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Era la fine della primavera dei suoi dodici anni, quando, per la prima volta, Louis mise piede per la prima volta in Grecia. Dopo un lungo viaggio, non privo di rischi, potè ammirare l'entrata di Megara, poléis famosa grazie al commercio e  ricchezze, prossima solo alla leggendaria Corinto. Le strade erano polverose e il marmo meno splendente di quello usato nelle grandi strutture di Roma, ma le dimensioni ridotte connesse alla ricchezza che comunque tenevano fecero innamorare Louis che non fece altro che memorizzare ogni particolare, ogni odore.
Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio del mare, spaventoso, senza uscita per molti e certamente meglio era della sua patria, bellissima e fatale, in cui aveva collezionato più brutti ricordi che belli.
-Muoviti moccioso! Va a scaricare con gli altri! Inutile che tu stia qui impalato.-
Louis si riscosse, richiamato alla realtà dal suo padrone e corse rapido su per la passerella della nave per portarne su terra ferma nuove scatole cariche di merce da vendere o scambiare.
Aveva intenzione di dare un ottima immagine di sè al padrone, li c'era un suo fratello che smerciava la merce per lui così da velocizzare i tempi e ripartire più in fretta. Questa persona usava tenere solo schiavi latini e non era raro che nel ripartire qualcuno rimanesse a terra e Louis voleva maledettamente essere uno di quelli.
- hei quella lasciala a me, pesa troppo, vieni prima che ti vedano. -
-grazie Ash-
Ashton era uno schiavo da più tempo di Louis, era già un uomo adulto sopra i 20 anni ed il più piccolo era piuttosto triste all'idea che probabilmente non sarebbe mai stato liberato.
Era il suo più caro amico da quando era lì, l'unico che gli rendesse più sopportabili le giornate e come lui aveva intenzione di non ripartire mai da quel posto.
-Ash, quanto staremo? -
-credo una luna al massimo, probabilmente meno se Assuma o ha già tutti i soldi per ripagare il padrone-
Louis colpi allarmato il braccio sussurrandogli a denti stretti:
-ci è vietato chiamarli per nome... -
Ashton di risposta trattenne una risata.
-se orecchio non sente né occhio vede, nulla è vietato.-
Gli sussurrò facendo sgranare gli occhi al più piccolo.
Finito di scaricare si riunirono con gli altri schiavi in attesa di ordini.
-allora, ci tratteremo qui il tempo necessario a smerciare un terzo del carico poi potremmo ripartire... Tu-
Indica lo schiavo più robusto.
-tu e tu, ed anche voi li-
Indicò gli schiavi alla sinistra di Louis.
- rientrate alla nave e guardatela bene! Resterete a prenderne cura e vi avverto di stare attenti o sarete giustiziere prima ancora di partire! -
A rimanere lì furono Louis Ashton e pochi altri.
Il padrone si avvicinò a Louis alzandogli il mento tra due dita per poi passare ad Ashton a cui piego leggermente la testa di lato e scompigliandogli i capelli con un mezzo sorriso.
- voi altri, salite sui carretti con le casse, ci darete una mano alla Domus. -
Mentre saltavano svelti sui carretti, Ashton e Louis capirono che stavano per avere la loro occasione.
Il lavoro era duro, ma solo perché il padrone aveva fretta di ripartire, già sognando nuove mete e nuovi commerci.
Diverso era invece il fratello, che insisteva per avere solo schiavi che parlassero bene il latino e odiava quel posto. Tendeva a rimanere più tempo possibile nella sua residenza e questo dava ai suoi schiavi straordinarie libertà e numerosi momenti liberi.
Si alzavano con le prime luci dell'alba e andavano a sdraiarsi dopo il tramonto, lavorare la sera era faticoso e la poca luce delle fiaccole non aiutava i loro occhi.
Louis e il suo amico scendevano tutti i giorni al mercato, per portare merce ai banchi e col tempo impararono a riconoscere le persone che frequentavano quelle piazze al mattino.
Erano per lo più plebei o incaricati di signori. Gli schiavi non si distinguevano dalla plebe, se c'è ne erano in quel mercato.
Altri invece, erano nobili anziani che a dir loro, non riuscivo a dormire e si presentavano lì già alle prime ore del mattino, scorbutici e sempre pronti a trovar motivo per farti punire.
Una mattina era successo che uno di quegli odiosi signori venne per quelle strade accompagnato da un bambino, a vederlo sembrava davvero spensierato. Louis si distrasse vedendolo, al punto che invece di ''scappare'' trovandosi qualcosa da fare dietro i banchi prima che quell'uomo crudele sopraggiungesse lì, rimase immobile trovandolo perfettamente davanti.
Per un secondo incrociò il suo sguardo, per poi riabbassarlo con quanta più velocità possibile.
-desidera? -
Si frappose fra me e il nobile Tuciride, il commerciante.
Ero interessato a quei nuovi gioielli con l'ambra di cui mi parlava ieri-
-ma certo! Un ottima scelta. -
Aprí un sorriso troppo largo ed entusiasta per la sua dentatura, tanto che il nobile contrasse il volto disgustato.
-Louis, porta subito qui la cassa con l'ambra-
Si rivolse poi allo schiavo che subito corse via felice di allontanarsi.
Sul carro Ashton lo aspettava già pronto ad aiutarlo.
Tornato dal mercante la poggiò in terra guardando interessato il mercante che apriva le numerose scatoline all'interno contenenti gioielli fin quando con un sorriso individuo quella con le tre collane più grandi e maestose da mostrare.
Louis che intanto sistemava le altre scatole di nuovo al loro posto  continuava imperterrito a far ricadere attenzione e sguardo su quel bambino che osservava tutto ciò che lo circondava con sguardo illuminato.
Libero dalla presa dell'adulto girava da un banco all'altro sotto la stretta sorveglianza di Louis, tanto che quando non lo vide più, preso da un insensato sconforto si lasciò sfuggire dalle mani una scatolina  colma di orecchini che rovinarono senza speranza sparsi al suolo.
Il mercante strinse i denti rimanendo sorridente davanti al nobile, ma Louis sapeva che quello sbaglio non sarebbe rimasto inpunito.
Si in chinò dando le spalle ai due iniziando a raccogliere i piccoli oggetti quando quello stesso bambino gli spuntò davanti facendolo sussultare.
Si inchinò di fronte a Louis, sorridendo e raccogliendo lui stesso uno dei piccoli gioielli in terra.
-No... Non devi.. -
Provò Louis sussurrando.
-Non c'è problema. In fondo è stata un po' colpa mia che mi sono nascosto. Mi stavi guardando vero? -
Sorpreso che comprendesse e parlasse bene latino quanto per il gesto, il giovane schiavo arrossí, muovendo lievemente la testa in segno di assenso con lo sguardo rivolto a terra.
-Ti prego alza lo sguardo-
Disse piano il più giovane, così lo fece. Incastro i loro sguardi, poté così notare come i suoi occhi raccogliessero insieme tre tonalità di verde una più brillante dell'altra, quanto la pelle fosse liscia, compatta, che dava l'idea di essere la cosa più morbida che avesse mai visto.
Le guance rosee e un bel sorriso ampio e bianco. I suoi capelli, Louis non aveva mai visto capelli tanto luminosi, sembrava che i ricci fluttuassero quanto erano grandi e dall'aria leggeri e si muovessero indispettito ad ogni cenno di movimento del possessore.
Il volto del più piccolo, che per poco si fermò in un'espressione indefinibile, tornò sorridente.
-Hai dei bellissimi occhi sai? -
-Cosa.. Io.. -
Louis rimase sbigottito dal complimento appena ricevuto, senza sapere che rispondere o semplicemente come reagire. Mai, da quando era divenuto uno schiavo, gli avevano rivolto parole tanto gentili.
-Io sono Harry. Tu a quale nome rispondi? -
Gli chiese all'improvviso porgendogli la mano.
Louis si guardo le spalle, notando che Harry era nascosto alla vista dell'adulto che intanto stava impegnando a contrattare il 0rezzo col mercante.
-Louis, mi si chiamava così perlomeno. -
Rispose infine, stringendogli la mano morbida come si era immaginato. Morbida e calda, una sensazione tanto bella che si senti in colpa d'aver ricambiato col tatto della sua di mano che invece era secca, fredda, callosa e piena di tagli a creare piccoli spessori alla superficie della sua pelle.
-Vieni da Roma vero? Lo zio diceva c'era della merce da Roma, per questo ho insistito a venire, sapevo parlava di persone anche. -
Louis rimase colpito dalla scioltezza del piccolo e sopratutto dal fatto che l'aveva definito una persona, non solo merce o alla stregua d'un animale.
Lo guardò bene, quel bambino, e gli sorrise dolcemente.
-Sei davvero... -
Non riuscì a pronunciare altre parole poiché un forte colpo alle costole lo sdraiò in terra.
-Mercante! Come si permette uno schiavo di avvicinarsi e parlare con un nobile di stirpe Ionica?! -
Louis tossí sentendosi spezzare il respiro per poi stringersi le ginocchia chiudendosi a riccio, stringendo gli occhi.
-Mi scusi! Non so proprio che abitudini abbiano questi schiavi latini! Lo punirò personalmente, la prego di accettare in segno di scuse una moneta d'oro in meno per il pagamento che mi avete concesso. -
Louis non si azzardò neanche di sbirciare cosa stava per succedere, ci fu un momento di silenzio poi il mercante sospirò sollevato sussurrando un grazie dietro l'altro.
-Andiamo Harry-
Louis comprese che stava strattonando il bambino per portarlo via dai lamenti che sentiva.
-E veda bene di far capire al suo schiavo quale sia il suo posto-
Louis si strinse ancora di più a sé stesso.
-Zio la prego! Non è colpa sua, sono andato io a chiedere! -
Sentire il riccio che provava a difenderlo quasi lo fece commuovere.
-Muoviti Harry! -
Fu la risposta brusca del più anziano.
-Louis, Louis scusami! Scusami! -
Gli grido dietro il più giovane, ma non ne ebbe il coraggio, non ebbe il coraggio di muovere un muscolo ne tanto meno di schiudere un minimo gli occhi serrati.
Quando non li senti più fu riportato alla realtà da nuovi calci da parte del mercante.
-Razza di aggeggio inutile! Mi farai andar male gli affari! -
Continuò a picchiarlo insultando lo in un pessimo latino.
-aspettati una severe punizione stasera-
Concluse calcia do uno degli zigomi di Louis procurandogli un brutto taglio che in breve si sarebbe gonfiato e annerito.
Tornando, quella sera, fu oggetto d'apprensione per l'amico a cui però non riuscì a dare ascolto neppure ad una delle sue parole.
Tornati alla residenza saltò la cena e poi condannato a 15 frustate, costretto a contarne una per una.
Per alcuni giorni, non riuscì a muoversi dal letto.
Nonostante il dolore e l'ingiustizia subita Louis era rincuorato dal fatto che la causa fosse stata quel bambino e nulla l'avrebbe reso meno contento d'averlo incontrato.
La parte peggiore di quel viaggio, in cui aveva riposto tanta speranza, arrivò proprio l'ultimo giorno.
Proprio quando aveva ormai rinunciato all'idea di rimanere lì si vide portare via il suo unico amico.
-Resterò a disposizione d'un maestro d'arte-
Mi rivelò la mattina della partenza.
-vedrai avrai anche tu la tua occasione. -
Louis non poté far altro che augurargli buona fortuna e andarsene. La sua mente era come svuotata e l'intero viaggio di ritorno fu come vissuto in trans, incosciente.
Entrare al porto di Ostia, con la nave vuota e qualche uomo in meno, fu quasi come essere stati svegliati bruscamente.
I rumori che prima erano offuscati alle sue orecchie tornarono tornanti e più forti di prima, improvvisamente senti di più ogni cosa, I ricordi ed i vissuti della sua città natale ripresero a premergli contro.
Col tempo, la notte tornò a fare incubi, a svegliarsi spaventato e sudato.
Temeva la vicinanza ed il tocco delle persone, il solo parlare gli causava fatica, ora che di nuovo era solo, anche più di prima.
Siccome pensare ad Ashton lo faceva star peggio, nei giorni peggiori cominciò a far cadere i pensieri sul piccolo principe gentile, idealizzandolo e così facendo, consolandosi.
Avrebbe di certo preso una brutta piega se, senza neppure che se ne accorgesse, due nuovi schiavi non gli si fossero accostati, quasi con prepotenza, esigendo una sua qualche forma di amicizia.
-E quindi? Non la trovi anche te una contraddizione? -
Il primo, rispondeva al nome di Niall, per i pochi che lo chiamavano ancora per nome.
Nato schiavo, veniva da un isola a nord dell'impero, da una città che avrebbe portato il nome di Londinium.
Nonostante la vita che si era trovato senza alcuna colpa, i suoi occhi azzurri erano sempre ben aperti e pieni di energia. Louis credeva fosse anche perché non aveva mai conosciuto nulla di diverso da ciò che viveva.
Aveva la pelle molto chiara che al sole s'arrossava facilmente ma non s'abbronzava  e dei capelli biondi ci che battevano le leggi gravidazionali sparandosi in ogni direzione.
-Nì, se fosse per te neanche il banchetto che abbiamo servito ieri sera, per intero, sarebbe bastato. -
Il secondo, rispondeva al nome di Zayn e fu rapito nelle campagne ad est, una volta che si allontanò troppo da casa.
Per gli schiavisti, fu come un dono dal cielo e lui non rivide più la sua famiglia.a differenza dal primo aveva una pelle olivastra, che si abbronzata velocemente, gli occhi grandi, ma tanto scuri che sembravano assorbire i favori della sera.
I capelli forse un po' troppo lunghi ormai, sistematicamente dovevano essere spostati dal volto, proprio come in quel momento.
-Louis, ci sei? -
-Scusate non stavo sentendo-
Riscosso dai suoi amici tornò a dargli importanza.
-Il cibo! Lou non si può lavorare bene se non si mangia bene! -
Si sfogò Niall.
-hahaha, Nì mi farai impazzire! -
Zayn aveva le lacrime agli occhi a si i chinò leggermente posando una mano sulla spalla del biondo.
-A me non dispiace, sono molto ricchi e fanno un sacco di banchetti, alla fine mangiamo spesso degli ottimi avanzi. -
I due si zittirono osservando Louis parlare con aria seria attento al lavoro.
Così Zayn gli si avvicinò alle spalle e con un sorriso serrato gli afferrò i fianchi.
-Ma cos... -
Non riuscí a dire altro, Louis, poiché Zayn iniziò a fargli solletico senza lasciargli via d'uscita ed in una manciata di secondi il primo stava ridendo sguaiatamente, lasciando scendere le lacrime e non riuscendo ad accumulare l2 energie necessarie per riuscire a liberarsi.
-bas.. Hahahaha... Bastaaahaha-
Alla find lo lasciò, osservando crollare in terra, si spostò davanti a lui inchinandosi e guardandolo dritto negli occhi.
-Lo vedi? Sei molto più carino quando ridi-
Spiegò Zayn con un sorriso smagliante che fece imbarazzante Louis per via della vicinanza.
-Mah, forse hai ragione... In fondo siamo oggetti da far mangiare come animali, ci dice fin troppa fortuna qui-
Constatò Niall fermandosi un attimo ad osservare il cielo limpido.
-Aah, ma ti ci metti anche tu adesso? -
Zayn si mosse a scomporgli i capelli per poi fargli appoggiare affettuosamente la testa al suo petto baciandogli la sommità occupata dai capelli arruffati.
Niall di conseguenza strinse le braccia alla vita del moro sospirando quasi rassicurato da quel contatto.
-Facciamo così, dopo il pranzo dobbiamo andare al circo per quelle staffe che cercava la padrona e quando staremo lì, userò i miei risparmi per prenderti qualcosa di davvero colosso! -
-Coosa?! Ma rischi di perdere i risparmi di almeno due mesi! -
Sgranò gli occhi Niall, sparandosi dal moro e dandogli un leggero colpetto di rimprovero sul petto.
-Oh andiamo, a che dovrebbe servirmi? -
Niall ci pensò un attimo ma non trovando modo di rispondere fini con cedere dando un cenno d'assenzo.
Louis era davvero grato a quei due, stando insieme si riusciva a scacciare ogni pensiero.
Passò l'ora del pasto, aiutarono a pulire con gli schiavi della cucina ed infine rimediarono qualcosa da mettere tra i denti.
Così facendo, di fretta e furia, si rimisero in strada in direzione del circo con una strana euforia che aveva colto tutti e tre.
Si misero a saltare sui muretti ed a scherzare, forse il clima primaverile, forse per via della carne rimediata a pranzo, una strana felicità aleggiava e legava i tre.
Arrivati ai porticati del circo, decisamente più vivibili nei giorni in cui non vi erano corse, contratta a o con dei mercanti, recapitarono messaggi per il padrone ed infine Zayn prese Niall portandolo in una buona tabernae, facendogli servire formaggio, olive e perfino del pesce sotto sale.
Per non dare nell'occhio, prese tutto a portar via, come fosse per il padrone e si nascosero tra gli alberi avvicinandosi alla loro Domus.
Per Louis, stare insieme agli altri due era bello, divertente, ma allo stesso tempo strano.
C'era una strana confidenza fra i due, una confidenza intima che solo loro due avrebbero potuto comprendere ed allo stesso tempo provava come disagio, come se non fosse al suo giusto posto, come se avesse potuto rovinarlo stando lì solo vicino.
E poi c'era il suo più grande problema, gli anni di solitudine passati ad idealizzare Harry.
All'inizio non pronunciava il suo nome neanche mentalmente, ma col tempo, iniziò a pensare a lui con affetto, si chiedeva cosa stesse facendo, come fosse cresciuto, che professione sarebbe finito a fare.
Amava distrarsi così, ma si rendeva conto da solo che doveva dare più importanza a quello che lo circondava.
Quella stessa sera, ad esempio, come era già successo altre volte, Niall rientrò nella struttura per dormire molto più tardi di chiunque altri, di soppiatto, barcollante si inginocchiò al fianco di Zayn, che chiaramente l'aveva aspettato sveglio, lo strinse tra le braccia e lo lasciò piangere.
Pianse per molto senza che si dissero nulla, fino a sdraiarsi insieme e prendere sonno.
Anche Louis era sveglio quella sera, come lo era anche le altre volte, ma non l'ha mai detto. Rimase sempre in silenzio, volto dalla parte opposta, stringendo i pugni ed incapace di fare qualsiasi cosa.
I giorni si ripetevano in maniera nauseante:ci si alzava troppo presto, si sistema vano gli animali,  si facevano commissioni, pulizie, banchetti, altre pulizie, si andava a letto troppo tardi.
Anche quella strana brezza primaverile che sembrava rallegrare i tre sembrava essersi dissolta, tutto sembrava sempre più cupo.
Erano consapevoli che tutto sarebbe potuto cambiare quando meno uno se lo fosse aspettato. Succedeva quando morì a qualcuno, era così quando qualcun'altro veniva ucciso dalle percosse, era così quando venivano liberati e quando il padrone tornava dai fori con qualche nuovo giovane.
Sarebbe stato così anche dopo quel pomeriggio. Il padrone radunò tutti gli schiavi.
-Tutti coloro che hanno tra i 16 ed i 18 anni facciano un passo avanti-
Louis, che li aveva compiuti da poco, a differenza degli altri due che ne avevano Zayn 15 e Niall non lo sapeva, fece un passo avanti con altri sei.
-tutti coloro che non conoscono la propria età di avvicinino-
Niall con altri quattro si avvicinarono, prese due di loro e li mise nel gruppo di Louis, mentre Niall e gli altri tornarono con l'altro gruppo,
-Voi otto, domani all'alba partirete per la Grecia con mio cugino. -
Non diete altre spiegazioni e si ritirò nel suo studio.
Qualcosa in lui gli suggeriva che era una cosa buona, un nuovo padrone, una nuova casa, un nuovo paese, stavolta per sempre.
Speranza, suppose fosse quella a guidarla, nonostante in lui ormai era difficile riconoscere o provare vere e proprie emozioni.
Louis non si sarebbe mai immaginato che un giorno sarebbe stato addirittura grato a quell'uomo rude, eppure successe.
Quella fatidica mattina riprese il mare, mai così felice di rischiare quella traversata piena di pericoli, si gettò nelle mani del destino con un fiducioso 'arrivederci' a quei due ragazzi che tanto l'avevano aiutato in quegli ultimi anni a Roma.

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