Lacrime Lontane

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Da quel giorno, l'argomento rimase un tabù. Nessuno quando scendevo, anche solo per un bicchiere d'acqua, mi rivolgeva la parola.
E mi andava bene così.
Perché io uscivo dalla finestra e lo andavo a trovare.
Ero innamorato? Troppo.
Neanche mio padre poteva impedirmelo, nessuno.
Izuku capì e non me ne fece una colpa se non potevo uscire.
Mi sembrava di fargli così male, però.
L'ultima cosa che volevo è che si sentisse male.
Guardo la finestra.
C'è un bel sole.
Izuku sta sorridendo? Forse mi aspetta.
Mi ha aspettato così tanto tempo, e mi sembra così ingiusto.
Non mi aspetterà per sempre.
Forse devo muovermi.
Ma ci sarà davvero là? Starà davvero sorridendo alla finestra come lo sto facendo io?
Quella luce, alta nel cielo, è così irraggiungibile. Così distante. Come Izuku, come la nostra relazione diventò. Impossibile, distante, irraggiungibile.
Ma nessuno dei due poteva lasciare perdere.

Suonai il campanello e un cespuglietto con una gran brutta cera mi spalancò la porta con un sorriso forzato.
-Va tutto bene?
Chiesi dandogli un bacio in fronte.
-Oh sì, sì... Le ore piccole, sai.
Aveva gli occhi rossi e le guance bagnate.
-Izuku, hai pianto. Cosa non va?
-Niente, niente.
Mormorò. Aveva la voce rotta e tirava su col naso.
Non resisteva più. Si aggrappò al mio collo e cominciò a singhiozzare. Sentivo il suo respiro affannato e il bagnato sulla mia spalla.
-Mia madre si è trasferita del tutto là. Ha trovato un buon posto di lavoro.
È lontanissimo, Shoto. È lontanissimo.
Lo strinsi forte.
-Appena avrò ventuno anni andrò da lei.
Io mi staccai dall'abbraccio e sgranai gli occhi.
-È perché non me ne voglio andare che piango. Insomma, questo posto mi fa schifo, tutti mi prendono in giro. Fino a qualche tempo fa, se avessi avuto la possibilità di andarmene sarei andato. Poi sei arrivato tu, e io non voglio davvero partire.
Lo abbracciai di nuovo.
-Ci devo andare per forza.
Sospirai, e anche a me una lacrima rigò lentamente il viso.
Avevamo ancora sette anni.
Erano pochi. Troppo pochi, non ci bastavano.
Sarebbero passati troppo in fretta.
Ma un giorno, mentre tentavo di scrivere qualcosa, mi arrivò un suo messaggio.
"Vieni subito da me. È importante"
Era scritto con più di una lettera sgarrata, ed era più un: "Vkeni subiro da me. È importante"
Il che era strano, perché Midoriya non sbagliava mai queste cose, o se ne accorgeva rileggendo il messaggio.
Nessuna correzione, era già offline.
Non ci vedeva bene?
No, la sua vista era offuscata.
Dalle lacrime, scoprii, quando arrivai a casa sua.
Suonai e sentii un botto provenire da dentro. A seguire delle imprecazioni.
Mi aprì subito dopo.
Era in condizioni orribili: La maglia stropicciatissima, la zip dei pantaloni  aperta con bottone allacciato, due occhiaie incredibili, occhi rossissimi e lacrime che ancora scendevano.
- Mia madre mi ha ordinato di partire tra una settimana.
Lo disse così.
Con voce rotta.
Fuori dalla porta, avvolti dal freddo indescrivibile.
-E definitivamente. Vivrò là.
Sentii il mondo cadermi a dosso.
Non mi resi conto di stare piangendo.
Un pianto inspiegabilmente triste.
Sentivo il mio cuore scoppiare.
Come se mi avessero accoltellato al petto, un dolore simile.

Angolo ritardi
Eh niente, questa più che una storia tododeku è una storia dove sfogo i miei casso di pensieri che manco vorrei formulare da lontano. Uff.
Comunque, notte, credo.
-Jade

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 04, 2020 ⏰

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