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Quella non era decisamente una casa accogliente, ne tanto meno spaziosa o situata in una bella zona. Se ti affacciavi non vedevi i bei grattacieli newyorchesi o una stradina che sfoggiava un bel caffè.
No. Era uno squallido monolocale grigio, sporco e trascurato e fuori dalla finestra potevi soltanto goderti qualche ratto che saltellava da un cassonetto all'altro.
L'unica cosa a dare colore a quella casa era la sgargiante tuta rossa di Wade. Se ne stava abbandonata sul divano mentre l'uomo stava accovacciato davanti al suo borsone pieno di armi, in mutande.
Era indeciso su quale portarsi a lavoro quel giorno. Seppur prediligesse le armi grandi, quel giorno non gli andava di portarsi dietro oggetti ingombranti. Non era proprio a pieno delle sue forze e non aveva nemmeno tanta voglia di lavorare, ma gli servivano i soldi di quella missione per permettersi di pagare l'affitto di quel buco in cui abitava.
Si sentiva uno straccione in quel periodo. Anzi, forse l'unico straccio era proprio lui.
Alla fine non aveva tutti i torti. Non conduceva una vita interessante da un paio di anni ormai e quella noiosa monotonia lo stava decisamente stressando.
La città era stata praticamente dimezzata, come il resto del mondo e lui era tra i pochi sfigati ad essere rimasti lì a girarsi i pollici, cercando un'idea creativa per riprendere le redini della propria vita. E Wade ci era riuscito?
Decisamente no.

Scelte le armi e indossata la tuta, Deadpool uscì dalla sua dimora verso le otto di sera e subito fu avvolto dall'oscurità e l'umidità serale. Le strade erano deserte e non vi era nemmeno un auto in giro. La cosa era decisamente troppo sospetta, ma Wade decise che era soltanto un caso. In effetti faceva molto freddo quella sera, era naturale che non ci fosse nessuno in giro.

Avrebbe tanto voluto andare in taxi nel luogo che gli aveva indicato il suo cliente, ma nonostante il mercenario ne avesse aspettato uno per quasi mezz'ora, congelandosi gli arti e la punta del naso, nessuno passò di lì.
Ok” pensò Wade “qua c'è per davvero qualcosa che non va”.
A passi svelti cercò di raggiungere una delle zone più popolate di New York, per assicurarsi che non fosse seriamente rimasto solo lui sulla faccia della terra. Alla fine non poteva tralasciare questa ipotesi, visto che già metà della popolazione era sparita.
Ma per fortuna man mano che si avvicinava al centro, sempre più persone apparivano per la sua strada e sembravano star facendo la stessa cosa di Wade. Infatti andavano tutti verso lo stesso punto.
Il mercenario rimase ancora più spaesato e perplesso quando vide una calca di persone posizionate davanti al grande scherzo di uno dei grattacieli.
L'uomo provò a scostare gli altri più che poté per potersi avvicinare ulteriormente e capire cosa stessero guardando.

Quando finalmente mise a fuoco, vide apparire sul grande schermo delle figure a lui familiari: Gli avengers.
In un primo momento ipotizzò si trattasse dell'ennesimo tributo dedicato ai supereroi, ma quando apparve l'enorme scritta "Gli avengers, ancora una volta hanno salvato il mondo" e le persone esultarono, a Wade fu tutto chiaro.
Ma il suo sguardo rimase ugualmente incollato al grande schermo, perché uno degli scomparsi che più gli era mancato era appena stato inquadrato.
«Spider... Man» mormorò, incredulo di poterlo nuovamente rivedere dopo tanto tempo.

Peter era esausto. Era tornato sulla terra da nemmeno un'ora e già le persone lo avevano circondato. Non gli importava se fossero giornalisti, medici o scorte, lui voleva soltanto un po' di pace e silenzio. Lo stress gli stava facendo pulsare le tempie e il viso privo di vita di Tony non gli spariva dalla mente. Sperava che tutto quello che aveva vissuto fosse solo un sogno, o meglio, un incubo, ma più si guardava intorno più capiva che era tutto reale.
Forse era ancora scombussolato da tutto quel trambusto e quindi non pensava lucidamente, ma sentiva che ora senza Tony che lo guidasse o gli guardasse le spalle, non sarebbe più stato in grado di fare nulla. La maschera che gli copriva il viso stava cominciando a farlo sentire soffocato, mentre gli premeva contro la pelle, il naso, le labbra.
Non poté resistere più e scostando le persone che lo circondavano si allontanò di corsa da lì col fiatone.
Appena trovò l'occasione per farlo, sparò una ragnatela contro un edificio e volò via, diretto verso casa sua. Aveva soltanto bisogno di stare solo e riprendersi. Ma soprattutto di rivedere sua zia, affondare il viso nella sua spalla, risentire la sua voce e sentirsi protetto tra le sue braccia.

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