2. I Diari di Aristotele

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Intanto Anna stava sorseggiando un tè caldo in compagnia di Elizabeth mentre Wiliam sistemava alcune cose in un'altra stanza della nuvola viaggiatrice.

Era passato ormai qualche mese dalle vicende che avevano avuto protagonisti Malasorte e Aristotele, ma il ricordo nel cuore della ragazza era ancora molto vivido e pulsante.

D'altronde non la si poteva biasimare.

Molte cose erano state messe in gioco in quegli eventi, cose che comunque le avevano, nel bene e nel male, rivoluzionato la vita.

"Allora Anna, ti sei rimessa a studiare?"

La ragazza in quel poco tempo passato era ancor più cresciuta.

Le sue forme di donna si facevano sempre più evidenti e il suo viso sembrava esprimere questa nuova consapevolezza del proprio corpo e della propria interiorità.

Gli eventi l'avevano in parte segnata, ma il suo sguardo aveva ritrovato vivacità, determinazione e luminosità.

"Si, ho ripreso in mano i volumi che non taccavo da qualche tempo.

I primi tempi mi ha stupito il numero delle camere di questa nuvola.

Ho trovato una stanza sgombra e mi sono esercitata nel Pensiero pratico."

Elizabeth sapeva che la ragazza si era allenata in questo tempo.

Si ricordava che qualche giorno diceva di voler andare a letto presto, ma in realtà sapeva perfettamente che qualcosa bolliva in pentola.

Effettivamente aveva preparato per lei una sorta di piccola palestra, una stanza vuota dalle pareti resistenti che la ragazza potesse usare per tenersi in allenamento.

Nè lei, nè William avevano fatto però pressione su questo.

Erano ancora caldi gli eventi e le ferite che si agitavano nel cuore della ragazza e nessuno dei due voleva metterla sotto sforzo per paura che questo esercizio potesse smuovere i ricordi della perdita del suo tutore.

Elizabeth era comunque contente che Anna nel frattempo si era data da fare.

"Molto bene.

Dai, Anna vai da William che è pronta la tua lezione di pensiero di cura.

È nell'altra stanza."

"D'accordo, vado.

Ci vediamo dopo Elizabeth."

"Ah, Anna..." la pecora non sapeva se dargli un pacchetto che aveva preparato per lei.

"...Si?" domandò la ragazza.

"Guarda, non so se i tempi sono ancora maturi, ma cìè qualcosa che ho trovato per te. È di Aristotele."

A sentire quel nome il volto della ragazza di intristì.

Non sapeva che cosa potesse far riferimento Elizabeth e allora aspettò in un breve silenzio quel lascito, poi domandò "... di che cosa si tratta?"

La pecora non sapeva da che parte cominciare.

In seguito trovò la forza per parlare.

"Aristotele teneva un diario.

Lo ha iniziato tanto tempo fa e lo ha scritto fino alle vicende più recenti.

Non sapeva se dartelo o meno, dato che eri ancora un po' scossa nelle ultime settimane. Io mi sono permesso di leggere solo l'ultima parte che riguardava i giorni del duello, anche solo che intenzioni avesse perima di quello scontro con Malasorte, se si rendesse conto della situazione.

Non ti dirò che cosa ho letto. Non mi sembrerebbe giusto.

Io sono arrivata ad alcune conclusioni, ma forse tu ne troverai delle altre.

I segreti più profondi sua psiche non li ho toccati, non ho letto il suo passato.

Quelli li affido a te perchè sei la persona che forse li comprenderà meglio.

Forse ti aiuteranno anche. Ecco, tieni" concluse l'amministratrice.

C'era un pacchetto confezionato in carta velina e legato con uno spago.

La pecora lo porse ad Anna.

La mano timida della ragazza stentava a muoversi, come se stesse per toccare un pezzo di ghiaccio. Poi si convinse.

Lo prese e lo tenne stretto tra le braccia.

Si alzò.

"Ora devo andare, c'è William che mi aspetta.

Lo leggerò."

Elizabeth non sapeva se aveva fatto bene a far vibrare corde tanto delicate.

Allora rispose: "Va bene, Anna.

Prenditi tutto il tempo che ti serve.

Buona lezione!"

Preview: La Fenice NeraWhere stories live. Discover now