1. The sound of a violin

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Era un mercoledì di settembre e l'autunno già incombeva sul paesaggio, le giornate, ormai da qualche tempo, erano caratterizzate da cieli grigi con nuvole biancastre. Gli alberi avevano iniziato a spogliarsi delle loro foglie secche dalle tonalità giallastre scuro, foglie che si staccavano dai rami e che volavano via a causa del vento che soffiava.

La scuola, per tutti gli studenti, era già incominciata da qualche giorno e così, ogni mattina, le strade di Firenze si erano riempite di ragazzi che camminavano disattenti verso esse.

C'era chi riusciva ad organizzarsi la mattina per incontrarsi in qualche grande piazza per poi raggiungere i vari edifici in compagnia, chi abitava lontano e utilizzava i vari mezzi di trasporto disponibili e chi andava a piedi da solo, accompagnato dal telefono e i propri passi strascicati al terreno.

In fatto di scuole, Firenze ne aveva anche di una certa importanza e fama, molti ragazzi venivano anche da molto lontano anche solo per ricevere una buona istruzione.

E da qualche decennio era stata costruita una scuola, più precisamente un'accademia, che da qualche anno aveva cominciato ad attirare l'attenzione di molti studenti liceali.

Era stata un'innovazione a quel tempo, una scuola diversa dalle altre, che tendeva di più verso una tradizione simile a quella americana, quella che molti adolescenti sognavano.

L'Accademia delle sette arti di Firenze.

Era un grande edificio tutto in pietra beige che si ergeva nella zona del centro di Firenze, vicino all'antica piazza di Santa Maria Novella, aveva una vistosa entrata e un modesto giardino interno.

All'inizio, essendo che molti genitori erano stati scettici all'innovazione e al tipo di istruzione che quella scuola avrebbe potuto dare, non aveva avuto molto successo...ma da qualche anno a questa parte aveva riscontrato un grande successo, scavalcando molte classifiche e arrivando alle prime posizioni di prestigio tra le altre scuole.

E aveva cominciato ad essere ambita da tante persone.

Ma era anche difficile entrarvi, bisognava dimostrare di avere del talento in almeno una delle sette arti nella quale si basava: tra danza, musica, architettura, pittura, scultura, teatro, poesia e cinema e bisognava, ogni anno, superare una prova d'ingresso, cosa che valeva anche per quelli già ammessi e che dovevano andare all'anno successivo, loro dovevano affrontare una prova a fine secondo semestre.

Ma alla fine il successo era garantito.

...

I grandi corridoi illuminati dell'Accademia erano colmi di studenti che camminavano in essi, le ore di lezioni teoriche tradizionali erano appena finite e molti se ne stavano andando, altri, in questi primi giorni, decidevano di andare a fare un po' di pratica libera nelle varie aule che avevano a disposizione e altri semplicemente chiacchieravano tra di loro.

Internamente, la scuola aveva una struttura a più piani con molte aule per piano, venivano utilizzate per le classi e le restanti venivano usate per le lezioni pratiche dei vari corsi.

In questi primi giorni c'erano stati vari test e i corsi in più non erano ancora iniziati ufficialmente, però c'era chi approfittava delle stanze libere per dare sfogo alla propria ispirazione artistica.

E infatti, improvvisamente, un suono delicato aveva iniziato a riempire i corridoi del terzo piano, cogliendo l'attenzione di molti, soprattutto i primini che stavano appena sperimentando quel luogo ancora nuovo.

Delle note delicate e di una lentezza, quasi angosciante che spezzavano l'atmosfera allegra dei corridoi.

"Vi prego, non ditemi che quella tizia ha ripreso a suonare!" si lamentò una ragazza mentre si mise le mani alle orecchie, come segno di non sopportazione.

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