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A - S E O N G H W A

«Grazie 'Sang, non era necessario che tu lo facessi...» commentai stupito, prendendo cauto la bottiglietta d'acqua che mi stava porgendo Yeosang.

«Non ringraziarmi, Hyung, so bene che il primo giorno di scuola è sconvolgente persino per te!» ridacchiò appena lui, sistemandosi con disinvoltura la giacca della divisa. Alzai gli occhi al cielo, leggermente contrariato. Profondamente contrariato. Yeosang sembrava essere perfettamente a suo agio con indosso quella mise, nuova di zecca e perfettamente stirata, mentre soddisfatto esibiva la propria cartella piena di libri appena acquistati.

Feci una smorfia, bevendo un sorso d'acqua, invece infastidito dalle scarpe terribilmente rigide. Non potevo lamentarmi: anche io possedevo la nuova divisa scolastica, ma di certo la indossavo con meno orgoglio di Yeosang.

«Hai finito di sfoggiare il tuo outfit? Siamo tutti vestiti nello stesso e identico modo.» osservai esasperato, superandolo senza aggiungere altro. Lo sentii ridere, mentre subito si affannava per starmi dietro, sistemandosi la cartella a tracolla.

«Ci sono modi e modi, di indossare degli abiti.» commentò orgogliosamente lui, affiancandomi. Alzai gli occhi al cielo, fingendo di non sentirlo. Preferendo non sentirlo.

Consultai rapidamente lo schedario delle classi, appeso in una delle teche poste all'ingresso della scuola, per poi dirigermi verso la mia aula con limitato entusiasmo. Yeosang continuava a seguirmi, nonostante non fosse nella mia stessa classe. Continuava a lanciarsi rapide occhiate intorno, visibilmente eccitato dall'idea di essere di nuovo tra gli ampi corridoi di scuola.

«Yeosang, la tua aula è al piano di sopra.» gli ricordai divertito, arrivato ormai dinanzi la mia aula. Lui si imbronciò, mentre mi lasciava un rapido bacio sulle labbra, costretto a sollevarsi sulle punte dei piedi. Sorrisi istintivamente, allontanandolo delicatamente da me, leggermente a disagio per quel suo gesto.

«Lo sai, odio quan-»

«Non ti divertire troppo, senza di me!» mi interruppe allora lui, sorridendo divertito. Feci per ribattere, volendo comunque ricordargli che la parola divertimento necessariamente non poteva trovarsi in una frase già contenente la parola scuola, ma lui era già corso via. Lo guardai sparire dietro l'angolo, sollevando un sopracciglio.

Rassegnato, entrai infine nella mia classe, sedendomi prontamente all'ultimo banco. Gettai disinteressato la cartella ai miei piedi, allentandomi scocciato il nodo della cravatta.

Solo in quel momento notai lo sguardo di due ragazzi, immobili di fronte a me. Li guardai interdetto, inclinando appena il capo. Il più alto dei due -anche se entrambi erano terribilmente bassi-, dai capelli biondi e lo sguardo sveglio, era sul punto di rovesciare la propria bottiglietta d'acqua sulla testa del suo compagno. Quest'ultimo invece, ignaro delle intenzioni dell'altro, fissava sconfortato il mio posto, come se lo avesse agognato per l'intera estate. Era più minuto e mingherlino rispetto al suo amico, ed era facilmente distinguibile per i suoi capelli rosso fuoco e lo sguardo gentile.

Egli parve finalmente riscuotersi, scostando bruscamente il proprio amico da parte, con in viso un'espressione esageratamente sconfortata. Parve trattenersi dal gettare la bottiglietta dell'altro a terra, afferrandola comunque dalle sue mani e stringendosela indignato al petto. Trattenni a stento una risata, fingendo di starmi grattando il mento: un bambino di cinque anni probabilmente sarebbe risultato più maturo di lui.

«San! Ecco, per colpa tua hanno già occupato il banco migliore!» si lamentava frustrato, con voce particolarmente acuta. Sembrava avesse un canarino in gola. L'amico, dunque di nome San, scoppiò a ridere, afferrandolo per le spalle e scuotendolo con esagerata forza.

«Hyung, ancora ti lamenti! Tanto ti siederai al primo banco come ogni anno, no?» lo derise il biondo, ridacchiando incontrollato. L'amico spalancò gli occhi, ferito nell'orgoglio, iniziando immediatamente a battibeccare con l'altro sempre più animosamente.

Mi portai tragicamente una mano alla fronte, esasperato, notando che -proprio come me-, molti altri erano infastiditi dalla loro irrefrenabile discussione.

«Avete finito?» commentai freddamente, lanciando loro un'occhiata impassibile. Il ragazzo dai capelli rossi parve irritarsi ancora di più, seppur mantenendo sempre quell'inviolabile aurea di innocente ingenuità, avvicinandosi a rapidi passi a me.

«Tu non hai il diritto di parlare, dato che mi hai rubato il posto!» ringhiò offeso, puntandomi il dito contro.

«Hongjoong...» lo ammonì allora San a bassa voce, improvvisamente calmatosi, guardandomi titubante. Lo guardai sarcastico, mentre senza dire nulla mi alzavo lentamente in piedi, sovrastando l'amico in tutta la mia altezza.

Hongjoong deglutì spaventato, costretto a piegare il capo per mantenere un contatto visivo con me. Sorrisi sarcastico, infilandomi le mani nelle tasche dei pantaloni, terribilmente vicino al suo viso.

«Quindi io ti avrei rubato il posto, Hongjoong

𝐔𝐓𝐎𝐏𝐈𝐀 [Ateez]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora