Capitolo 4.

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Dicembre 2018 - Roma.

Asia passò la notte di Natale stesa sul letto della sua vecchia camera, ascoltando la sua playlist mentre osservava il soffitto. Con le dita attorcigliava e sbrogliava gli auricolari, persa tra i suoi pensieri mentre guardava il soffitto bianco candido. Avevano tinto di recente? Non lo ricordava così pulito.

"Mi passi il fumo con un bacio a bocca aperta,
Il tuo sapore che si mischia con la pesca.
La tua bocca sa di mare con la brezza,
Ma diluvia e siamo sotto alla coperta."

Peter White cantava nelle sue orecchie una delle sua canzoni preferite, e le immagini di quella notte ritornarono nella sua mente e con esse anche le emozioni che aveva provato, vivide come fosse la prima volta.

All'incirca 3 anni prima, Maggio 2015 - Atene.

Maturità, dal latino "maturitas", passaggio intermedio dell'uomo fra la giovinezza e la senilità, sentita come il periodo di maggior consistenza ed equilibrio, specialmente spirituali - o più comunemente inteso, ultimo traguardo da liceale. La cosa più spaventosa che si possa affrontare tra i banchi di scuola per poi accorgersi, una volta passata, che la si potrebbe rifare tranquillamente e che, in realtà, la paura era quella di diventare grandi, non di fallire ad un esame. Perché diciamocelo, tutti hanno paura di diventare grandi, quando ti guardi intorno e ti chiedi cosa farai una volta uscita da quelle quattro mura che ti hanno vista crescere, con il cuore che batte forte e la paura di deludere chiunque con le tue scelte, in primis te stesso.

Era l'ultimo giorno ad Atene, ultimo giorno di vacanza prima di tornare ancora per poche altre settimane tra i banchi, a prepararsi sull'esame di stato imminente. Asia, armata di cappellino nero in testa che le aveva prestato Niccolò, si affrettò a raggiungere la sala comune dell'albergo insieme alle sue compagne di stanza e anche compagne di classe. Da li a poco si sarebbe tenuta l'ultima escursione pomeridiana prima di tornare nelle stanze a prepararsi per il ritorno a casa del giorno dopo.
    «Sta meglio a te che a me, piccola.» il suo migliore amico le si avvicinò e Teresa e Lucia, dopo che entrambe le strizzarono strizzato l'occhio, si allontanarono con uno sguardo complice. Da quando Asia e Niccolò hanno fatto capolino dalla porta dell'aula in prima liceo, tutti i loro compagni pensavano fossero una coppia e anche quando scoprirono il contrario, non smisero ugualmente di sperarci.
    «Bé, modestamente!»
L'uno al fianco dell'altra e sorridenti, in fila insieme ai loro compagni, seguirono i professori dopo l'appello generale, diretti a vedere il famoso Pantenone, in quella città che era stata il centro nevralgico della letteratura, dell'arte e della filosofia, patria di Socrate e Platone, storia, miti e leggende che si fondevano nei suoi monumenti celebri.
Una mezz'oretta dopo, scesi dal pullman, la famosa attrazione turistica si eresse davanti a loro in tutta la sua bellezza. Asia amava l'arte in ogni sua forma, che fosse letteratura, storia o architettura, ne era totalmente affascinata. Mentre ascoltava la guida spiegare la storia, che fondamentalmente già sapeva bene, il braccio di Niccolò al suo fianco le avvolse le spalle, non prestò molta attenzione a quel gesto, sebbene dal loro arrivo ad Atene si comportava in maniera più dolce e "spinta" nei suoi confronti.
"Forse si è accorto che gli piaccio?"
No, non poteva essere, Asia scacciò quel pensiero dalla testa prima che si propagasse e le facesse sentire caldo, procurandole un rossore imbarazzante sul viso. Doveva passare meno tempo con Teresa e Lucia, le stavano mettendo strane idee in testa e si stava facendo suggestionare. Niccolò le prese il cappello dalla visiera, sollevandolo dalla sua testa, cosa che fece svolazzare i capelli lisci e castano dorati della ragazza a causa del leggero venticello primaverile. Il profumo alla vaniglia della ragazza invase i sensi di Niccolò, cosa che lo fece sorridere. Mise nuovamente il cappello nero sulla testa della ragazza, ma con la visiera rivolta verso la nuca, mentre le sorrideva.
«Consideralo un regalo, Mancini» le sussurrò all'orecchio, ma la voce del professore d'arte, che aveva accettato di cuore di accompagnarli in gita, richiamò tutti.
«Bene, se avete finito di scattare le foto, possiamo tornare al pullman»
Tutti seguirono i due professori, diretti verso il pullman che li avrebbe portati nuovamente in albergo dove avrebbero avuto la serata libera per girare la città da soli e preparare le valigie. Asia si sedette al solito posto che aveva occupato durante il viaggio, uno degli ultimi. Niccolò si sedette accanto a lei chiedendo a Teresa di sedersi da un'altra parte, la quale accettò senza problemi.
«Allora, serata libera, ho pensato di portarti in un posto, ti va?»
Asia, con la fronte aggrottata dalla sorpresa e dalla curiosità, lo guardò in cerca di indizi nella sua espressione, mostrando tutti i denti bianchi mentre sorrideva felice.
«Ovviamente, dove andiamo? Se rispondi sor-»
«Sorpresa! Mi dispiace» la anticipò il ragazzo, che si beccò un leggero pugno sul braccio muscoloso, che scrollò le spalle come a dire "non posso farci niente se non posso dirtelo" e continuarono così la corsa verso l'albergo ad ascoltare insieme la musica con le cuffiette una per ognuno.

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