Mi svegliai che era l'alba con il suono della notifica di un messaggio. Lo lessi cercando di non fare rumore e mi alzai dal letto.
L. dormiva tranquilla al mio fianco. La sera prima era tornata tutta elettrizata dalle prove. Era entusiasta della parte che le avevano dato. Avevamo mangiato poi ci eravamo messe a guardare insieme la telvisione.
Da alcuni mesi questa era diventata la nostra quotidianità: quando andava bene ci svegliavamo e facevamo colazione insieme. Poi ognuna usciva per i propri impegni di lavoro e ci ritrovavamo per cena. Ci raccontavamo rapidamente cosa ci era successo durante il giorno e poi passavamo la serata a guardare la televisione sul divano. Esattamente come una coppia che stava insieme da vent'anni. Solo che noi stavamo insieme da neanche due. Quella sera lei era super agitata e non la smetteva un attimo di parlare di cosa aveva fatto questa o quella persona. Io invece avevo la testa da un'altra parte. Lei deve aver notato il mio distacco e come sempre deve aver pensato che ero così taciturna perché volevo altro da lei, perché volevo le sue attenzioni. Così, mentre guardavamo una di quelle stupide telenovela che a lei piacciono tanto, si era stesa al mio fianco e aveva iniziato a baciarmi. Avevamo finito per fare l'amore, entrambe svogliatamente. Io sapevo che lei lo aveva fatto pensando di farmi contenta e di tenermi ancora legata a lei.
Lei invece non sapeva che il mio distacco era dovuto a quello che era successo nel pomeriggio.
Nanà mi aveva chiamata, era preoccupata ma cercava di nasconderlo per non far preoccupare anche me: "Chiara ha avuto un incidente in macchina ma sta bene. Le ho parlato personalmente pochi minuti fa".
Poche parole ma mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi. Mi sono dovuta sedere lì, nel corridoio dove mi trovavo e c'ero rimasta per vari minuti mentre cercavo di recuperare le forze.
Nanà continuava a parlarmi e a chiedermi se stavo bene.
Io continuavo a chiederle cosa dovevo fare: "Cosa faccio Nanà? Io la devo sentire, devo sentire con le mie stesse orecchie la sua voce dirmi che sta bene" cercavo di sembrare calma ma a fatica riuscivo a trattenere il pianto.
"Non mi sembra il caso, Ana. É ancora molto turbata e i medici dicono che deve riposare. Lascia passare un paio di giorni, poi magari le mandi un messaggio".
Le avevo dato ragione ma una volta terminata la telefonata non riuscivo a smettere di pensare che se fosse successo a me, se avessi avuto io un incidente in macchina, a quest'ora me ne starei a letto aspettando il messaggio dell'unica persona per me importante: LEI.
Presi il cellulare, scrissi e cancellai decine di volte e poi inviai: "Nanà mi ha detto dell'incidente. Volevo sapere come stai, ho bisogno di sentirmelo dire da te...per piacere rispondi".
Non passarono neanche due minuti che mi arrivó la sua risposta: "Spalla rotta, qualche livido e tanta paura. Mi fa male tutto il corpo ma mi é andata bene...mi ha fatto piacere il tuo messaggio."
Quelle ultime parole e quel cuore azzurro alla fine del messaggio...il mio dito fu più veloce di tutto, più veloce della mente e anche del cuore e la chiamai.
Restammo al telefono per 4 ore 37 minuti e 11 secondi. Le più belle dell'ultimo anno.
Mi raccontó dell'incidente, dei medici che le avevano detto di riposare e poi parlammo, parlammo e parlammo. Parlammo di tutto, come non ci capitava da tanto, troppo tempo.
Poi ci salutammo. Tra poco L. sarebbe ritornata a casa e in Italia ormai era notte e Chiara doveva riposare.
Ripensavo a tutta la nostra telefonata mentre andavo in bagno.
Appoggiai le mani sul lavandino e mi guardai allo specchio e vedendomi notai che avevo sul labbro inferiore una minuscola ferita da cui usciva una goccia di sangue.
Allora il mio pensiero ritornó, con una scossa, alla causa di quella ferita; e cioé mi tornó alla mente che poco prima, nel momento in cui facevo l'amore con L., avevo dovuto mordermi il labbro a sangue per non gridare un altro nome: Chiara!
In quel momento, fu come se io là, davanti a quello specchio, avessi ricevuto una rivelazione. Capii soltanto in quel momento che cosa, in realtà, io volessi da Chiara: non l'amicizia ma l'amore e che senza dubbio ero ancora innamorata di Lei, che l'avevo amata fin dal primo momento in cui l'avevo vista e che era proprio Lei il primo e unico amore della mia vita, quello di cui si parla nelle canzoni e nelle poesie.
Ripresi in mano il cellulare e rilessi il messaggio che mi aveva svegliato: "Buongiorno". Semplice, in italiano. Sorrisi ed ebbi la certezza che avrei sorriso per tutta la giornata. L. avrebbe pensato di essere lei il motivo di quel sorriso, io sarei stata al suo gioco ma non appena rimasta da sola avrei chiamato Chiara perché non volevo più che quel sorriso e chi l'aveva causato sparissero di nuovo dalla mia vita.
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RACCONTI CHIANA
Hayran KurguLa noia di questi giorni mi ha portato a scrivere questo breve racconto. Al momento é solo uno ma ne scriveró altri qui se verranno. Buona lettura!