Dorian

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È qualcosa che fugge alla mia mente, è una forza primordiale radicata nel corpo. Assaporo il momento, guardo da lontano quella figura ancora ignara di cosa stia per accadere. Nulla potrà fermarmi, non ora, non qui. 

Senza l'attesa non esisterebbe nulla, nessun momento, niente per cui valga la pena vivere. È una fase contemplativa in cui l'oggetto della contemplazione diviene ciò che più desideriamo e adesso, in questo lasso di tempo, è come se già sentissi il sapore del sangue.
Mi avvicino lentamente.
I miei passi non emettono alcun suono, il terreno sotto di me non esiste, proprio come il corpo che ogni giorno devo trascinare. La brama è l'unica cosa reale, e non è visibile, né inutilmente appesantita. È come un'ombra.
Il potere aumenta. Arrivo alle spalle della preda. La sfioro affinché possa avere il tempo di spaventarsi. Non le lascio però il tempo di gridare.
Dalla sua gola sgorga ciò che ha reso tanto intensa la mia attesa, e quasi contemporaneamente un sentimento di vuoto fa la sua comparsa. Cos'è che manca?

Mi sveglio con il corpo ricoperto di sudore. Le 03:10. La prima sensazione è di non essere solo, ma questo ormai non mi spaventa. I sogni invece, da qualche tempo sono più vividi e ciò che provo sembra sempre più reale.
Un tempo non era così. Quando mi addormentavo, nella maggior parte dei casi, le immagini che vedevo riguardavano altre persone, tutte intente a commettere omicidi o violenze varie. La morte giocava un ruolo fondamentale ed io ne ero incredibilmente affascinato. C'è qualcosa nella violenza che spinge gli esseri umani a continuare a guardare, di fronte ad un video in cui qualcuno viene ucciso, mutilato o quant'altro, sono pochi coloro che distolgono lo sguardo e se lo fanno non è di certo per mancanza di interesse. Ma io non mi limito a questo, cerco la morte anche in cose che non potrebbero morire e ciò che temo realmente è che i miei desideri stiano diventando troppo potenti per essere contenuti. Da qui, credo, provenga il cambiamento dell'attività onirica.
Più gli anni passano, più mi sento forte, potenzialmente spietato e, cosa molto più importante, desideroso di prendere da qualcuno ciò che di più prezioso ha: la sua vita.
Non ricordo quando tutto ebbe inizio, ma non ho mai creduto si trattasse di desideri nati dopo la morte dei genitori. Piuttosto credo sia un volere profondamente incarnato, quasi fossi nato con un unico scopo. Il mio tormento proviene dal fatto che se non potrò mai soddisfare una simile esigenza, proverò mai una vera forma di appagamento? Scrivo pagine su pagine di fantasie, dopodiché le brucio perché una parte di me ne ha timore. Nulla, per quanto possa tenermi impegnato, mi ha mai permesso di andare a dormire senza fantasticare su quanto dev'essere inebriante prevalere totalmente su qualcuno. Questo potrebbe far pensare che non mi importi della gente, ma non è così, è l'esatto opposto. Io vivo di gente.
Allora mi convinco che si tratti di qualcosa di molto più profondo, una natura dalla quale non si può in alcun modo fuggire. La mente, i sentimenti e gli interessi vari c'entrano ben poco.
La casa in cui mi trovo adesso mi è stata lasciata dai miei veri genitori. La sua posizione, in un paesino dell'entroterra sardo, mi ha sempre portato a considerarla come un luogo in cui è possibile ritrovare se stessi. In passato, durante gli anni di studio all'Università, riuscivo a venirci per non più di un mese in estate. Adesso ho intenzione di passare qui un anno e, forse, di invitare anche Lucia e Claudio, credo sia il minimo dato che tutto ciò che mi appartiene a livello materiale mi è stato dato da loro. Gli voglio bene, e mi dispiace che credano il contrario.
Cos'è che manca?
L'interrogativo alla fine del sogno ha già una risposta. Quel che manca è la realtà. Io voglio provare quelle sensazioni sulla mia pelle. 

Quando l'amore taceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora