Non è come bocca di rosa

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Aziraphale per un attimo non riconobbe affatto il ragazzo che era appena entrato nello studio. Solo a una seconda occhiata vide che era Crowley, vestito con una lucida giacca nera e un paio di occhiali da sole.

"Buongiorno - disse educatamente il biondo, sorridendogli - Come va?"

"Beh, diciamo che va." Crowley sorrise, mise le mani in tasca e si guardò attorno "Non l'avevo notato, ma è proprio carino qui. I disegni sul muro sono tuoi?"

Indicò una parete, sulla quale erano incorniciati tre design di tre diversi tatuaggi "Oh, sì. Ne vado abbastanza orgoglioso, in realtà."

Crowley si avvicinò a uno di essi, una complessa composizione floreale dai colori tenui e morbidi, abbassando le lenti scure per guardarlo meglio.

"Sei bravo." disse, non tanto con aria ammirata, piuttosto come se stesse affermando un fatto preciso e oggettivo. La terra è tonda. Questa è Londra. Sei bravo.

"Ti piacciono?"

Crowley rimase zitto per un attimo, il viso puntato sul disegno. Solo dopo qualche secondo si voltò e disse "Voglio che tu mi faccia un tatuaggio."

"Beh sono qui per questo. Siediti pure, però ho un cliente tra circa un'ora."

Il rosso prese la sedia che stava davanti alla scrivania di Aziraphale e si sedette, accavallando le gambe. Anche vestito così non perdeva un briciolo del suo fascino. I vestiti risaltavano perfettamente la sua silhouette e il suo viso, anche senza trucco, era una gioiosa armonia di spigoli con i quali la luce sembrava voler giocare almeno quanto con i suoi capelli.

Rendendosi conto dei pensieri che stava facendo, Aziraphale contò rapidamente il tempo che era passato dall'ultima volta in cui era stato a letto con qualcuno. Semplicemente troppo. Di solito non faceva certi pensieri sui ragazzi che normalmente si trovava davanti.

E poi, la situazione ambigua di qualche giorno prima, che gli si affacciava alla mente più spesso del normale, certo non aiutava.

"Allora, a che tipo di tatuaggio pensavi? Vuoi usare un design che hai già visto da qualche parte o...?"

"Voglio un serpente - disse subito Crowley con una certa sicurezza - Tipo, una silhouette nera, semplice, di fianco all'orecchio"

Si indicò il punto preciso in cui sembrava volere il tatuaggio, misurando tra il pollice e l'indice quattro o cinque centimetri.

"In quel punto farà parecchio male, lo sai vero?" disse Aziraphale, mentre qualche idea iniziava a frullargli per la testa.

In tutta risposta Crowley alzò le spalle con indifferenza.

"Allora se ti va bene puoi passare tra tre giorni, dovrei avere un paio di design da  proporti e vediamo se ce n'è uno che ti piace."

"Bene allora. Ah, una cosa sola. Ci ho pensato dopo quello che ci siamo detti e non sono d'accordo. Per me portarti a letto sarebbe lo stesso che vendendoti qualsiasi altra cosa."

Aziraphale, che tutto si aspettava meno che quel discorso, tossicchiò per ben più di un paio di volte e pronunciò un "eh?" abbastanza confuso. Poi si riprese e lo guardò nelle lenti scure degli occhiali "Beh, immagino che noi due abbiamo semplicemente due visioni diverse."

"Però sono io quello che lo fa, io so com'è. Forse ho più esperienza di te sull'argomento."

Aziraphale iniziava a capire chi fosse Crowley, o almeno poteva avanzare un paio di ipotesi. Era un ragazzo intelligente, lo si vedeva chiaramente dal suo sguardo vivo, ma, cosa più importante, soprattutto  non gli piaceva farsi dire cosa fare o come sentirsi, non tanto per orgoglio quanto per la vera e propria convinzione di essere totalmente e assolutamente corretto con sé stesso. 

"Nessuno ti vieta nulla. Se ti fa stare bene continua, se vuoi farlo, continua."

"Che idiozia. Non mi fa stare bene per niente. Non è un lavoro divertente."

"Scusa, non volevo offenderti-" Aziraphale si sentiva abbastanza confuso.

"Non è che io mi alzi tutti i giorni contentissimo all'idea di farmi quattro o cinque uomini, magari sposati, magari con figli, magari vecchi o a cui piace fare cose umilianti o strane. C'è una veccia canzone italiana che dice qualcosa tipo C'è chi l'amore lo fa per noia chi se lo sceglie per professione, bocca di rosa né l'uno né l'altro lei lo faceva per passione. Ecco, io lo faccio per professione e di certo né per noia né per passione, anche se chiamarlo amore è abbastanza esagerato quando un uomo ti viene incontro e come prima cosa ti chiede se ti va di farti legare i polsi. Io te l'ho detto, è come lavorare al McDonald. Non credo che chi lavori lì abbia voglia di passare tutta la vita a friggere patatine."

Crowley incrociò le braccia, la bocca leggermente tesa. Aziraphale lo guardò senza sapere con precisione che cosa dirgli. Anzi, era abbastanza convinto di aver perso del tutto la facoltà della parola dopo quel breve discorso. 

Alla fine riuscì a mormorare un "E quindi tu cosa vorresti essere?"

Al che Crowley sospirò e si risistemò con un gesto nervoso il ciuffo rosso. Sembrò pensarci un attimo prima di parlare "Studio all'università, vorrei diventare astrofisico. Vedi, ecco, mi ago tutto da solo. Quello del Night club è il lavoro ufficiale e legale, mi basterebbe se volessi fare quello per tutta la vita. Ma per pagarmi anche gli studi..."

"Astrofisico?" Aziraphale fischiò "E' impegnativo."

"Sono un bravo studente e studio molto. So di non avere proprio l'aspetto da astrofisico, però poco importa. E poi faccio altre cose."

"Mh-mh."

"Sono il pianoforte - il ragazzo contò sulle dita - faccio giardinaggio e studio italiano. Ecco, se vogliamo essere amici, vorrei che lo sapessi. Faccio altre cose oltre al mio lavoro."

"Oh no no no. Non ti avrei mai visto solo, ehm, sì..."

"Solo come una puttana, puoi dirlo. Il termine gigolò non lo usa più nessuno." Crowley sorrise, puntò i gomiti sul tavolo e puntò il viso verso quello dell'altro, in una nota di simpatia. Aziraphale pregò che l'altro non notasse come il suo sguardo continuasse inevitabilmente a cadere sulle sue labbra.

"Sì, sì, come hai detto tu."

"E tu? Tu vuoi fare per sempre il tatuatore, Mister pudico che non dice parolacce? Mai visto un tatuatore così."

"Precisamente, Crowley. Lo volevo fare sin da ragazzo, in realtà. Sono felice di essere qui."

Crowley diede un'occhiata al proprio orologio e sbuffò "Mi stai simpatico - ancora una volta, non tanto un complimento quanto una secca affermazione - Io devo andare, devo cenare con un amico. Ma dovremmo vederci, almeno un po'. Sei interessante, e trovare qualcuno che non voglia mettermi le mani addosso è una gran bella cosa. Ci vediamo, Aziraphale, angioletto caro."

"Angioletto?" chiese il biondo con aria divertita.

"Sei la persona più santa con cui io abbia parlato negli ultimi tre anni, sappilo."

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