3- Desideri appagati

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Sentiva il desiderio crescere nuovamente in lui, bisognoso di trovare sfogo nell’unione eterea e corporea con Nami.

Passandole gli avambracci sotto le cosce, le sollevò maggiormente le gambe, portandole il bacino a contatto con il suo per farle sentire quanto la voleva.

- Ripetilo se ne hai il coraggio…mocciosa!- la stuzzicò, strusciando la punta del membro contro l’entrata della sua femminilità.

- Non è…giusto…!- mugolò affannata - Perché tu puoi…insultarmi…e io no?-

- Non ti stavo insultando: sei la mia mocciosa, dovresti saperlo. Io però non sono un marimo! È il cuoco che mi chiama così, e sentirlo dire da te in un momento così intimo mi fa senso…- arricciò il naso, pensando alla figura del cuoco che si sostituiva con quella di Nami.

- Come dovrei chiamarti, allora?- poggiò la testa contro la sua spalla.

- Ho un nome, sai?- ghignò - Ma se proprio ci tieni a chiamarmi in modo affettuoso…preferisco il nomignolo che usi di solito!-

- Uhm…- finse di pensarci su - Buzzurro, per caso?-

- Esatto- si compiacque della risposta - E adesso dimmelo…- le sussurrò rauco a un orecchio, riprendendo a strusciare la sua erezione contro la femminilità di lei.

Voleva farla impazzire, farle provare un piacere che non avrebbe dimenticato facilmente.

Sapeva che non avrebbero avuto molte occasioni di trascorrere dei momenti così, e per questo mirava a trascorrergli al meglio.

Non andava sprecato nemmeno il più piccolo secondo.

Di giorno non avrebbero potuto fare nulla, perché lui aveva i suoi allenamenti e i loro compagni erano sempre nei paraggi; di notte c’era il rischio che qualcuno sveglio per il turno di guardia li sorprendesse, senza contare che lui stava in palestra fino a notte fonda.

Con una vita così, su una nave pirata, non si poteva pretendere di fare i piccioncini tutto il giorno.

Dovevano scegliere i momenti opportuni e farne tesoro, proprio come stavano facendo in quel bagno.

- Ah!- si lasciò andare ad un sospiro di piacere, mentre sentiva i suoi umori inumidirle nuovamente le pareti - Bu…buzzurro…-

- Brava- sorrise compiaciuto - E adesso cosa vuoi che faccia?- le chiese, sempre sussurrandole sensualmente le parole all’orecchio, senza interrompere la tortura che stava compiendo con il bacino.

- E…- ingoiò a vuoto, morendosi le labbra incapace di parlare - Prendimi! Fammi tua!- si lasciò andare.

- Spiacente…- sogghignò sadico - Prima devi finire di lavarmi i capelli!-

Diminuì le distanze dei loro corpi, per permetterle di staccarsi dal muro sul quale l’aveva addossata.

Reggendola fra le braccia, ricamminò fino alla vasca, entrandovi malgrado l’acqua ormai fredda.

- Sei un vero bastardo!- gonfiò le guance, rosse per il piacere provato fino a poco prima.

Con quell’espressione sul volto sembrava davvero una mocciosa in preda a un capriccio!

Malgrado non sopportasse gli atteggiamenti troppo infantili, adorava stuzzicarla per vederla imbronciarsi.

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