Prima di uscire da casa mia, cominciai a rendermi conto che oramai quelle cose in strada andavano uccise e dall'esperienza vissuta in stazione, non ci volle un genio per capire che cadevano più velocemente se colpiti alla testa.
Inizialmente, avevamo deciso di uscire subito dopo aver letto il biglietto, ma Nick non era stato d'accordo e quindi ora eravamo tutti riuniti intorno al tavolo, discutendo sul da farsi.
Ci furono molte idee, Davide propose di aspettare un giorno, per riposare e poi andare a scoprire cosa fosse successo ai suoi genitori, Federico invece pensò a tutt'altro: la sua idea era rifocillarci e partire immediatamente alla ricerca della sua ragazza che abitava a quasi venti chilometri a est da Cogoleto, per ultimo Nicholas propose di andare a cercare più cibo e, giustamente, qualche arma.
Alla fine optammo per mischiare un pò tutte le cose, litigando con Federico, per il semplice fatto che tutti eravamo concordi a salvare prima le persone più vicine, come i genitori di Davide e Nicholas, quindi solo successivamente intraprendere un viaggio così impegnativo come quello da Cogoleto a Sestri Levante. Ci organizzammo in modo secondo me soddisfacente, ovvero: per prima cosa dovevamo trovare delle armi, visto che per il momento avevamo solo qualche coltello da cucina preso a casa mia, fortuna volle che Davide e suo padre hanno avuto sempre un'unica cosa in comune, la passione per le armi bianche: coltelli da combattimento, archi, Katane e balestre. Avevano tutto. Una volta deciso di andare prima di tutto a casa di Davide, per cercare i suoi e le armi, passammo a Nick, che ci garantì che sua madre se l'era gia data a gambe, poichè non era tipa da aspettare i figli. Sinceramente sapevo che tra Nicholas e i suoi non andava bene nulla, ma gli chiesi lo stesso se volesse fare un salto a controllare, chissà, magari lo stavano cercando e lui era arrivato a conclusioni affrettate, ma nulla, era irrimovibile. Conscio del fatto che sarebbe stato impossibile fargli cambiare idea, concordammo tutti insieme che prima di andare a cercare l'Emanuela (così si chiamava la ragazza di Federico), dovevamo procurarci armi da fuoco munite di silenziatori per non attirare attenzioni indesiderate, e magari qualche scorta medica.
Finalmente giungemmo ad un accordo, quando Federico prese la parola:" Come ci comportiamo con eventuali sopravvissuti? Secondo me sarebbe meglio rimanere soltanto noi quattro, solo gente fidata...Capite no?", "Ottima domanda" rispose Nicholas sedendosi al tavolo e incrociando le braccia, "Tu che ne pensi Matte?", mi chiese curioso Federico, "Ho fatto una promessa e intendo mantenerla, ma ciò non presuppone il fatto che dobbiamo far entrare altre persone nel gruppo, a me basta che, se incontrassimo qualche sopravissuto, magari in una situazione difficile, aiutarli e andarcene per la nostra strada" risposi guardando tutti negli occhi, quando Davide tutto a un tratto si alzò e chiese: " Se incontrassimo qualcuno da solo? Oppure una madre incinta? O addirittura dei bambini?", "Al diavolo, non siamo mica la guardia nazionale, non abbiamo nessuna responsabilità verso gli altri, e comunque scommetto che ci sarà sempre qualcuno pronto a prenderci in giro e poi rubarci tutto sotto il naso; in questi casi le persone non pensano allo spirito di fratellanza, o almeno non tutte e io non ho nessuna intenzione di regalare tutto al bugiardo di turno. Sono convinto che dobbiamo rimanere solo noi quattro" rispose Nicholas esaustivo e, a quanto pare, molto sicuro di sè. Non ero d'accordo, mi rifiutavo di esserlo, possibile che davvero non ci fosse più nessuno con dei valori umani in giro, come diceva lui? Oppure era tutta una sua convinzione per non aver problemi in futuro, non lo sapevo, ma secondo me tutto ciò era sbagliato, non avrebbe veramente mai esitato a lasciare per strada una povera donna con suo figlio dentro la pancia? O qualche ragazzino indifeso? Le rispose sarebbero arrivate con il tempo e, per il momento mi sembrava più giusto essere d'accordo con lui, per non creare scompigli inutili nel gruppo.
Per quella volta, ci sembrò più saggio dormire tutti nel mio appartamento per non correre eventuali pericoli, e a quanto pare avevamo visto giusto, poichè una volta calata la sera, le urla dei no-morti si fecero più forti e numerose. Decidemmo di dividerci per stanze siccome l'appartamento aveva quattro vani escluso il bagno, con diplomazia mi riuscii a conquistare la mia cameretta, piena di ricordi di vita passata, talmente tanti da farmi quasi impressione: foto di mia sorella e me, vecchi trofei di calcio e canottaggio, videogiochi, fumetti di Topolino per poi passare ai libri di Wilbur Smith; guardai la stanza mentre ero sdraiato sul letto per godermela un'ultima volta, mi alzai, e spinto dall'abitudine mi affacciai tranquillamente dalla finestra, la brezza marina mi sfiorava il viso come una carezza da parte della propria amata, presi un respiro a pieni polmoni e successivamente abbassai la testa per espirare, uno spettacolo orrido mi si presentava sotto gli occhi, la strada era piena di non-morti che sembravano essersi uniti per andare da qualche parte a est, guardai in quella direzione, e dall'autostrada sopra la mia via notai innalzarsi del fumo, sembravano dirigersi proprio da quella parte, guardai l'orda per lungo tempo, la studiavo; notai che davanti a tutti gli altri vi era un non-morto molto più grosso del resto del gruppo, a quanto pare nessuno provava a superarlo e chi lo faceva si prendeva subito una bella ringhiata in faccia, tanto forte che gli altri si rimettevano subito in riga e continuavano ad andare avanti, era facile capire che alcuni zombie erano più importanti di altri. Mi stupì di aver pensato la parola "zombie", non avevo avuto tempo di rifletterci in precedenza ma alla fine lo erano veramente, proprio come nei film e nelle serie TV, Dopo qualche minuto mi girai per buttarmi a letto quando una lucina attirò la mia attenzione: era quella del computer che, a quanto pare, era andato in stand by.
Stupito lo misi in funzione, il minitor era lurido, presi una boccata a pieni polmoni e soffiai con tutta la forza a me concessa, la polvere si levò, notai sul desktop un icona con scritto "Vacanza solo madre e figlio!!!" La aprii.
Lacrime riempivano i miei occhi quando la prima foto mi si presentò sfacciatamente davanti agli occhi, mia madre con un sorriso a trentadue denti che le riempiva la faccia, dietro il bellissimo e quasi mistico deserto egiziano dava un'aria magica alla foto.Speriamo che stia bene. Sfogliai ancora per una decina di minuti, momenti epici decoravano quella cartella.
Mi alzai dalla sedia e mi buttai sul letto, il sonno mi accolse subito nel suo abbraccio caldo e rassicurante.
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E.C.A: Le decisioni che segnano il tuo destino
AksiNon ci ricordiamo il nostro passato, la nostra vita, i nostri amori, le nostre abitudini ma soprattutto la nostra umanità. Sappiamo solo che vogliamo costruirci un futuro. Ammesso che ce ne sia uno.