Capitolo 8

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Venerdì mattina mi svegliai con una stretta allo stomaco, che non riuscii ad interpretare. Quando mi ricordai a cosa era dovuta, per poco non mi strozzai con il caffelatte: quel pomeriggio sarebbe venuto Jughead a casa mia a studiare! Per fortuna c'erano anche delle belle notizie : mia mamma era davvero riuscita a convincere mio padre a farmi continuare a frequentare il giornale.
E così, quel pomeriggio, mi sedetti al tavolo della cucina(dove di solito svolgevo i compiti) sorseggiando una tazza di camomilla. Alle cinque arrivò Jughead. Entrò, si guardò intorno e poi esclamò :"Fiuu, che bella casa! Si guadagna così tanto a sfruttare le persone?". Io non risposi : avevo deciso di restare il più calma e silenziosa possibile, visto che probabilmente era l'unico modo per averci a che fare. "Allora, iniziamo da letteratura" esordii aprendo il libro "partiamo con Ernest Hemingway". Studiammo per circa un'ora, e stranamente il ragazzo sembrava seguire le mie spiegazioni senza protestare o fare battute idiote. Alla fine di quell'ora lui disse :"Facciamo una pausa". Io annuii: una pausa sarebbe servita anche a me. Rimanemmo per un po' in silenzio,fino a quando Jughead lo ruppe con un :"Sei silenziosa oggi... Il gatto ti ha mangiato la lingua?". Io lo osservai attentamente : il suo tono non era di scherno, come al solito, sembrava solo scherzoso, così decidere di usare il suo stesso tono nel rispondere :"Anche tu lo sei.. Hai finito le battutine?". Per evitare che si creasse un silenzio imbarazzante, andai in salotto e accesi la radio. Stavo per tornare in cucina, quando partì una canzone, You Are Not Alone  di Michael Jackson. Io mi bloccai ,mentre mi si formava un groppo in gola. "Ehi Betty, è tutto a posto?" mi chiese Jughead. Betty. Era la prima volta che mi chiamava così. Perché lo aveva fatto? Io feci segno di sì con la testa, e cercai di spiegare :"È solo che questa canzone mi ricorda troppo mia nonna. Lei... Non c'è più da tre anni, ormai. È stata come una seconda mamma per me, quando i miei mi lasciavano da sola o pensavano che i miei problemi non fossero altro che capricci lei c'era per me, sempre. Michael era il suo cantante preferito, diceva che le sue parole erano come poesie. La sua canzone preferita, però, era questa. Lei me la  dedicava, diceva che io non sarei mai stata sola.. Lei ci sarebbe sempre stata.." due lacrime mi solcarono il viso, senza che io lo volessi. Con mia grande sorpresa, Jughead sussurrò :" Ti capisco". Io lo guardai con aria interrogativa e lui spiegò, con un sorriso amaro  :"Sono cresciuto solo con mio padre. Mia madre ci ha abbandonati quando io e Jellybean eravamo piccoli". La stessa cosa che era successa a Kevin, pensai. Pur essendo così diversi, avevano delle cose in comune ... "Lui ha provato a crescerci, ma essendo il capo di una gang non è stato facile. O meglio, con mia sorella non ha avuto molte difficoltà . Il vero problema sono io. Gli ho sempre dato problemi... " "Non me lo sarei mai aspettato da te" dissi sinceramente. "Che cosa, che ho anche io un lato umano?". Io risi."Ma no, intendevo che..". Anche lui rise e rispose :"Nemmeno io mi sarei mai aspettato che tu avessi dei problemi con i tuoi. Voglio dire, voi del Northside sembrate sempre così perfetti, con i vostri sorrisi da pubblicità.." "E invece.." commentai io. Ci guardammo e ci sorridemmo. Accidenti, era proprio carino... Peccato per il suo caratteraccio! Proprio in quel momento  il suo telefono squillò, spezzando l'atmosfera particolare che si era creata. "È mio padre. Devo andare. Ci vediamo " si congedò Jughead, con un tono totalmente diverso rispetto a quello di prima. Io lo salutai con la mano, perplessa. Quel ragazzo era davvero un enigma.
[Spazio aiutrice]
Ciao a tutti! Scrivere questo capitolo è stato difficile, perché non sapevo se" imprimere "o meno questo cambiamento al personaggio di Jughead già adesso, ma tranquilli perché non finisce così, ci staranno altri colpi di scena :-)❤️

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