Ero stato pazientemente in attesa per quattro interminabili ore, poi avevo sbroccato.
Avevo calciato via le lenzuola, vestendomi e uscendo dal mio alloggio in pochi minuti e mi aggiravo da mezz'ora sotto casa dell'Alpha, annusando l'aria che portava con se il sentore della mia compagna che riposava un piano sopra la mia testa.
Era sveglia? Sentiva anche lei questo legame come facevo io? Non avevo chiesto a Claire come funzionasse per una femmina questo legame che avevo appena scoperto. E se lei non provasse quello che sentivo io?
«La vuoi piantare?»
Sobbalzai al suono della voce profonda di Leviathan.
«Alpha, non ti avevo sentito» mi scusai.
«Io invece ho sentito te, nell'ultima mezz'ora. E' fastidioso e non sono in grado di reggere oltre questi dubbi da dodicenne, quindi fai un favore a tutti ed entra. Seconda porta a sinistra, primo piano.»
Lo guardai mortificato per un momento, ma poi lui mi diede una spallata e mi fece un mezzo sorriso. «Vattene Simon» disse prima di incamminarsi verso la porta di casa, che lasciò aperta.
Avrei trovato Lisandra anche senza le indicazioni di Leviathan, dato che il suo odore mi guidava facilmente a lei, ma quando fui davanti alla sua porta, esitai.
«Sei ancora qui?»
Strinsi i pugni. Farmi beccare pure da Claire non rientrava decisamente nei piani, come pure sorbirmi quel sorriso strafottente che indicava che mi stava prendendo in giro.
«Oh, Luna. Io ecco, Levi mi ha detto...»
Scoppiò a ridere, deliziata dal mio imbarazzo. «Credo sia ancora sveglia» disse una volta smesso di ridere, poi passò oltre e andò verso la camera di Iside.
Restai impalato di fronte a quella porta così a lungo che alla fine fu Lisandra ad aprire, guardandomi dal sotto in su, per nulla sorpresa di trovarmi li.
«Ciao» esalai sottovoce. Bastò a farla arrossire. «Ciao Simon» rispose.
«Scusa per l'ora, ma ecco io...» non sapevo come continuare quella frase. Temevo di passare per un maniaco.«Vuoi... ti va di entrare un momento?» Mi trasse d'impaccio con quelle poche parole ma riuscii solo ad annuire, seguendola all'interno della stanza.
Il letto non era sfatto, segno che lei non si era messa a letto nelle ore passate, ma temetti che fosse più per il timore di tornare dal suo branco che non per il fatto che sentiva la mia mancanza.
«Non riesci a dormire?» chiesi cercando di non far trasparire nulla dalla mia voce.
«No. Credo sia l'adrenalina, sai fuggire dal branco non è stato semplice e per un po' ho pensato che mi stessero seguendo.»
«Ti hanno seguita?» domandai, i sensi all'erta.
«Non fino a qui. Ma entro i confini del territorio del branco sono sicura di sì» risposte a testa bassa.
«Non potevi semplicemente opporti al matrimonio?» Non so perché mi uscì così, ma mi resi conto di averlo detto in modo brusco da come lei reagì, anche se non mi prodigai a mitigare quell'impressione.
Ero arrabbiato che qualcuno volesse obbligarla a fare qualcosa e ugualmente furente con lei che era fuggita invece di farsi valere, anche se grazie alla sua fuga avevo potuto incontrarla.«Non avevo una motivazione valida. Non avevo un compagno, le nostre famiglie non si odiano, io e Tobias siamo amici da quando eravamo piccoli. Non potevo solo dire che non volevo» si giustificò.
Digrignai i denti, mentre registravo nella mia mente quel nome. Tobias.
«Non voglio che ritorni da loro» pensai a voce alta.
«Ma l'Alpha ha detto che devo ritornare a casa. Non posso scomparire così» disse e mi resi conto che aveva ragione. Non potevo certo rapirla, per quanto quel pensiero si fosse fatto strada dentro di me.
«Hai ragione, ovviamente. Ma se non vuoi sposare questo Tobias» faticai a pronunciare quel nome «non permetterò che ti obblighi.»«Grazie, Simon» disse sempre senza guardami e la mia pazienza di esaurì come un fiammifero.
«Lisandra, perché mi resti lontana?»
Spalancò gli occhi, presa in contropiede. Prese a camminare per la stanza, senza guardarmi, facendomi innervosire al punto che avanzai fino a lei e le presi un braccio, obbligandola a fermarsi.
«Perché scappi da me?» chiesi guardandola negli occhi.
Annegai in quegli occhi scuri, mentre mi spingevo verso di lei, come un elastico che tornava alla forma originaria.
«Io... non sto scappando. Ma non so se dovremmo fare ciò che stiamo facendo» disse ma potevo sentire che il suo cuore andava più veloce, così come il respiro. Non era paura ciò che la pervadeva in quel momento, piuttosto era... eccitazione.
«Non avresti nemmeno dovuto scappare dal branco, eppure eccoti qui» dissi alzando la mano libera e accarezzando lentamente la sua guancia, beandomi della sensazione della sua pelle di seta contro i polpastrelli.
«Simon io... non capisco come mi sento» confessò dopo un po' mentre restavamo con lo sguardo incatenato uno all'altra.
Lasciai andare il suo braccio, solo per stringerla a me con entrambe le braccia, ispirando il profumo dei suoi capelli e godendo nel sentirla abbandonarsi a me.
«Non senti anche tu di essere nel posto giusto, qui, adesso?» chiesi rendendomi conto che ciò che Veclan aveva blaterato sul rimbambirsi era vero.
«Sì. Ma mi fa paura» sussurrò, ma la sentii ugualmente.
«Di cosa hai paura?»
«Sento di non avere il controllo, come se fossi in balia di un'onda improvvisa che mi sospinge verso di te. Mi sento come se ti volessi da sempre, ma allo stesso tempo ho paura di quanto tenga a te, dopotutto non ci conosciamo per niente» ammise.
«Hai ragione» dissi spostandomi verso il suo letto.
La feci sedere e la lasciai andare. «Te ne vai?» chiese allarmata.
Sorrisi per il panico che trasudava dalle sue parole. «No. Hai detto che non ci conosciamo ed hai ragione. Voglio rimediare a qualche lacuna. Chiedi quello che vuoi» dissi obbligandomi ad accomodarmi su una poltrona a poca distanza dal letto. Temevo che se mi fossi seduto su quella superficie morbida, avrei finito per prendere Lisandra, farla stendere sotto di me sopra il copriletto e non avrei più risposto delle mie azioni.«Quanti anni hai, Simon?»
«Venticinque. Prossima domanda?»
«Come mai sulla torta c'erano solo quattro candeline? Non sono nemmeno una ogni cinque.»
«Perché oggi sono quattro anni che sono stato morso.» Mi resi conto che la mia ammissione aveva avuto un impatto sconvolgente su di lei dal modo in cui mi osservava. Non sembrava disgustata, ma angosciata e non ne capivo il motivo.
«Il fatto che non sia nato lupo è un problema?»
Ero stupito dall'idea, visto come si comportavano tutti con me, ma era l'unica opzione possibile.«Per me no, figurati, ma mio padre... per lui sarà un problema. Dà parecchia importanza al sangue e non credo abbia mai avuto a che fare con un lupo reso tale dal morso.»
Parlava velocemente, guardando in basso, come se fosse un crimine non essere nato lupo e m'infuriai. Ero lì per lei, pronto a darle tutto me stesso, ero un ottimo guerriero, potevo proteggerla e prendermi cura di lei per il resto della nostra vita e di certo l'avrei difesa da chiunque la minacciasse, ma i suoi pensieri sembravano fossilizzati sulle mie origini.
«Mi ha morso la Luna, se può cambiare qualcosa» dissi, non sapendo cosa dirle.
«E' stata Claire a farlo? Glielo hai chiesto tu?» Sembrava fosse di vitale importanza per lei quella domanda, ma a costo di farle cambiare idea su di me, decisi di essere sincero.
«No. Sapeva che disprezzavo i lupi. Lo ha fatto come punizione, perché avevo permesso che la torturassero. Mi ha detto che se fossi sopravvissuto al morso, avrei dovuto prendere delle decisioni per la mia vita. Come vedi, sono ancora qui e faccio parte della guardia di Leviathan.»Si alzò e prese a camminare per la stanza, a testa bassa e con il labbro inferiore tra i denti, pensando.
La sentivo mormorare ma quando compresi che quella specie di litania era una sequenza ripetuta di «Non va bene» iniziai ad arrabbiarmi.
Ero pronto a farle scudo col mio corpo contro ogni nemico e lei si fissava su un dettaglio di poco conto.
«Anche tu la pensi come tuo padre?» sussurrai.Si fermò di botto, guardandomi negli occhi. «No, almeno, non proprio. Quel legame che sento con te è potente e mi sembra di aver aspettato di sentirmi così per tutta la vita, ma mio padre non la vedrà così.»
«Se ti marchiassi non avrebbe più voce in capitolo. Ma mi sembra di capire che nemmeno tu sia interessata alla cosa.»«Simon, io»
«Risparmiatelo. Domani ti ricondurremo al tuo branco e l'Alpha parlerà con il vostro capo e con tuo padre. Se nel frattempo cambi idea, fammelo sapere» dissi arrabbiato.
Non ce la facevo a sentirmi rifiutato a quel modo, ero preda a sentimenti contrastanti e per la prima volta compresi come si fosse sentita Claire quando ancora lei e Levi si facevano la guerra.
Mi fece male andarmene da quella stanza, ma non resistetti oltre.Non immaginavo certo che Lisandra avesse mentito a tutti, ecco perché quando arrivammo al suo branco e l'Alpha ci venne incontro ringraziando di avergli riportato sua figlia dovetti piegarmi agli ordini di Levi di non muoverci, perché avrei girato i tacchi e me ne sarei andato all'istante.
CHIEDO SCUSA A TUTTI PER IL RITARDO NELL'AGGIORNAMENTO, MA DA ORA FINO A NATALE IN NEGOZIO E' IL DELIRIO E A CASA TUTTE LE INCOMBENZE MI PORTANO VIA TEMPO ED ENERGIE E NON MI RESTA TEMPO PER SCRIVERE.
PROSSIMO CAPITOLO PRIMA DI NATALE, NON SO QUANDO PURTROPPO.
![](https://img.wattpad.com/cover/207373200-288-k72252.jpg)
STAI LEGGENDO
Spin-off The Hidden Wolf
Short StoryPiccola costola di The Hidden Wolf dedicata ad uno dei personaggi del romanzo. E' dura la vita di un lupo!