Capitolo Uno

722 18 2
                                    

Niall'point of view

Come ogni mattina, ero seduto nel tavolino in fondo a destra accanto alla finestra del bar Delice, a osservare la gente. Nessuno si accorgeva di me,che li guardavo per un limitato numero di minuti. Conoscevo ormai Momò, il ragazzo che ogni mattina alle sette e trenta,puntualmente ,regalava una rosa a Beatrice. Ma purtroppo oggi lei non c'era. Conoscevo Layla la cameriera,solare,simpatica e..carina. Aveva un debole per me. Ma io,non per lei.

Poi c'era Renzo,l'italiano dall'accento francese.

Poco tempo fa mi raccontò che quando era piccolo partiva spesso con i genitori. E all'età di dieci anni si trasferirono a Parigi per poi venire a stare qui a Liverpool otto anni dopo. No che non sappia parlare l'inglese,ma confonde ancora alcune parole col francese.

Oggi la gente sembrava essere più calma del solito. Sono solo le otto del mattino, di solito c'è chi corre a destra,chi a sinistra. Ma oggi c'è più serenità tra le strade di Liverpool.

Ma intravedo, nel marciapiede di fronte al bar, una ragazza su per giù una ventina d'anni. Alta,magra, capelli rossi ramati  con la ricrescita castana,occhi marroni,segnati da una sottile linea di eyeliner intorno,piercing nel labbro inferiore e uno nel sopracciglio.

Indossa una canottiera nera e una camicia nera e rossa a quadri,con le maniche allungate. Jeans stretti e strappati,scarpe da ginnastica,bianche.

Le solite ragazze punk.

Lei è al telefono con qualcuno. Piange e urla dall'altro lato della strada,ma sembra averla a due passi da me.

Riesco a pensare solo una cosa: È bella.

La immagino senza quei piercing e con meno tatuaggi,ma anche cosi mi piace.

Cerco di raggiungerla appena noto che lei,adesso,ha bloccato al telefono e mi sta fissando.

Sono a pochi centimetri da lei.

<<Che hai da guardare?>> chiede lei. Il solito modo sgarbato tipico di gente come lei.

<<Ho notato che ti disperavi fino a qualche minuto fa..>> le prendo la mano e gliela lascio dopo pochi secondi. Ho avuto una scossa in tutto il corpo. E anche lei, sembra averla presa.

<<volevo chiederti se hai bisogno d'aiuto.>>

"Ma che fai?" parla il mio subconscio. <<No,non ho bisogno di niente...a meno che tu non possa offrirmi un posto dove dormire senza avere niente in cambio.>> abbassa lo sguardo e lo rialza poco dopo essersi passata la mano negli occhi. <<puoi venire da me.>>

"Ma che stai dicendo? Potrebbe essere un serial killer e tu la inviti a passare la notte a casa tua? C'è Beatrice a casa!" il mio subconscio aggiunge.

<<Sempre che tu non mi tocca!>> continua. <<Non sono un maniaco, e con una come te non ne avrei voglia anche se.>> lei non parla dopo ciò che ho detto. <<andiamo..>>. Mi segue fino alla macchina, le apro lo sportello del sedile del passeggero e aggiunge con voce roca e sgarbata <<posso farlo da sola. Non sono una bambina.>> si riferisce allo sportello. Alzo le mani in segno di difesa, e lascio a lei il compito di chiudere lo sportello mentre io entro dall'altro lato.

A metà strada ancora non so il suo nome, e suscita in me molta curiosità. Come ho fatto a non pensarci prima? <<Io sono Niall...comunque. Tu come ti chiami?>> lei sta zitta per almeno dieci minuti. Poi risponde <<Giulia.>> che fa,se lo sarà inventato? Perché ha esitato per cosi tanto tempo per  rispondere a una domanda cosi banale? Buh. Non lo so. <<Quanti anni hai?>> chiedo mentre fermo l'auto. <<Vent'uno. E tu?>> rido,esco dall'auto e vado per aprirgli il suo,ma lo fa lei prima di me <<ventitré.>> lei mi guarda per un po,mi toglie gli occhiali da sole dal viso e se li mette lei. <<Sembri più piccolo. Non dimostri ventitré anni.>> alza le spalle e si sposta nel marciapiede lasciando a me il compito di chiuedere lo sportello.

