La valigia era pronta, aveva già persino stampato il biglietto ma quando aprì il cassetto per tirare fuori il passaporto, non c'era.
Erano le undici di sera e il taxi sarebbe arrivato tra pochi minuti.
Per disperazione Chiara cominciò a mettere a soqquadro la casa. Aprì cassetti, aprì armadi ma niente.
"Ma dove l'ho messo?" Chiara continuava a cercare in tutta la casa ma non riusciva a trovarlo. Il suo volo sarebbe partito tra poche ore ma del passapporto ancora nessuna traccia. Iniziava a pensare che veramente il suo disordine non fosse quel "disordine ordinato in cui lei riusciva sempre a trovare tutto" come era solita rispondere a chi glielo faceva notare.
Disperata, cominciò a frugare nell'ultimo posto rimasto e cioè tra le pile di libri sparse per tutta la sala. Libro dopo libro, si ritrovò tra le mani una vecchia scatola di biscotti Krumiri che col tempo era stata sepolta sotto tutta quella cultura.
Con un certo timore la aprì, come se l'aria potesse nuocere ai cimeli custoditi al suo interno. La prima cosa a saltar fuori fu la scatolina con l'anello di fidanzamento poi, in ordine sparso, le foto di quasi dieci anni di vita insieme.
Dopo un anno di silenzio da parte di Ana, Chiara aveva fatto sparire in una scatola le sue foto sparse per casa: sulla libreria, sul frigo, sul comodino della camera da letto. Non c'era stato odio in quel gesto, soltanto un tentativo di arginare la sofferenza: "Non posso continuare a vederla sapendo che non posso stare con lei".
Quasi senza rendersene conto, Chiara si diresse in cucina e le ricomposte sul tavolo, come fossero tessere di un puzzle. Loro due insieme a Los Angeles con alle spalle la scritta Hollywood. La festa dei suoi trentotto anni, con Dona Cida e la torta di compleanno. Una vacanza a Venezia. I suoi concerti. Lei vestita da indiana durante un carnevale. Sempre lei di profilo al tramonto sulla spiaggia di Copacabana. E un'ultima che adesso stringeva tra le mani. Era una piccola foto scattata la sera in cui si erano conosciute. Ana rideva e Chiara la guardava estasiata.
"Stupido sorriso" Mentre lo diceva si accorse che era la stessa cosa che stava pensando nella foto con l'unica eccezione che, in quella serata, era la prima volta che pensava questa cosa di qualcuno. La sera del loro primo incontro, una volta tornata a casa, ciò che la fece tremare per un attimo con gli occhi a fissare il vuoto non fu l'incontro in sé, ma il fatto che fosse la prima volta che si ritrovava a pensare: "Cacchio, che sorriso".
Di sorrisi belli ne aveva visti, si. Ma quella era la prima volta che ne vedeva uno da così vicino, e che le sembrava ancora più bello. La cosa che avrebbe voluto fare era trovare un modo per farglielo fare ancora, fare la scema, dire una stupidaggine qualsiasi, farla sorridere di nuovo: perché si, "Cacchio, che sorriso".
Un anno fa aveva deciso di rinchiudere tutti i ricordi in quella scatola nell'attesa, inutile, che il dolore passasse. Adesso invece che li aveva di nuovo tutti davanti si rendava conto che in realtà l'ultima cosa al mondo che voleva era proprio che questo dolore passasse.
Non voleva dimenticare, non voleva non pensarci più, perchè anche se faceva un male cane, si rendeva conto che il giorno in cui tutto questo sarebbe passato avrebbe voluto dire che Ana non significava più niente, avrebbe voluto dire che quella pagina del libro non c'era più, che era stata strappata di nascosto, con il non trascurabile vantaggio di non sorprendersi più sul cuscino con un fazzoletto in mano ascoltando Azul. Certo con il non trascurabile effetto collaterale positivo di riuscire anche a pensare a qualcos'altro che non fosse quel cacchio di sorriso o a quella risata, ma anche se stare ogni fottuto secondo attaccata a quei ricordi era qualcosa che le faceva torcere le budella, lei, Chiara non voleva lasciarli andare. Perché l'aveva persa, sì, ma solo quando quei ricordi non ci sarebbero più stati, quando sarebbe tornata indietro nel libro e avrebbe trovato la pagina strappata, solo allora avrebbe saputo di averla persa per davvero.
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RACCONTI CHIANA
FanfictionLa noia di questi giorni mi ha portato a scrivere questo breve racconto. Al momento é solo uno ma ne scriveró altri qui se verranno. Buona lettura!