Capitolo 3

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 - SKY -

Mi svegliai di soprassalto quando la cassa dentro la quale mi ero addormentata fu sollevata e trasportata dentro una nave, supposi. Doveva essere ormai giorno, dato che dalle fessure entrava della luce...Non potevo credere di aver dormito così beatamente dopo tutto quello che era capitato quella notte, dentro un baule che chiunque avrebbe potuto scoperchiare, trovandomi inerme...cosa mi era saltato in mente? Dovevo essere impazzita...O completamente esausta!

"Aaaah....Ma che diamine ci hanno messo qui dentro, si può sapere?", tuonò l'uomo che evidentemente stava caricando la mercanzia.

Quasi urlai quando la cassa si sbilanciò, rischiando di precipitare e far fuoriuscire il contenuto, me compresa!

"Attento razza di imbecille! Quelle stoffe sono la tua paga per i prossimi mesi, se le roviniamo il capitano ci fa a fette!", sentì blaterare da un altro marinaio!

Improvvisamente, il mio stomaco brontolò, così rumorosamente che ebbi paura che da fuori avessero potuto sentire qualcosa! Per fortuna, quei due somari, invece, stavano ancora battibeccando.

Avevo fame e sentivo un'urgenza incontenibile di fare i miei bisogni...Dio mio, quando avrei trovato un po' di intimità su una nave fatta di uomini? Dove avrebbero posizionato la merce? Qualcuno si sarebbe accorto della mia esistenza? Avrebbero guardato dentro le casse, una volta saliti sulla nave? In quel caso, cosa mi avrebbero fatto? E se invece non mi avessero scoperta, io cosa avrei mangiato e bevuto, durante il tragitto? Non ci avevo pensato prima di scappare...Ma in che situazione mi ero andata a cacciare? 

Va bene, niente panico, NIENTE PANICO! Respirai profondamente, più volte, nella speranza di tranquillizzarmi e scacciare quei pessimi dubbi e timori, anche se più che leciti...Avrei escogitato qualcosa in corso d'opera, come sempre...

Finalmente, tra imprecazioni che non avevo mai sentito, urla e sbattimenti, la cassa arrivò a destinazione, perché sentì immobilità e silenzio. Avrei comunque aspettato la partenza della nave, prima di uscire dal mio nascondiglio, sempre che i miei bisogni impellenti me lo avessero consentito.

Tentai di sbirciare dalle piccole fessure del baule, ma non vedevo quasi nulla, era molto poco illuminato fuori, purtroppo.

Improvvisamente, dopo circa una mezz'ora e quando stavo quasi per fare i miei bisogni sulle stoffe, sentì urlare "Issate l'ancora, salpiamo!" e tra battute e risate e voci che non riuscivo a ben distinguere, come se giungessero soffocate, partimmo.

Fu solo allora che mi azzardai a sollevare il coperchio del mio rifugio. Uscì velocemente, per quanto le mie gambe intorpidite dalla posizione accovacciata tenuta a lungo, mi consentissero e mi diressi in un angolo, cercando di orientarmi con quel poco di luce che entrava da delle grate poste sul soffitto di quel luogo umido e ricco di merci. L'odore stantìo e di muffa che percepì, mi colpì all'istante. Speravo non ci fossero topi, non mi sembrava un posto particolarmente pulito, ma pazienza. Feci i miei bisogni dentro un secchio che trovai riverso in un angolino, finalmente, e mi sentì meglio. Adesso dovevo cercare di fare meno rumore possibile e stare in guardia, in caso qualcuno fosse arrivato improvvisamente.

Di nuovo, mentre mi guardavo intorno, il mio stomaco brontolò.

Chissà che non ci fosse del cibo in mezzo a tutta quella roba. Pian piano, sperando che le casse non fossero state sigillate, scoperchiai una sorta di barile, ci guardai dentro e per poco non mi diedi io stessa un pugno in testa, quando dopo aver annusato starnutì. Pepe nero. Dannazione, speravo non mi avesse sentito nessuno. Chiusi in fretta il coperchio e, questa volta, ne scoperchiai un altro, facendo molta più attenzione. Altre stoffe. Nulla di interessante. Dovevo sbrigarmi, sopra la mia testa i passi si facevano sempre più frequenti, e la paura che arrivasse qualcuno aumentava. Decisi di provare con un' ultima cassa. Fui più fortunata, dato che trovai una grande quantità di carne essiccata. Non era certo un pasto di lusso, ma non avevo nessun diritto di lamentarmi o fare la schizzinosa. Ne afferrai quanta più potevo, mettendone qualche pezzo anche nel borsello che avevo indosso, poi mi diressi dentro la mia cassa-rifugio e vi entrai, lasciando solo un po' il coperchio scostato, così da poterlo chiudere in fretta in caso fosse arrivato qualcuno, ma dandomi almeno un senso minore di soffocamento.

Addentai la carne come una selvaggia, stupidamente il giorno prima non avevo messo nulla sotto ai denti, a causa dell'apprensione per questa nuova avventura e quindi morivo di fame.

La trovai piuttosto buona, meglio di come me la ero immaginata, ma forse era proprio la fame a farmela immaginare tale! Mentre ne ingurgitavo un secondo pezzo ebbi un tuffo al cuore, quando sentì la grata sopra la mia testa aprirsi e, come un lampo, chiusi il coperchio della cassa.

Mi immobilizzai, spiando cosa succedeva dalla fessura, cercando quasi di non respirare. Vidi due paia di stivali avanzare dalla scala in legno, uno sembrava pregiato e di un nero lucido che si rifletteva anche con quella scarsa illuminazione, seguiti da quelli più malconci e sporchi di un altro uomo, appena dietro, che portava una lanterna con sé, perché appena arrivò, quell'angusto spazio venne rischiarato.

"Per Giove, questo posto puzza più di una latrina Lerroy. Ti avevo detto di tenerlo asciutto e pulito, idiota, le merci si potrebbero rovinare. Porta con te qualche mozzo e dai una sistemata, o a marcire sarà la tua testa, ma in mare, staccata dal tuo corpo. Sono stato chiaro? Ora spostati, fammi dare un'occhiata in giro, voglio proprio vedere come tu e quel branco di incapaci abbiate sistemato il carico" e, detto ciò, cominciò a perlustrare lo spazio intorno a sé. Si diresse prima alla mia destra, seguito dal marinaio silenzioso che teneva la lanterna e mi sembrò di svenire quando, dalla fessura, vidi che scoperchiava le casse e i bauli, per vedere cosa ci fosse dentro e in che condizioni.

Oddio, cosa avrei fatto? Cosa ne sarebbe stato di me, non appena avesse guardato qui dove mi trovavo? Il panico mi invase, il cuore batteva forsennato e cominciai a respirare affannosamente.

Dopo qualche minuto, si diresse verso la mia direzione, stava allungando la mano, indicando al marinaio di scoperchiare proprio la mia cassa. Quando quello si avvicinò, iniziando a sollevare il coperchio, però, si sentì un fortissimo rumore e delle urla al piano superiore. Il marinaio, istintivamente, lasciò ricadere pesantemente il coperchio del mio rifugio, voltandosi verso l'uscita. Sentì l'uomo più elegante esclamare "Per tutti i diavoli, cosa sta succedendo? Non siamo partiti nemmeno da mezza giornata e quel branco di caproni sta già facendo a botte, sulla mia nave! Chi si credono di essere? Vieni Lerroy, andiamo a spaccare qualche cranio, giusto per dare il buon esempio. Qui continueremo domani". "Si, capitano" fu tutto quello che uscì dalle labbra di Lerroy.

E poi se ne andarono, lasciandomi sola, sudata e decisamente con dieci anni di vita in meno per quello spavento! "Dio mio, devi proprio tenerci a me, allora, per avermi fatto scampare così alla tragedia!". Dovevo trovare il modo di nascondermi più decentemente, o questo viaggio sarebbe finito già l'indomani, al prossimo controllo del capitano, che non mi sembrava proprio tanto gentile e comprensivo.

Pensa Sky, pensa.



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⏰ Last updated: Dec 13, 2019 ⏰

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