<<È una cosa positiva,no?>> chiedo io mentre l'ascensore ci porta al nono piano. <<Uh?>> lei sembra non capire la mia domanda <<dico: sembrare più piccolo della mia età.. È un vantaggio, no?>> la vedo annuire e portarsi i miei occhiali sopra la testa. Attraversiamo il lungo corridoio per poi arrivare a destinazione. Apro la porta di casa e la lascio entrare prima di me.  Si ferma poco più avanti di me. La raggiungo nell'atrio del salotto. Lei si guarda intorno e dopo un po aggiunge <<wow. Non me lo aspettavo. Non credevo che un ragazzo come te potesse possedere una casa cosi..>> la guardai e risi <<già, questa casa me l'hanno data in eredità i miei genitori. Ne avevo bisogno..>> mi guardò per un po troppo tempo. Lei feci vedere tutte le stanze, escluse due. Quella di Beatrice e la mia camera da letto.

Dopo un po decisi di entrare nella camera di Beatrice, volevo vedere se stava meglio.

Bea era distesa nel letto con le coperte  di sopra e accanto c'era Tori,la badante. Quando Bea mi vide, si mise in piedi nel letto è urlò <<Papà!>> le andai in contro e la strinsi forte tra le mie braccia.  Tori si alzò e mi salutò <<Buon giorno signor Horan>> mi sorrise <<Buon giorno a te>> ricambiai. Bea aveva le braccia intorno al mio collo,presi la coperta e gliela poggiai addosso. Non doveva prendere freddo! Dopo averla presa in braccio mi indirizzai verso il salotto dove Giulia ancora mi aspettava.

Appena mi vide si alzò subito dal divano, Bea girò la testa e vide Giulia. Quelle due si guardarono e poi Bea mostrò un sorriso a trentadue denti. <<Mi piace! Mi piace! Mi piace!>> capisco a cosa si riferiva. Bea non ha mai avuto una madre come riferimento. E la mattina restavamo a guardare la gente dal bar e provare ad immaginare se qualche ragazza sarebbe stata in grado di crescere una bambina come lei. Ma a Bea nessuna stava simpatica e tanto meno le piaceva.

Però quando vide Giulia gli occhi le si illuminarono. A cinque anni era già in grado di capire di chi potersi fidare e di chi no. "Ma cosa pensi? Che Bea abbia capito che siete fatti l'uno per l'altra? Che idee ti metti in testa?" provai a zittire il mio subconscio tossendo.

<<e lei chi è? La tua sorellina?>> chiese Giulia sorridendole. Bea rise e io di conseguenza. <<no,lei è mia figlia.>> nella stanza calò il silenzio. Giulia guardava me e poi Bea scrutandoci,per vedere se in noi trovava un minimo di umorismo. Si accorse che non stavamo scherzando dalle facce serie.

<<oh. O-okay. E come ti chiami?>> le sorrise,di nuovo. <<Io sono Beatrice>> rise <<è un bellissimo nome Beatrice>> continuò Giulia. <<e quanti anni hai?>> Bea le mostrò una mano e cinque dita aperte per farle capire quanti anni aveva Giulia rise,le prese la manina e le disse <<sai,sei una bambina molto sveglia! Io comunque sono Giulia..e ho vent'uno anni>> Bea guardò me con aria interrogativa poi guardò Giulia. Io risi per le sue facce buffe <<come il mio papà?>> mentre guardavo Giulia,e Giulia guardava me risposi <<no, il tuo papà ne ha ventitré. Ha due anni in più di questa ragazza>> sorrisi. Notai che dietro di me c'era Tori <<lei è la badante,Tori. Ma per noi è come se fosse di famiglia. Le vogliamo tanto bene. >> Tori sorrise e poi rispose <<anche io vi voglio bene, signorino Horan. Vorrei chiederle cosa vi andrebbe di mangiare stasera,la ragazza si ferma qua?>> Ero ancora bloccato a fissare Giulia la quale non esitò a dirmi <<evita di guardarmi ancora!>> mi girai ridendo e poi risposi <<si, si fermerà per qualche notte qua. E potremmo ordinare una pizza!>> Bea sussultò tra le mie braccia,alzando le mani in alto e urlando <<Si! La pizza!>> prolungando la A finale di pizza. Mentre io e Giulia eravamo bloccati ancora nei nostri sguardi. Eh già,a volte gli sguardi valgono più di mille parole.

&quot;Hey,Papà&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora