2. traditore

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«Porco Dio, smettila di starmi attaccata al culo»

«Jeongguk non ti permette di sparare bestemmie davanti a tua madre»

«Vaffanculo» rispose il figlio, ormai scocciato di vivere ancora con i suoi genitori, «porca madonna» aggiunse poi, come ripicca alla madre; il corvino era davvero un giovane ribelle ma, se solo avesse mostrato il cuore come mostrava quella maschera dura, si sarebbe constatato quanto la sua vera personalità fosse fragile e vulnerabile.

Sbatté la porta di casa e indossò il giubbotto di pelle, prese dalla tasca posteriore dei jeans un pacchetto di Marlboro, tirandone fuori una da esso; la accese, portandola alle labbra, e inspirò frettolosamente, quasi come se la soluzione a tutti i problemi si trovasse dentro una misera sigaretta.

Continuò a camminare finché, senza rendersene conto, si trovò davanti alla palazzina dove viveva Taehyung, nonché suo migliore amico.

Il minore buttò la Marlboro per terra, pestandola poi con il piede, e si decise a suonare al citofono del più grande.

Attese qualche secondo ma nessuno rispose.

Provò di nuovo.
Ancora niente.

Magari era con Hoseok e Jimin, probabilmente si.
Jungkook annuì, come a confermare i suoi pensieri infondati, e tornò sui suoi passi dirigendosi al parco pubblico.

Trovato un albero appartato e silenzioso, si sedette ai piedi di esso e accese una seconda sigaretta.

Fù in quel momento che vide Taehyung con Yoongi, un vecchio amico del corvino;
si tenevano per mano, ed il minore fra i due continuava a tirare occhiatine dolci al menta.

La rabbia dentro Jungkook crebbe quando i due, seduti su una panchina, avvicinarono i loro visi come ipnotizzati l'uno dall'altro.

Il ragazzo non si spiegava l'ira che scorreva veloce nelle sue vene, ma sapeva di non voler vedere insieme Taehyung e Yoongi.
Anzi, non voleva vedere Taehyung con nessuno: era suo, solo suo;
i succhiotti sul collo del biondo lo dimostravano.

Appena le loro labbra si toccarono Jungkook esplose; Yoongi stava rovinando il quadro che il corvino aveva dipinto con cura ed, a quest'ultimo, non andava chiaramente giù.

Si alzò e si incamminò velocemente; ma non dai due, no.
Se ne tornò velocemente sui suoi passi: non voleva avere altri problemi, odiava il carcere e, avendo picchiato fino allo sfinimento molta gente, ci era finito un paio di volte.
Non voleva neanche sporcarsi le nocche del sangue di quel menta, avrebbe rovinato ancora di più la sua opera d'arte; era Taehyung che gli aveva disubbedito, avrebbe punito lui.

Oh, sì che l'avrebbe fatto.
Il biondo non si sarebbe dovuto neanche azzardare ad infrangere una delle loro regole più importanti.
"Mai avere rapporti con la gente senza il consenso dell'altro" si ripeteva in mente il minore.

Il più grande sapeva com'era fatto Jungkook e cosa succedeva quando lo mandava fuori di testa; ma era perfino certo che dove c'è pericolo cresce anche ciò che salva.

Il corvino non voleva tornare a casa, dato il precendente litigio con la madre, quindi si fermò nel primo bar aperto che trovò ed ordinò del caffè.

La sua mente era completamente rapita dall'immagine, che man mano sfuocava, del bacio tra il maggiore e Yoongi.

Si mise le mani tra i capelli, tirandoli indietro, e sospirò rumorosamente.
Era fottutamente geloso.

Certo, alla fine non stavano insieme.
Taehyung poteva fare quel che voleva, ma Jungkook dava di matto per tutto; qualcuno avrebbe potuto chiamarlo pazzo, squilibrato, folle, psicopatico ma era semplicemente troppo innamorato e altrettanto terrorizzato di ammetterlo.

Alla fine, prese il suo cellulare tra le mani e si decise a scrivere un messaggio a Taehyung.

Da: JungCock
A: BabyTae
Appena sei libero vieni a casa mia.

friends with benefits;𝐤𝐨𝐨𝐤𝐭𝐚𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora