddo e mi incamminai verso casa di Luca, facendo attenzione a non farmi vedere da nessuno.
Faceva freddo, ma in quel momento non diedi molta importanza alla temperatura esterna.

Arrivai sull’uscio della sua casa dopo poco. Per un momento mi passó per la mente l’idea di tornare all’auto e andare via, fare uno dei miei soliti colpi di testa, ma poi pensai che lo stavo facendo per Andrea; per lui avrei fatto tutto, anche piegarmi in questo modo.

Dall'esterno vidi la luce del salotto accesa “Starà lavorando su di me” pensai. Bussai alla porta dopo aver fatto un profondo respiro.
Mi morsi il labbro inferiore dopo averlo fatto, proprio come facevo da piccola quando sapevo di aver combinato un guaio. Quando avrei voluto tornare bambina, vivere spensierata e senza pensare al male che c'è nel mondo.
Al male che tu crei.
La mia vocina interiore non poteva trovare momento migliore per farsi sentire.

Luca mi aprì quasi subito. Aveva indosso ancora la sua informe; era rientrato da poco.
Davo veramente così tanto da fare?

Quando mi vide non riuscì a trattenere un’espressione di stupore: tutto si sarebbe aspettato, tranne di vedermi piombare in casa sua a quell'ora:sapeva che avrei preferito morire piuttosto che supplicare qualcuno per ottenere qualcosa, ma se pensava che lo avessi fatto anche quando c'entrava Andrea si sbagliava di grosso.
Tenevamo entrambi gli occhi bassi fissi sul pavimento, come se il solo contatto visivo avesse avuto il potere far rinascere in noi quella passione travolgente che ci aveva portato a compiere molti, troppi, errori.

“Posso entrare?” gli chiesi, e lui mi fece spazio.

Dentro casa mi scrutó ancora un po’, forse per assicurarsi che non fossi armata.
Secondo te non sa che lo sei?

“Cosa ci fai qui?” mi chiese. Cosa avrei potuto rispondere? “Sai, mi stanno cercando per farmi fuori e avrei bisogno di un posto in cui stare prima di sparire per sempre?”
No, troppo dialogo da film poliziesco. Anche se, dopotutto, la storia della mia vita avrebbe potuto rappresentare lo spunto perfetto per un film di quel genere.

Mentre pensavo a qualcosa  da dire, Luca si avvicinò al tavolo del salotto prendendo in mano una foto segnaletica, la mia foto segnaletica

“Sono venuta bene”dissi quando la vidi

“Riesci a fare la seria per più di un secondo?” chiese lui con tono seccato, e io abbassai lo sguardo pensando alla cazzata che avevo appena detto

“Domani questa foto l’avranno tutti i commissariati della zona, e sai cosa ci sarà scritto accanto al nome? Ricercata per fuga e rapimento di minore
Non potevo crederci.
“Luca, io accetto tutto, ma nessuno può dirmi di aver rapito un bambino”

“Ah no?” disse guardando Andrea

“Cosa cazzo stai dicendo?” chiesi, poggiando Andrea sul divano sul avere le mani libere

“Dico che tu non sei nessuno per la legge” risposi

“Me ne sbatto della legge Luca” dissi.
Adesso stavamo urlando

“Ah si, te ne sbatti? Beh, io non mi sbatto del fatto che, se qualcuno dovesse trovarti qui, io finirei nei guai; perché, fino a prova contraria, io ci lavoro nella legge” rispose lanciando nuovamente la foto segnaletica sul tavolo

“Togliere un bambino a sua madre la chiami legge?” gli dissi

“Anna, ragiona, pensa a tuo figlio: che vita gli daresti? Lo costringeresti a diventare un boss, uno che passa la vita in galera” mi urló
Lo costringeresti a diventare come te, come la persona che tuo padre non voleva diventassi
“L’ho sempre tenuto fuori da tutto ciò, e continuerò a farlo”

“Sai che ti sarà impossibile farlo. Cazzo Anna, vuoi capirlo che ti stanno cercando tutti e che se ti perdono finisci in carcere? Chi penserà a tuo figlio allora? Oppure credi che te lo lasceranno tenere? "

“Io posso uscirne" continuavo a replicare

“Anna, tu sei una delle persone più importanti  e pericolose del mondo della mafia, tu stessa sei la mafia, vuoi capirlo?” mi chiese poi “Devi consegnarti,  ti proteggeremo”

“Mi proteggerete? E come, togliendomelo di nuovo? No, io non faccio più niente per voi"

“Ma che razza di madre sei? Metti il tuo bene davanti quello di un bambino, davanti quello di tuo figlio!” mi urlò.

A quel punto gli tirai uno schiaffo.
Mi si poteva dire tutto, tranne che non fossi una buona madre, quello non lo accettavo.
Avevo fatto di tutto per mio figlio, ed ero pronta a continuare a farlo.
Mi importa solo di lui adesso.

“Senti, io sono un poliziotto e tu una mafiosa in fuga” disse guardandomi dritto negli occhi “Forse la più influente in quel mondo. Devo arrestarti” aggiunse

“Quando scopavamo non ti importava di chi fossi"

"Anna..."

"Forza dillo, dillo che sei stato con me solo perché dovevi, solo perché eri sotto copertura e dovevate mettermi dentro”

“Non rendere tutto più difficile”.
Lo vidi tenersi la faccia con entrambe le mani, come se non sapesse più cosa fare.
Cuore e cervello in lotta, bel casino

Io mi avvicinai al divano e ripresi in braccio Andrea “Va tutto bene amore” gli dissi stringendolo al collo

Mi ero già avviata verso l’uscita quando Luca mi chiamó

“Dove vai?” mi chiese

“A cercare un albergo” dissi “E sperare che gli Eschinio non mi trovino” aggiunsi

“Per te è troppo pericoloso stare là fuori”  “Sei sempre una mafiosa, ma se ti prendono prima loro ti uccidono; e uccidono anche Andrea”.
Mio figlio ero il mio punto debole e lui lo sapeva; il pensiero che gli potesse succedere qualcosa per causa mia mi spaventava a morte.
Durante quelli anni avevo compiute cose inimmaginabili, avevo conosciuto i boss più importanti del mondo, avevo ucciso senza pensarci due volte; ma il mio sangue freddo smetteva di esistere quando qualcuno metteva di mezzo mio figlio, il mio bambino.
Se la prendessero pure con me, non mi importava; ma lui dovevano lasciarlo fuori

“Che dovrei fare allora?”

“Per il momento rimani qui,ma da adesso si fa come dico io; e soprattutto non fare cazzate, che adesso a rimetterci siamo in due"

Feci segno di sì con la testa e lo abbracciai. Nonostante tutto, il suo abbraccio mi era mancato.
Il suo abbraccio o lui?

“Però devi raccontarmi tutto” disse quando ci staccammo, dopo un tempo che mi sembró essere infinito
È così quando si sta con chi si ama.
Ma io non lo amo, come posso amare la persona che mi ha fatto più male?

La ragazza di vetro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora