Capitolo 2 - Incontri

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                                       - SKY -

Non era per niente facile orientarsi per le strade di Londra, di notte, da sola, cercando di non dare nell'occhio, per una come me, che a stento avevo viaggiato per pochi chilometri su di una carrozza, giusto per trasferirmi d'estate nella tenuta di campagna. 

O per lo meno, fino all'anno precedente, prima che mio padre perdesse al gioco pure quella.

Ero stanca, avevo corso a perdifiato per arrivare fino alla città, con i nervi a fior di pelle e l'incubo dell'omicidio commesso appena poco prima che aleggiava su di me, senza pietà.

In più, cominciava davvero a fare freddo. 

"Su Sky, smettila di lagnarti e datti una mossa per trovare una benedetta nave che ti porti via da questo posto infernale", mi dissi mentalmente. Non potevo cedere giusto adesso alla paura e all'angoscia! Ne avevo passate troppe per giungere all'amara conclusione di questo capitolo della mia vita!

Camminavo tra i vicoli bui, carichi di rifiuti e sorci, tra case con luci ancora accese, dalle quali provenivano strani rumori, di bottiglie rotte, di risate sguaiate di donne, di urla di uomini, alcuni dei quali intonavano strane canzoni,  di tintinnii di calici, e dalle cui finestre uscivano fumi e particolari odori, per nulla piacevoli! Ma dove ero capitata? Dovevo trovare il porto in fretta...

Improvvisamente un rumore alle mie spalle. 

Mi voltai di scatto e, istintivamente, portai la mano al sacchetto con il coltello. "Oddio, è solo un gatto", esclamai sollevata. Ma quando mi voltai correndo, andai a sbattere contro qualcosa di molto duro e molto grande, quasi un muro.

Stavo quasi per cadere a terra, quando due enormi mani bollenti mi afferrarono per le spalle, sostenendomi..."I muri non hanno mani", pensai! 

Alzai lo sguardo e quello che vidi non potrò mai dimenticarlo, tanto ne restai spaventata, quanto affascinata: un uomo gigantesco e minaccioso, sembrava un pirata! Enorme, con tanto di cappello, barba incolta e benda nera in un occhio! Quanti libri clandestini, che mi procurava con sforzo il mio fidato Jean, avevo letto sui pirati! Uomini corrotti e spietati, senza una morale e senza un codice d'onore, se non quelli che loro stessi reputavano essere necessari per la loro sopravvivenza! Gente che viveva per arricchirsi, per vivere avventure straordinarie a scapito della legge, dell'onore, dell'amicizia e, talvolta, anche dell'amore. Nemici delle persone perbene. Gente tanto pericolosa, quanto affascinante ai miei occhi, perché libera.

Ma era impossibile, un pirata non avrebbe mai potuto aggirarsi indisturbato per le vie di Londra...Che sciocche fantasie in un momento come quello...

Mi accorsi di essere rimasta immobile con la bocca spalancata solo quando sentì una voce roca, a metà tra l'irritato e il divertito, esclamare "Che diamine hai da guardare ancora, ragazzino? Non ti piace quello che vedi? O forse cerchi solo qualcuno che ti dia una bella lezione? Va a casa a dormire, questo non è ancora il posto adatto a te, prima che mi penta della mia magnanimità e ti spedisca via io stesso a calci!". Detto questo, dato che non riuscivo a muovere nemmeno un muscolo del mio corpo e tremavo da capo a piedi, non so se più per il terrore o per il gelo che sentivo dentro e fuori, mi lanciò contro una bottiglia vuota, che fortunatamente arrivò ai miei piedi (e non sulla testa, dove probabilmente sperava di colpirmi!), rompendosi in mille pezzi.

Istintivamente urlai, e mi portai subito le mani alla bocca, spalancando gli occhi e fissando il mio sguardo nel suo, nella speranza che fosse così ubriaco, da non essersi nemmeno reso conto della mia voce acuta di donna, altro che di ragazzo!

Mi fissò negli occhi, socchiudendo sospettosi i suoi, così intensamente che per un momento mi sembrò che avesse scoperto tutto e che mi stesse addirittura leggendo dentro, persino la mente! E quegli occhi, così scuri, in quel vicolo poco illuminato, mi terrorizzarono. 

Non so come, le mie gambe cominciarono di nuovo a funzionare, ma facendo quello che volevano loro però! Senza nessun preavviso gli corsi incontro, di nuovo, cercando di aggirare il suo corpo davvero ingombrante per quello stretto spazio in cui ci trovavamo, ma nel farlo, lo urtai lateralmente, facendolo sbattere, penso più per la sorpresa che per il colpo ricevuto, nel muro accanto. Credo che non ci avrebbe fatto caso più di tanto, se non fosse stato il suo orgoglio ad essere rimasto ferito, più che la sua testa, dato che, nel frattempo, sentì la porta della bettola davanti alla quale ci trovavamo aprirsi, e una voce maschile ridere in maniera oscena ed esclamare "Non posso crederci, l'imbattibile Capitano Jordan! Quasi atterrato da un insignificante folletto!". Mentre mi allontanavo di tutta corsa, riuscì solo a sentire un "Maledetto..." urlato con trasporto direi! Quasi sorrisi...quasi però! 

E poi, finalmente, lo vidi: di fronte a me, acqua, puzza di pesce marcio, casse di legno, marinai che le caricavano e scaricavano canticchiando e tante, tante imbarcazioni più o meno malconce, legate con corde ai moli...Il porto! 

La mia unica via di fuga!

Mi accostai silenziosa, cercando il modo migliore per riuscire ad intrufolarmi, senza farmi scoprire, su una nave qualunque, ovunque essa dovesse portarmi, purché via da Londra.

Mentre mi avvicinavo furtiva, però, sentì ancora una volta rumore di passi quasi alle mie spalle, e delle voci sempre più vicine. Mi fermai dietro una cassa di legno rimasta più isolata delle altre, al buio, cercando di capire se fossi più o meno in pericolo e sì, mi dissi, ero nei guai eccome, dato che vidi arrivare quegli stessi uomini che avevo incontrato poco prima nel vicolo e, a dirla tutta, mi sembravano piuttosto malconci, per quel che riuscivo a vedere al solo chiaro di luna di quella notte limpida, fredda e strana, come se si fossero appena azzuffati e avessero appena fatto pace, o almeno credevo, dato che continuavano a darsi forti pacche, barcollando e sghignazzando...Gli uomini, non li avevo mai capiti! Non che ne avessi frequentati molti, comunque...

Mentre facevo queste strane congetture, l'omone enorme, quello che avevo sentito chiamare "Capitano Jordan", si voltò verso la mia direzione, quasi si sentisse osservato, con i sensi vigili nonostante la sbornia evidente!

Mi gelai sul posto, smisi persino di respirare. Portai di nuovo la mano sul coltello, quasi fosse diventato il mio talismano. Ma cosa potevo mai fare io, con un coltellino per tagliare il cibo, contro quel bestione? Non sarebbe stato facile come con quel vecchio conte...Oddio, avevo ucciso un pari del Regno! Mi avrebbero come minimo impiccata...Dovevo scappare assolutamente. "Dio, so che non merito nulla, ma ti prego, ti prego, ti supplico, fa che se ne vada e mi lasci in pace...aiutami ad andare via da quì", pregai mentalmente.

E, come a volermi dire che avevo ancora una speranza, il Buon Dio fece davvero scuotere la testa e voltare quello spaventoso capitano, che si incamminò a passi incerti verso la riva.

Colsi in fretta l'occasione per nascondermi, e scoprì che il coperchio della cassa di fronte a me non era sigillato. Lo spostai più silenziosamente che potevo, e ci saltai dentro, cadendo morbidamente su quelle che ritenevo essere delle stoffe.

Per la prima volta durante quella interminabile giornata, tirai un sospiro di sollievo e mi rilassai, cullata dalle canzoni dei marinai, addormentandomi stremata dentro quella cassa, che non sapevo nemmeno su quale nave sarebbe stata caricata e dove mi avrebbe condotta. 

A diamond in the SkyWhere stories live. Discover now