La fantascienza è un genere bistrattato.Quest'affermazione, a primo acchito, potrebbe risultare ai più esagerata, considerando il successo che hanno avuto alcune trilogie come quella di Diverget e Hunger Games. Sono dei libri di fantascienza, no? E, poi, come non tener conto della quantità di nuovi film e storie che ha portato con sé la Star Wars' mania degli ultimi anni?
Eppure, se ci si ferma a guardare la sezione dei libri di fantascienza in una qualsiasi libreria, non si può non rimanere per un attimo sorpresi davanti alla moria presente. Come ho già detto, è un genere bistrattato.
Le prime opere associabili alla fantascienza nascono a metà Ottocento con Verne, autore di un romanzo pioneristico quale Dalla Terra alla Luna. Nello svilupparsi del secolo successivo, poi, il genere ha iniziato a prendere sempre più piede, raggiungendo il suo culmine tra gli anni '50 e '60 con i grandi nomi quali quelli di Asimov, Dick e Bradbury, le cui opere hanno ispirato tutta una serie di prodotti cinematografici successivi. Un ultimo colpo di coda, infine, si ha avuto con Douglas Adams.
Tenendo conto dell'arco temporale in cui si è sviluppata, quindi, si potrebbe considerare la fantascienza come un genere relativamente giovane, che ha ancora tanto da dare e proporre. Eppure, come detto nell'introduzione, sembra che ciò non stia accadendo e che, anzi, stia andando pian piano a morire.
Considerando sia la situazione generale, sia il piccolo microcosmo che wattpad stesso rappresenta, si è approdati più che altro alla produzione di distopie young adult abbastanza simili le une alle altre, cosa che è andata ad appiattire un genere che, di per sé, è di tutto rispetto – tanto per fare un esempio tornando ai grandi nomi, Fahrenheit 451 è un romanzo distopico di grandissimo spessore.
Un primo motivo per cui ciò è accaduto e sta ancora accadendo si potrebbe trovare nel fatto che la fantascienza è considerata soprattutto un genere per ragazzini, qualcosa di facile, che non vale neppure la pena affrontare. Se a questo si aggiunge poi il successo della già citata combinazione young adult + distopico, si può capire anche perché molti preferiscano percorrere una strada simile piuttosto che esplorare qualcosa di diverso. Già il mestiere dello scrittore è difficile... di qualcosa si dovrà pur mangiare, no?
Questo porta, però, alla banalizzazione di un genere che, in realtà, è molto più complesso e ricco di spunti di quanto il pubblico medio pensi.
La fantascienza, infatti, nasce soprattutto come critica della realtà, cosa che l'ha resa da sempre attenta al mondo esterno e alle sue evoluzioni. Il fatto che abbia avuto un così grande successo tra gli anni '50 e '60, per esempio, potrebbe essere implicato al clima di ottimismo del periodo unito poi alla corsa allo spazio che ha incollato tutti allo schermo del televisore il 20 luglio del 1969.
Si pensava che lo spazio sarebbe stato nostro, che dopo la Luna tutto sarebbe stato possibile e che si sarebbero raggiunti nuovi pianeti e scoperte, forse, nuove civiltà con cui fare i conti. Il genere umano era visto come esploratore e conquistatore – cosa che, per esempio, si ritrova nell'epopea tracciata da Asimov.
C'erano certo delle voci fuori dal coro, autori che preferivano sfruttare il genere per portare alla luce temi scottanti e attuali, criticando in modo sottile la società in cui vivevano – il già citato Bradbury, per esempio, oppure Dick che col suo Ma gli androidi sognano pecore elettriche? disegna un futuro spaventoso, dove l'essere umano non è più tale e non può far altro che venire sopraffatto.
Di conseguenza, quindi, questa involuzione a cui la fantascienza sta andando incontro potrebbe non essere considerata tale, ma vista più come la risposta a un nuovo modo di vedere la realtà: le condizioni ambientali sempre più preoccupanti, la politica che pare voler solo tornare indietro, la follia generale che sta prendendo piede... sotto quest'ottica diventa tristemente scontato non riuscire a immaginare un futuro roseo, ma uno in cui l'uomo è costretto a fare i conti con la sua scelleratezza. Già Asimov, in alcuni dei suoi ultimi romanzi, non riusciva più a guardare con gioia e curiosità a quello che sarebbe stato.
Sempre in un'ottica simile, alla fine, i ragazzini che riescono a salvare il mondo e a ribaltare sistemi ferrei sono la naturale scintilla di speranza che tutti ci portiamo sempre dietro, l'idea che, nonostante il peggio accada, l'uomo potrà sempre farcela.
Infine, la fantascienza è diventato ormai un genere che richiede un'attenzione scientifica non indifferente. Insomma, se all'epoca di Verne poteva sembrare plausibile riuscire a sparare un uomo sulla Luna grazie a un cannone gigante, ora come ora una simile prospettiva non può che strappare un sorriso ai lettori.
Di conseguenza, il processo di scrittura di un romanzo, già di per sé complesso e faticoso, diventa ancora più importante, in quanto riuscire a mantenere la suspension of disbelief di un lettore che non mastica quotidianamente temi simili non è lavoro da poco. Basta pensare, per portare un esempio cinematografico, a un film come Insterstellar, il cui finale ben inserito nella teoria della relatività più basica ha lasciato perplessi moltissimi spettatori; figuriamoci quindi che accadrebbe a proporre temi ancor più complessi.
Associato alla difficoltà di comunicare col pubblico, poi, si ha anche il problema di proporre nel miglior modo i temi scelti. Giusto per fare un'analogia, andare a braccio in questo caso è come scrivere un romanzo storico medioevale inserendo un cellulare – e non penso serva sottolineare quanto può risultare orrido, vero?
Fatta quest'analisi, quindi, dobbiamo forse temere addirittura la morte di un genere?
Non penso. Certo, una parte di me rimarrà sempre preoccupata davanti alla moria dello scaffale della Feltrinelli, ma d'altro canto in ambito internazionale iniziano a venire proposti nuovi romanzi che potrebbero aiutare a riportarlo in auge (Jay Kristoff, sappi che parlo di te – anche se non ti perdono di scrivere soprattutto young adult), così come potrebbe emergere una sorta di Martin della fantascienza, capace di dargli una nuova spinta.
Nel mentre non ci resta che attendere, sostenere gli autori interessanti che ci capitano sott'occhio e continuare a leggere i grandi classici. Ci sarà pure un buon motivo se Asimov è chiamato il padre della fantascienza, no?
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Dicembre 2019
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