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Anche quest'anno, per Natale, Harry sarebbe rimasto a Holmes Chapel.

Non che non gli piacesse viverci, anzi, l'amava. Ogni tanto, però, sentiva l'esigenza di viaggiare, di vedere posti nuovi, di conoscere persone diverse. Il problema era che non ne aveva mai il tempo o la possibilità. Come al solito Niall si era tirato indietro proprio alla fine, e quindi non erano riusciti a organizzare il viaggio a Parigi che sognava da mesi. Pazienza.

Avrebbe aspettato la mezzanotte con sua madre e con Gemma, come al solito, e avrebbero poi scartato insieme i regali. Regali che, a proposito, non aveva ancora avuto il tempo di comprare.

Infilò le mani nelle tasche del cappotto mentre s'incamminava verso la scuola, lievemente in ritardo a causa della lavatrice che proprio quella mattina si era guastata. Non aveva neanche fatto in tempo a pulire il pavimento dalla miscela di acqua e sapone. Odiava la sua vita.

Anche se era già il 20 Dicembre Harry era costretto a lavorare. Le scuole sarebbero state aperte fino al 22, e lui non poteva proprio mancare. Anzi, i genitori che necessitavano di tempo per fare le ultime faccende e per comprare i regali continuavano ad accompagnare i figli a scuola e, sebbene fosse il sesto anno che Harry lavorava lì, ancora non aveva imparato che nel periodo di Natale non riusciva mai a rilassarsi a causa del lavoro. Lavorava in una scuola privata, con bambini dai tre ai cinque anni, e li amava. Davvero, i suoi bimbi erano l'unica cosa per cui riuscisse a sopportare ritmi di lavoro così serrati e l'idea di lavorare fino alla vigilia di Natale. Stava così bene a scuola che il tempo volava, e la giornata passava in un baleno. Con questo pensiero nella mente si avviò a passo svelto verso la scuola. Non si aspettava che di lì a qualche istante qualcosa sarebbe cambiato nella sua vita.

Stava varcando le soglie del cancello quando sentì una voce a lui molto familiare.

"Maestro Harry!"

Si voltò consapevole di trovare lì Annabel, ma nell'incrociare il suo sguardo si rese conto subito che la bimba non fosse accompagnata da sua madre. Lì, di fronte a lui, in tutto il suo splendore, c'era invece suo padre. Harry non fece in tempo a incamerarlo che già il suo cuore prese a battere forsennatamente nel petto. Perché doveva succedere proprio quella mattina, quando aveva i capelli arruffati e gli occhi stanchi? Il papà di Annabel non l'aveva mai accompagnata a scuola, né era mai venuto a prenderla.

Annabel frequentava la scuola in cui lavorava Harry da più di un anno, ma quella era la prima volta che i due si incontravano.

"Louis...", disse in un sussurro, così piano che non era neanche sicuro che l'altro l'avesse sentito.

"Harry?", gli chiese Louis sbarrando gli occhi. Quell'istante durò più a lungo del necessario, e Harry si scoprì a fissarlo intensamente solo per poter scoprire quanto del vecchio Louis fosse rimasto nell'uomo che aveva di fronte il quel momento. "Cioè, tu sei il maestro Harry?", gli chiese.

Annabel, che stringeva ancora in un pugno il dito di suo padre, li guardò con un sorriso.

"Sì, è lui il maestro Harry." Era evidentemente ignara del fatto che lui e suo padre si conoscessero.

"Non sapevo che lavorassi qui.", gli disse ancora, stupito. "Alla fine sei rimasto a Holmes Chapel?"

Harry si chiese come mai non fosse a conoscenza almeno del fatto che lavorasse in paese. Certo, non si erano più rivisti, ma a Holmes Chapel si conoscevano tutti. Qualcuno doveva averglielo pur detto.

"Sì, sono rimasto qui.", gli disse soltanto. "Non pensavo che ti avrei rivisto."

Quando Louis aveva rotto con sua moglie e si era trasferito a Londra per lavoro Harry aveva perso ogni speranza di rincontrarlo. Certo, sapeva di Annabel, ed era sicuro che ogni tanto tornasse per rivedere sua figlia, ma da quando si era trasferito non si erano mai nemmeno incrociati per strada. In realtà era da molto prima che si trasferisse che avevano smesso di vedersi.

Il mio regalo di NataleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora