Altri tre giorni erano trascorsi dalla scomparsa di Bea e sembrava che la ragazza si fosse volatilizzata nel nulla tanto era impossibile agli inquirenti trovare alcuna informazione utile su come fossero andate le cose. L'ipotesi più probabile al momento era che la ragazza si fosse volontariamente allontanata di casa, ma Imma aveva la fortissima sensazione che la situazione era più complicata di così.
Aveva passato gli ultimi giorni trincerata in ufficio, cercando di gestire il suo carico di lavoro ordinario e quel nuovo caso, anche se di caso poi non è che si potesse parlare effettivamente. L'altra ragione per cui entrava in Procura alle 7:30 per uscirne a tarda sera era che al momento non era desiderosa di avere contatti prolungati né con sua figlia che dalla sparizione di Bea era diventata sfuggente ed aggressiva, né con suo marito, nei cui confronti era decisamente indignata e sbalordita per il modo passivo ed eccessivamente permissivo con cui stava gestendo la rivolta adolescenziale della loro figlia. Se fosse stato per lui, Valentina le avrebbe avute tutte vinte; lui le avrebbe permesso di uscire e tornare quando le pareva, anche se il giorno dopo doveva andare a scuola, ogni cosa che desiderava gliela comprava senza battere ciglio. Lasciata totalmente nelle mani di Pietro la loro figlia sarebbe diventata una di quelle ragazzine viziate che non hanno idea di che cosa significhi guadagnarsi qualcosa nella vita e che, alla fine, si ritrovano in qualche guaio, come aveva ormai constatato dopo anni di carriera in magistratura.
Imma aveva tutt'altre idee sull'educazione da impartire ad una ragazza: lei si era praticamente cresciuta da sola, con un padre morto quando era ancora piccola e una madre che faceva i salti mortali per darle una prospettiva di vita migliore. Aveva sacrificato moltissimo per arrivare ad avere la carriera che oggi vantava, e non doveva ringraziare nessuno se non se stessa e la sua ostinazione nel voler a tutti i costi riscattarsi dalla povertà e dall'ignoranza da cui proveniva. Di tutto ciò, si rese conto, Pietro non aveva la minima consapevolezza: lui era vissuto nelle comodità una vita intera, non aveva dovuto fare alcuno sforzo per conquistarsi un posto in questo mondo, anzi, si era accontentato del primo lavoro disponibile a Matera, non aspirando a null'altro se non alla tranquillità della vita di provincia. Non avrebbe dovuto stupirla quindi che con Valentina era così accondiscendente, e non avrebbe dovuto sorprenderla nemmeno il fatto che la loro figlia preferisse il padre, gentile e affettuoso, a lei, spesso brusca ed estremamente realista, ai limiti del cinismo.
Si accorse di aver riletto per due volte la stessa pagina e non se ne era neppure resa conto. Chiuse di botto il fascicolo, non aveva la testa per occuparsi di una denuncia per furto di quattro polli fatta da un contadino della zona. Fece giusto in tempo ad alzarsi che la porta dell'ufficio si aprì e Diana comparve sulla soglia. Aveva l'aria dimessa, un po' sbattuta e Imma sperò che non riattaccasse un'altra volta con la storia del marito, di Cleo, del divorzio.
«Imma, Vitali vuole vederti nel suo ufficio, non mi ha detto perché».
«E lo so io il perché Diana!», replicò col tono di una sull'orlo di una bella incazzatura.
Si avviò a passo di carica verso l'ufficio del Procuratore Capo, pronta per la battaglia che immaginava sarebbe arrivata di li a poco. Era logico che Vitali la chiamasse per il caso di Bea: non avevano nulla in mano ma lei si ostinava comunque a sprecare tempo e risorse per lavorarci, e quelli giudiziari ancor di più, non importava che fosse la figlia del notaio più importante di Matera, quando si trattava di rientrare nelle logiche dell'austerità a cui erano ridotti gli uffici pubblici, Vitali non avrebbe fatto eccezioni nemmeno per Mattarella in persona. Non che Imma badasse all'importanza delle persone che si trovavano a transitare per il suo ufficio, vittime o imputati che fossero: per lei ogni caso era lo stesso e meritava di essere portato avanti con la stessa dedizione.
«Ah, Dottoressa Tataranni, si accomodi prego», l'accolse vitali con quel tono cortese, ai limiti dell'affettato.
«Di che mi voleva parlare».
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Non chiedermi come sto
FanficSono passati pochi mesi dalla Festa della Bruna e dal loro attimo di follia; da quel momento avevano cercato di evitarsi il più possibile, entrambi spaventati dalla forza delle loro emozioni. Ma quando due persone sono fatte per stare insieme, non p...