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Ciao a tutti, eccoci di nuovo qui.
Lo so... sto temporeggiando tantissimo con i nuovi capitoli di Dannato Istinto, ma posso dirvi che intravedo la luce!
Per addolcirvi l'attesa vi lascio una One Shot che ho scritto durante un weekend strano, ma strano davvero (Anya_Tara è la prima ad averla letta e sa bene la mia volubilità).
Ammetto che non ero convinta di pubblicarla, ma Nodosenoatriale è rimasta così folgorata da questa Shot da farci una copertina personalizzata. E ditemi... di fronte ad una cosa così bella, sareste riuscite a dire di no?
Quindi abbracciamola forte e amiamola per quanto è brava a disegnare i miei due prediletti.
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate... qui ci sono un Bakugou ed un Todoroki un po' diversi dai miei soliti quindi aaaansia!

A presto,
- Dylan

STORIE

A Todoroki Shoto piacevano le storie.
Non c'era un vero motivo dietro ciò, semplicemente da sempre si lasciava affascinare dai diversi punti di vista e dalle esperienze altrui.

Paradossalmente però non amava i libri. A lui interessavano le testimonianze dei diretti interessati, vedere quelle inflessioni che sulla carta stampata non poteva toccare con mano. Per contro, adorava le interviste. Molto del suo tempo libero lo trascorreva su YouTube e passava da un genere all'altro senza distinzioni.
Interviste a testimoni oculari di chissà quali vicende di cronaca nera, a personaggi famosi, a gente comune... e lui osservava i loro occhi, i loro sorrisi accennati, il loro imbarazzo, la loro rabbia.

Tutto ciò lo rendeva più che consapevole dell'imprevedibilità della vita, e proprio il fatto che sapesse dell'esistenza di queste casistiche gli faceva credere di essere pronto a tutto. Non si sorprendeva mai, calcolava anche la più piccola possibilità, e puntualmente non succedeva assolutamente nulla.

Gettò il tovagliolo che avvolgeva il sandwich mangiato al volo per pranzo, si sgranchì il collo godendosi ad occhi chiusi il tepore del sole pomeridiano, si sistemò la tracolla sulla spalla pronto per tornare all'interno dell'ateneo.

Non era solito mangiare all'aperto, ma una serie di coincidenze passate quasi inosservate l'avevano convinto a recarsi su un muretto esattamente a metà tra l'edificio principale ed i dormitori, e non gli era nemmeno dispiaciuto.
Midoriya si era trattenuto in biblioteca, e per quanto fossero legati Shoto capiva perfettamente che l'amico avrebbe saltato tutti i pranzi del mondo per stare insieme a Uraraka, la ragazza a cui correva dietro impacciatamente da un paio di anni.

Inoltre l'inverno quell'anno era stato lunghissimo ed implacabile, uno dei più rigidi di cui avesse memoria, e questo l'aveva inspiegabilmente spinto a volersi crogiolare in quel calore naturale. Proprio lui, che solitamente apprezzava più i venti freddi al sole splendente.

Uno come lui, così appassionato di avvenimenti imprevisti, avrebbe dovuto davvero insospettirsi di tutti quei piccoli cambiamenti.

"Ohi, tu" lo chiamò qualcuno alle sue spalle.

Shoto si voltò. La ghiaia del vialetto pedonale scricchiolò a quel movimento.

"Io?"

Un ragazzo dallo sguardo contrariato, vestito con una tuta smanicata nera da jogging se ne stava in piedi poco distante con le mani in tasca.

"Eh no, chi? L'albero?"

Dovette sbattere un paio di volte le palpebre, cercare di capire se avesse mai visto quel ragazzo, ammortizzare per un attimo la strafottenza maleducata che aveva ricevuto gratuitamente.

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