Prologo

585 12 9
                                    

"Un muro?!,siamo arrivati sino qui in Groenlandia per trovarci davanti un fottuto muro!" dissi io con tono frustrato, forse per il lungo viaggio, forse per la fame oppure, molto probabilmente, per la paura. "Non essere negativo, forse riusciremo addirittura ad entrare dalla porta principale!" disse con tono scherzoso Federico, anche se,a tradirlo, vi era il suo amato Spas-12 stretto tra le mani, come pronto a far fuori qualche non-morto che ci volesse disturbare, proprio alla fine del nostro lungo

 viaggio dall'Italia.

"Muoviamoci cazzoni" ci incitò Davide con il suo solito tono di incoraggiamento post-missione, "Siamo quasi arrivati all'entrata, ancora qualche decina di metri e ci siamo"

Andai avanti per primo, Davide dietro di me e Federico alle sue spalle, per coprire efficacemente tutti i lati; arrivati alla porta notammo un grosso bottone rosso che funzionava da "citofono", ma qualcosa di strano, una voce, attirò la nostra attenzione; sembrava la voce di una di quelle belle signorine che lavorano ai notiziari, solo che questa volta non si parlava di qualche omicidio, ma della caduta dello stato di Israele, il secondo a essere stato infettato dall' E.C.A, il potente virus che trasformava gli umani in "ammassi di carne mobili mangia budella" oppure, per gli smanettoni "zombie", secondo la mia opinione ciò che era successo al mondo intero era solo colpa nostra, noi umani che ci addentriamo sempre nel lato più maniaco e pericoloso della nostra mente, e quel lato,alla fine, ha finito per devastare più di tre quarti della popolazione mondiale.

Davide turbato, mi svegliò da uno dei miei numerosi "trip", per riportarmi al presente: Federico aveva già il dito premuto sul grande bottone da più di due minuti,ma, come previsto, nessuno rispose, "A questo punto dovremmo accamparci qui vicino, magari tra un paio di giorni quelli ci aprono" disse dubbioso Davide, trovò subito il consenso di Federico, ma io ero piuttosto turbato, l'idea di restare allo scoperto in quel modo, devo essere sincero, non mi entusiasmava granchè, ma alla fine dopo numerose pressioni degli altri due, cedetti all'idea del riposare un po'.

Fu una notte infernale, tra rumori sospetti e Federico che parlava nel sonno, non riuscii a dormire neanche venti minuti, al mattino Davide ed io andammo a perlustrare la zona, mentre il terzo restò all'accampamento per preparare le tende e creare dei fossati in punti strategici. "Muoviamoci, ma senza far rumore" sussurrai a Davide, ci inoltrammo nella foresta per circa settecento metri quando scorgemmo in lontananza una vecchia baracca, "Andiamo a dare un'occhiata da vicino" mi intimò Davide, prendendo in mano la balestra, estrassi il mio vecchio Mosin-Nagant e lo seguii; arrivati a dieci metri dalla vecchia porta in legno compensato, ci controllammo intorno e ci mettemmo, infine, ai due lati della porta, la buttai giu con un calcio ben piazzato e fummo dentro. Tutto ciò che ricordo fu un "click" poco rassicurante,l'esplosione di una flashbang e un successivo colpo, molto forte, sulla nuca. Poi tutto diventò nero.

Mì risvegliai in una stanza, un odore di putrefazione mi salì dal naso e arrivò sino allo stomaco, facendomi salire un conato di vomito, "Fai pure, liberati figliolo" disse la figura misteriosa che si presentava davanti a me; siccome la stanza era buia non riuscii,in quel momento, a vederlo molto bene, ma era alto e muscoloso, e questo lo si poteva capire solo dalla sagoma.

"Cominciate pure ragazzi" disse a due suoi colleghi vicino a una porta metallica; i due si avvicinarono a me a passo pesante, mi presero per i capelli e mi alzarono la testa. Cominciarono a farmi delle domande, mentre, sempre quella figura misteriosa, se ne stava a braccia incrociate, e con una spalla appoggiata al muro. "Da dove vieni? Cosa ci fai qui?", quest'ultima domanda, in particolare, aveva una risposta abbastanza ovvia a mio parere: il mondo era stato raso al suolo dall'infezione,ormai dal lontano 2014, e una delle pochissime zone sicure era quella, ma oramai dalle notizie che arrivavano, sembrava che FreeLife (questo era il nome della base), fosse la zona più sicura. Ad un tratto si accesero le luci a neon, che rivelarono la fantomatica figura misteriosa, la mia prima impressione fu giusta: alto, muscoloso, ma la luce rivelò altro:era di carnagione scura,pelato, indossava una giacca di pelle marrone, aveva un occhio di vetro ed era pieno di cicatrici in viso; "Ragazzi,non tutto insieme, che poi il nuovo arrivato si spaventa, lasciamolo un po' riposare insieme ai suoi due amichetti,ah, avranno fame, portate loro pane e acqua".

Mi rinchiusero in una cella, dove, con mio grande piacere trovai Federico e Davide a giocare a scala quaranta con un vecchio mazzo di carte, generosamente offerto loro dai "padroni di casa", "ragazzi quelli la fuori sono degli svalvolati!" dissi loro con tono preoccupato, "ho un brutto pesentimento su queste persone" acconsentì Davide, "Dove sono le mie stramaledette sigarette" disse nervoso Federico "Ho un gran malditesta e ho bisogno di fumare cazzo".

Poco dopo entrarono due guardie, la prima cosa che notai fu che una di loro portava una strana divisa con su scritte le iniziali HK ma successivamente mi accorsi che anche l'altra portava la medesima sigla ."Il capo vuole parlarvi,  quindi alzate quel culo e muovetevi"; ci scortarono in quella che sembrava essere la stanza principale: arredamento non male, vernice fresca, ma tutto ciò non copriva purtroppo l'odore di putrefazione.

"Io sono il generale Johnson spero che i miei uomini vi abbiano trattato adeguatamente, non deve essere stato facile il viaggio", "ho una domanda per lei "generale", se lei è quello che dice di essere, come mai se ne sta qui bello tranquillo a fumarsi le mie sigarette?" disse, con tono spavaldo Federico. "bè le basti sapere ragazzo, che ogni giorno i miei uomini muoiono la fuori tentando di salvare delle persone" rispose sicuro di sè il generale, " Questo comunque non la giustifica a stare col culo su una poltrona" disse arrabbiato Davide, il quale si beccò immediatamente un pugno in faccia da parte di una delle guardie, il generale fece un cenno all'alleato di smetterla, e il primo torno subito al suo posto; "è il meglio che sapete fare?" disse in tono aggressivo davide sputando del sangue; la situazione si calmò e il generale riprese a parlare "Ragazzi, voglio solo sapere da dove provenite e come avete fatto ad arrivare sin qui,insomma, vi sto chiedendo di raccontarci la vostra storia, coraggio, siamo tutte orecchie", "Per questo ci vorrà un bel po' di tempo generale Johnson" affermai io, "questo non sarà un problema figliolo, qui abbiamo tutto il tempo che vogliamo" ribattè l'altro, "allora sarà meglio che portiate qualcosa da bere, generale".

E.C.A: Le decisioni che segnano il tuo destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora