7. Possessione

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Dopo essersi svegliato da solo e con le tempie doloranti per il mal di testa, Harry, infilatosi i primi pantaloni a quadri che ha incontrato sul pavimento, strascica i piedi fino alla lontanissima cucina.

Louis, come qualche altra mattina a quella parte, gli ha lasciato la colazione sul tavolo.

Stavolta è una torta di mandorle caramellate e un succo all'ananas dal colore improbabile.

Harry finisce tutto in silenzio, la casa è vuota e triste quando Louis non la riempie con i suoi sbalzi d'umore.

Harry si ritrova da solo, intrappolato tra le mura soffocanti del proprio appartamento, con una bottiglia di birra ghiacciata tra le mani e Silver che gli fa le fusa sulla pancia.

Louis é via da ore, ma lui non lo sta affatto aspettando.

Non ha nemmeno acceso la TV Harry, non si è nemmeno lavato, non ha nemmeno spulciato i messaggi ricevuti sul cellulare.

In quel frangente, da solo con la sua gatta, Harry si ritrova a mettere in discussione quello che sta facendo da mesi ormai con Louis.

Harry si bagna le labbra con la birra chiara e sospira.

Senza Louis nei paraggi si sente perso, e non perché Louis gli dia stabilità emotiva o lo faccia stare meglio, si sente perso perché sono ormai due mesi che non fa altro che stargli dietro.

Si sente perso perché quando Louis non è a casa non può controllarlo, non può contare le pillole che ingoia, non può preparargli la cena e non può, ovviamente, farci sesso.

Harry comincia a mettere in discussione la sua morbosa attrazione per quel ragazzo, si dice che non é una cosa normale, che non può andare avanti così.

Ed è la prima volta, da quando Harry lo conosce, che il riccio pensa che, davvero, dovrebbe mettere fine a quella strana "relazione", prendere le proprie cose e fuggire via.

Poi però, alla fine, Harry si fa scivolare quei pensieri addosso e si rimette ad accarezzare il pelo corto e rosso di Silver.

Harry ha pranzato da solo.

Louis non è rientrato nemmeno per mangiare insieme a lui.

Il riccio sparecchia a testa bassa la tavola, è tutto il giorno che quella casa è silenziosa e quel silenzio comincia davvero a dargli sui nervi.

Louis non è affatto un ragazzo normale, ma, alla fine se si chiude un occhio, è esattamente come tutti gli altri ragazzi della sua età a cui piace fare sesso, che bevono, si drogano per divertimento e si approfittano di ragazzini facilmente impressionabili solo per evitare di cadere in un baratro di vergogna e oscurità.

Louis passa da casa sua prima di tornare dal riccio, sono le cinque del pomeriggio ed è dalle sei di quella mattina che é fuori, Harry sarà arrabbiato, pensa grattandosi la leggere barbetta sul mento.

Louis entra nel suo garage, l'odore di olio per motori e copertoni usati gli fa girare la testa.

Recupera un paio di chiavi dal mobiletto posto all'entrata del garage e fa penzolare il portachiavi di cuoio per controllare che siano le chiavi giuste.

Va verso una Porsche nera, lo stemma sul cofano luccica, sale sull'auto e parte.Il motore romba.

Louis parcheggia davanti al palazzo dove abita Harry, chiude la macchina, s'infila la chiavi in tasca e si liscia le pieghe dei pantaloni beige arrotolati sulle caviglie.

Fa un respiro ansioso e sale le scale.

Quando Louis apre la porta é come se un calore familiare lo colpisse allo stomaco.

Cinquanta SterlineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora