Capitolo 2

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È bello di una bellezza impressionante.

Spaventosa.

Disarmante.

Mozzafiato.

E si aspetta che io dica qualcosa.

Ho momentaneamente perso l'uso della parola.

Questa improvvisa consapevolezza mi fa arrossire e mi dà la spinta di cui ho bisogno.

"Scusa se ti disturbo, vai alla Wilson High?"

"Sì." - mi risponde scrutandomi con aria divertita.

Che cosa imbarazzante.

"Bhe, vedi, mi stavo chiedendo se per caso ti dispiacerebbe darmi un passaggio sotto l'ombrello? Per favore?"

Sì, si sta decisamente divertendo.

"Non vedo perché no." - mi risponde con un sorriso ironico.

Sa che sono a disagio. Glielo leggo negli occhi.

"Grazie mille. Comunque piacere, io sono London."

"Il piacere è tutto mio." - replica incrociando volontariamente il mio sguardo.

Così non si può continuare.

Vuole il gioco? Che gioco sia.

"Se non sbaglio non mi hai ancora detto il tuo nome..."

"Infatti" - replica.

"E...?"

"E cosa?"

Mi scruta di traverso.

"E il tuo nome è...? - continuo vagamente infastidita.

"Per ora mi avvarrò della facoltà di non rispondere."

Come? Ho sentito bene?

Sono completamente sotto shock.

"Un punto per te." - gli rispondo incredula.

"Lo credo bene."

Ma. Che. Sfacciato.

"Allora, cosa porta una ragazza tanto graziosa ad aggirarsi per questa pseudocittà di prima mattina, sfidando la tempesta, senza ombrello né giacca?" - continua.

"Potrei chiederti la stessa cosa." - rispondo.

Dove vuole andare a parare?

Ci sta per caso provando?

"Potresti, se io non avessi con me ombrello e giacca." - replica - "A questo proposito, reggi un'attimo" - mi mette in mano il suo ombrello e inizia a sfilarsi la giacca.

Cos'ha in mente?

"Prendila, sei del tutto fradicia, rischi di ammalarti." - dice porgendomi l'indumento.

Ora sono ufficialmente basita.

Nessuno - e dico nessuno - aveva mai fatto una cosa simile con me. Mai.

"Ti ringrazio."

"Non c'è di che, siamo quasi arrivati."

In effetti ha ragione, ormai già si intravedono gli imponenti cancelli del nostro istituto. Ora ha smesso di piovere.

All'improvviso vengo colpita da un'angoscia irrazionale.

Realizzo con stupore che non voglio separarmi da lui.

Non ho mai provato una sensazione simile prima. Alla sola idea di non rivederlo più sento uno spiacevole senso di vuoto all'altezza dello stomaco.

"Ci siamo." - mi dice una volta giunti al cancello.

"Ti devo ridare la giacca." - replico io iniziando a sfilarmela.

"No, tienila, hai già preso abbastanza freddo per oggi." - risponde rivolgendomi un sorriso premuroso.

"Va bene. Grazie ancora. Di tutto."

Non andartene. Resta con me.

"Grazie a te." - mi risponde iniziando ad allontanarsi.

Mi volto e inizio a camminare.

Respira London, respira.

Neanche il tempo di fare qualche passo che mi sento richiamare:

"Ah, London, comunque è Xavier."

"Cosa?" - gli urlo di rimando.

"Xavier, il mio nome è Xavier."

E senza nemmeno accorgemene sto sorridendo, mentre un insolito calore si diffonde all'altezza del mio cuore.




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Spazio Autrice:

Sera fanciulle.

Ho visto le visualizzazioni e vi ringrazio MOLTISSIMO di aver dato uno sguardo alla mia storia.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, è la prima volta che pubblico qualcosa di mio.

Dai gente, suvvia, fatevi sentire!!!

Niente, tutto qui...

Cercherò di aggiornare il più presto possibile.

Buona serata.

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