Cammino lentamente sotto la pioggia mentre vado a lavoro.
Oggi sono più triste degli altri giorni, il motivo? Non lo so.
La mia mente si diverte a farmi stare male, mentre percorro i ricordi dell'incidente in cui ho perso i miei genitori.
Vorrei dimenticare tutto e vivere la vita spensierata, come solo una ragazza di 19 anni può fare.
Vorrei tanto avere una vita normale, senza sentirmi addosso il peso del dolore che sta prosciugando la mia anima.
Se ci fosse stata mia madre, tutto sarebbe stato diverso.
Avrebbe capito che con Javier non andava, si sarebbe accorta dei lividi sparsi sul mio corpo, sulla mia faccia, che nemmeno il trucco riusciva a coprire.
Mi avrebbe consolata, mi avrebbe aiutata a uscire dal baratro in cui sono entrata e mi sarebbe stata accanto giorno e notte.
I miei genitori non mi hanno mai fatto mancare nulla, e non parlo di beni materiali, quelli non mi sono mai interessati.
Loro ci davano affetto, amore, comprensione, io e Rafael ci fidavamo di loro.
Non gli nascondevamo nulla, non ne eravamo in grado, loro non meritavano del male.
Per questo mi porto ancora dietro il rimorso della litigata fatta prima dell'incidente, non ero una bambina, stavo crescendo e le mie parole li hanno feriti.
Io sapevo cosa stavo dicendo, la mia intenzione era proprio quella di ferirli, per questo non mi perdonerò mai.
Sono stata cattiva perché mi andava di farlo.
Non ho avuto il tempo di chiedergli scusa come si deve, di abbracciarli e di dargli l'ultimo saluto.
E questa è la punizione che Dio ha deciso di assegnarmi, lasciarmi vivere per ricordare ogni giorno il male che ho fatto ai miei genitori.
E io lo accetto, me lo merito, in fin dei conti è anche colpa mia se loro sono morti, se io non avessi fatto distrarre mio padre, si sarebbe accorto del furgone che ci stava venendo addosso.
So che loro non mi vorrebbero vedere così, vorrebbero che io vivessi la mia vita a pieno, so che loro mi hanno perdonato, ma io non ci riesco.
Sono anni che non vado a trovare le loro tombe, sono una codarda, lo so.
I primi tempi, andavo ogni giorno in quel cimitero a trovarli, e giorno per giorno, vedendo i loro nomi incisi sulla lapide, mi distruggevo, mi sentivo sempre più in colpa.
Avrei voluto farmi del male, uccidermi, ma non ne ho avuto il coraggio.
E adesso mi trovo qui, con il dolore che puntualmente mi fa sentire tremendamente viva, mi logora dentro, un dolore talmente intenso che non mi fa dormire, mi angoscia.
Arrivo a lavoro in ritardo, completamente fradicia.
Cassie mi viene incontro, mi scruta preoccupata.
Capisce che in me oggi c'è qualcosa che non va, pertanto non mi chiede nulla, mi guarda solo con affetto e preoccupazione.
Per tutta la giornata non emetto alcun fiato, non è uscita nemmeno una parola dalla mia bocca.
Me ne sono stata per i fatti miei a sistemare il casino che c'era in magazzino, non sarei riuscita a reggere i clienti oggi.
La giornata lavorativa per oggi è terminata, fortunatamente.
-Sofia, sai che se c'è qualcosa che non va con me ne puoi parlare. Ma non ti voglio stressare, perciò sappi che quando vuoi, ad ogni ora, io sarò disponibile per te.- Parla Cassie, stringendomi in un abbraccio che non ricambio.
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Dannatamente complicato 🌙
RomanceSofia, una diciannovenne col passato in fiamme e con il cuore spezzato. La vita è stata infame con lei, l'ha distrutta, calpestata, fatta in mille pezzi, fino a quando un giorno decide di andare via, di allontanarsi dalla sua città natale: Barcello...