Autopsia di una storia ingarbugliata

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Non ti so spiegare

con le pieghe tagliuzzate,

non so definirti

con gli spigoli sporgenti,

non so porre gli accenti

nelle linee squadrate

assemblate in asimmetrici segmenti.

Non so tratteggiarti

in un preliminare abbozzo,

non ti so blandire

in una manciata conciliante

non so esaltarti

nell'euforia ingombrante,

sbocconcellata in semplici singulti.

Dietro le palpebre, sei come un velo,

distorci il dipinto

scomponi e rendi vivo

le forme deformate

enfatizzate, intolleranti

ingingantiscono il tuo sorriso,

la tua ombra,

la canzone che rimbomba all'autoradio

gli angoli delle bocche stropicciate

le parole stazzonate

e l'ispezione che si sperde come fumo da una cicca,

come te, in questa storia,

come noi e i nostri difetti,

i nostri sogni, i nostri cieli,

i nostro essere imperfetti,

ma perfetti in tanti baci,

noi

mai smorzati, mai cliché,

mai imbottigliati,

ed ora ingiustamente

stipati in un agrodolce resoconto.

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